Parte seconda

Il sogno

Lezione 5. Difficoltà e primi approcci

1

Signore e signori, un giorno si scoprì che i sintomi patologici di certi pazienti nervosi hanno un senso.(Da Josef Breuer negli anni 1880-82. Si vedano le lezioni che ho tenuto in America nel 1909.)  Su ciò fu fondato il procedimento di cura psicoanalitica. Nel corso di tale trattamento accadeva che i malati, al posto dei loro sintomi, producessero anche sogni. Così nacque il sospetto che anche questi sogni avessero un senso.

Tuttavia noi non percorreremo questa strada storica, prenderemo invece la direzione opposta. Vogliamo dimostrare il senso dei sogni come preparazione allo studio delle nevrosi. Tale inversione è giustificata poiché non solo lo studio del sogno è la migliore preparazione per quello della nevrosi, ma il sogno stesso è anche un sintomo nevrotico, e precisamente un sintomo che per noi ha il vantaggio inestimabile di presentarsi in tutte le persone sane. Anzi, se tutti gli uomini fossero sani e sognassero soltanto, potremmo ricavare dai loro sogni quasi tutte le concezioni a cui ci ha condotto lo studio delle nevrosi.

Così, dunque, il sogno diventa oggetto della ricerca psicoanalitica. Di nuovo, troviamo un fenomeno comune, poco apprezzato, apparentemente privo di valore pratico come gli atti mancati, con i quali il sogno ha in comune il fatto di verificarsi nelle persone sane. Ma, per il resto, le condizioni del nostro lavoro sono molto più sfavorevoli. Gli atti mancati erano stati solo trascurati dalla scienza, ci si era poco interessati ad essi, ma in fondo non era una vergogna occuparsene. Si diceva che esistono cose più importanti, ma che forse può trarsi anche da essi qualcosa. Occuparsi del sogno invece non è solo un'attività priva di valore pratico e superflua, ma è anche decisamente disonorante, attira su di sé l'odio rivolto a ciò che non è scientifico e desta il sospetto di una personale inclinazione al misticismo. Perché mai un medico deve avere a che fare con i sogni, se nella stessa neuropatologia e psichiatria vi sono tante cose più serie: tumori grandi quanto una mela e che comprimono l'organo della vita psichica, travasi di sangue, infiammazioni croniche, in cui le alterazioni dei tessuti possono essere dimostrate al microscopio! No, il sogno è troppo insignificante e non merita di essere oggetto di studio.

Inoltre il sogno è qualcosa la cui stessa natura contrasta con tutto ciò che una ricerca esatta richiede. Nell'indagine del sogno non si è neppure sicuri dell'oggetto. Un'idea delirante, ad esempio, si presenta in modo chiaro e ben definito. «Io sono l'imperatore della Cina», dice esplicitamente il malato. Ma il sogno? Il più delle volte non lo si può neppure raccontare. Quando qualcuno lo racconta ha la garanzia di raccontarlo precisamente o piuttosto nel racconto altera o vi aggiunge qualcosa, costretto dall'indeterminatezza del suo ricordo? La maggior parte dei sogni non possono essere ricordati affatto, vengono dimenticati ad eccezione di piccoli frammenti. E in base all'interpretazione di questo materiale si deve fondare una psicologia scientifica o un metodo di trattamento dei malati?

Una critica in qualche modo eccessiva può renderci sospettosi. Le obiezioni nei confronti del sogno come oggetto di ricerca vanno chiaramente troppo oltre. Abbiamo già avuto a che fare con la questione dell'irrilevanza riguardo agli atti mancati. Ci siamo detti che grandi cose possono anche manifestarsi in piccoli indizi. Per ciò che concerne l'indeterminatezza del sogno, essa è un carattere come un altro, non si può imporre alle cose un determinato carattere. Del resto esistono anche sogni chiari e distinti. Vi sono anche altri oggetti della ricerca psichiatrica che soffrono dello stesso carattere di indeterminatezza, ad esempio in molti casi le rappresentazioni ossessive di cui si sono occupati psichiatri rispettabili e stimati. Voglio ricordare l'ultimo caso che mi è capitato nella mia attività di medico. L'ammalato mi si è presentato con le parole: «Ho una certa sensazione, come se avessi fatto male o avessi voluto far male a un essere vivente... a un bambino? No, a un cane piuttosto, forse di averlo spinto giù da un ponte... o qualcos'altro».

Possiamo rimediare al pregiudizio del ricordo incerto nel sogno stabilendo che debba valere come sogno proprio ciò che il sognatore racconta, senza riguardo a tutto ciò che può aver dimenticato o alterato nel ricordo. Infine, non si può neppure affermare in modo così assoluto che il sogno sia qualcosa di irrilevante. Dalla nostra personale esperienza sappiamo che lo stato d'animo in cui ci si risveglia da un sogno può protrarsi per tutto il giorno. Vi sono casi che sono stati osservati dai medici in cui una malattia mentale ha avuto origine da un sogno e un'idea delirante che proviene da tale sogno si è mantenuta. Si narra di personaggi storici che abbiano attinto dai sogni l'incitamento per azioni importanti. Domandiamoci dunque da dove provenga, in realtà, il disprezzo dei circoli scientifici nei confronti del sogno.

Ritengo che sia la reazione alla sopravvalutazione dei sogni in epoche precedenti. La ricostruzione del passato notoriamente non è facile, ma possiamo supporre con sicurezza - mi si passi la battuta - che già i nostri antenati di tremila e più anni fa abbiano sognato in modo simile al nostro. Per quanto ne sappiamo, tutti i popoli antichi hanno attribuito grande importanza ai sogni e li ritenevano utilizzabili da un punto di vista pratico. Ne traevano segni per interpretare il futuro, vi cercavano auspici. Per i greci e per altri popoli orientali una campagna militare senza interpreti di sogni poteva essere altrettanto inconcepibile quanto oggi lo sarebbe senza ricognizione aerea. Quando Alessandro Magno intraprese la campagna di conquiste, al suo seguito si trovavano i più famosi interpreti di sogni. La città di Tiro, che allora si trovava ancora su un'isola, oppose al re una resistenza così forte che egli pensò di rinunciare all'assedio. Ma una notte sognò un satiro che ballava come in trionfo, e quando riferì il sogno ai suoi interpreti, gli fu risposto che gli era stata annunciata la vittoria sulla città. Egli ordinò l'attacco e conquistò Tiro. Gli etruschi e i romani usavano altri metodi per indagare il futuro, ma l'interpretazione dei sogni fu praticata e tenuta in alta considerazione durante tutto il periodo ellenistico-romano. Della relativa letteratura ci è rimasta almeno l'opera principale, il libro di Artemidoro di Daldi che visse probabilmente all'epoca dell'imperatore Adriano.

Non so dirvi come accadde poi che l'arte di interpretare i sogni tramontasse e il sogno cadesse in discredito. La rinascita culturale non può avervi contribuito più di tanto poiché l'oscura età di mezzo ha conservato fedelmente cose molto più assurde dell'antica interpretazione dei sogni. Fatto sta che l'interesse per il sogno calò gradualmente al rango di superstizione e potè mantenersi solo tra le persone incolte. L'ultimo abuso dell'interpretazione dei sogni, ancora ai giorni nostri, cerca di conoscere dai sogni i numeri che saranno estratti al lotto.

Al contrario, la scienza esatta dell'epoca attuale si è occupata ripetutamente del sogno, ma sempre con la sola intenzione di applicarvi le sue teorie fisiologiche. Per i medici, il sogno non è naturalmente un atto psichico, ma l'espressione di stimoli somatici nella vita psichica. Nel 1878 Binz definisce il sogno «come un processo corporeo, sempre inutile, in molti casi addirittura morboso, rispetto al quale l'anima del mondo e l'immortalità si trovano tanto al di sopra quanto l'azzurro etere rispetto a un terreno sabbioso ricoperto di erbacce nel più profondo bassopiano». Maury lo paragona alle convulsioni disordinate del ballo di san Vito in confronto ai movimenti coordinati della persona normale. Un'antica similitudine paragona il contenuto onirico ai suoni che produrrebbero «le dieci dita di una persona inesperta di musica che scorrono sui tasti dello strumento».

Interpretare significa trovare un senso nascosto. Naturalmente, riguardo a tali valutazione dell'attività onirica non si può parlare di interpretazioni. Se vedete le descrizioni del sogno fatte da Wundt, da Jodl e da altri filosofi più recenti, esse si accontentano di elencare i punti di divergenza della vita onirica rispetto al pensiero vigile, con un intento sminuente del sogno, e danno rilievo alla disgregazione delle associazioni, all'annullamento della critica, all'esclusione di tutto il sapere e ad altri segni di riduzione della funzione psichica. L'unico contributo pregevole alla conoscenza del sogno, di cui siamo debitori alla scienza esatta, si riferisce all'influenza che hanno sul contenuto onirico alcuni stimoli corporei che agiscono durante il sonno. Abbiamo due grandi volumi di ricerche sperimentali sul sogno scritti da J. Mourly Vold, un autore norvegese morto da poco (pubblicati nel 1910 e nel 1912 nell'edizione tedesca) che si occupano quasi esclusivamente degli effetti prodotti sul sogno dai cambiamenti di posizione delle membra. Questi libri ci vengono elogiati come modelli di ricerca esatta sul sogno. Potete ora pensare cosa direbbe la scienza esatta quando venisse a sapere che noi vogliamo tentare di trovare il senso dei sogni? Forse lo ha addirittura già detto. Ma non ci vogliamo lasciare intimorire. Se gli atti mancati potevano avere un senso, può averlo anche il sogno, e gli atti mancati hanno un  senso che in moltissimi casi è sfuggito alla ricerca esatta. Aderiamo soltanto al pregiudizio degli antichi e del popolo e seguiamo le orme degli antichi interpreti dei sogni.

In primo luogo dobbiamo orientarci riguardo al nostro compito, dobbiamo guardarci intorno nel campo dei sogni. Cos'è dunque un sogno? È difficile dirlo con una frase. Ma non vogliamo neppure tentare una definizione laddove è sufficiente un accenno alla materia che è nota a tutti. Dovremmo però mettere in risalto ciò che è essenziale nel sogno. Dove si può trovare? Ci sono diversità così immense nell'ambito del nostro campo, diversità in ogni direzione. Sarà essenziale ciò che potremmo indicare come comune a tutti i sogni.

Ebbene, il primo elemento comune a tutti i sogni è il fatto che sognando dormiamo. Il sogno è chiaramente la vita psichica durante il sonno: essa ha certe affinità con quella della veglia, ma se ne allontana anche per grandi differenze. Questa era già la definizione di Aristotele. Forse esistono relazioni ancora più strette tra sogno e sonno. Si può essere svegliati da un sogno, molto spesso si ha un sogno quando ci si sveglia spontaneamente, o quando si viene strappati dal sonno con violenza. Il sogno quindi sembra essere uno stato intermedio tra sonno e veglia. Così la nostra attenzione viene richiamata sul sonno. Cos'è allora il sonno?

Si tratta di un problema fisiologico o biologico sul quale si discute ancora molto. Non possiamo decidere nulla in proposito, ma ritengo che possiamo tentare una caratterizzazione psicologica del sonno. Il sonno è uno stato nel quale io non voglio sapere nulla del mondo esterno, ho ritratto il mio interesse al riguardo. Nel mettermi a dormire mi ritiro dal mondo e allontano da me i suoi stimoli. Mi addormento anche quando sono stanco del mondo. Neil'addormentarmi dunque dico al mondo esterno: «Lasciatemi in pace perché voglio dormire». Al contrario il bambino dice: «Non vado ancora a dormire, non sono stanco, voglio fare ancora esperienze». La tendenza biologica del sonno sembra essere dunque il riposo, il suo carattere psicologico l'abbandono dell'interesse per il mondo.

Il nostro rapporto con il mondo, nel quale siamo entrati così malvolentieri, sembra implicare che non sopportiamo il mondo senza interruzioni. Ci ritiriamo perciò temporaneamente nello stato prenatale, nell'esistenza intrauterina. Ci creiamo quantomeno condizioni del tutto simili a quelle che allora esistevano: calore, oscurità e assenza di stimoli. Alcuni di noi ancora si raggomitolano strettamente su se stessi e assumono per dormire una posizione corporea simile a quella che avevano nel ventre materno. Sembra come se il mondo non ci possegga interamente - e ciò vale anche per noi adulti - ma solo per due terzi, per un terzo non siamo ancora nati. Al mattino ogni risveglio è quindi come una nuova nascita. Infatti, parlando dello stato che segue il sonno, diciamo: «Siamo come appena nati», sebbene probabilmente ci facciamo un'idea del tutto sbagliata delle sensazioni generali del neonato, poiché è da supporre invece che questi si senta molto a disagio. Diciamo anche della nascita: venire alla luce del mondo.

Se questo è il sonno, il sogno non rientra affatto nel suo programma, sembra piuttosto un ingrediente indesiderato. Pensiamo inoltre che il sonno senza sogni sia il migliore, l'unico veramente tale. Non ci deve essere alcuna attività psichica nel sonno, e se invece c'è, significa che non ci è riuscita la produzione dello stato di quiete fetale, che non si sono potuti evitare del tutto residui di attività psichica. Tali residui sarebbero il sogno. Ma dunque sembra in effetti che il sogno non abbia bisogno di avere senso. Riguardo agli atti mancati la situazione era diversa, erano comunque attività che si svolgevano durante la veglia. Ma quando dormo, quando ho sospeso completamente l'attività psichica, pur non riuscendo a reprimere soltanto alcuni residui di essa, allora non è affatto necessario che tali residui abbiano un senso. Potrei persino non aver bisogno di un tal senso poiché il resto della mia vita psichica dorme. In effetti può trattarsi solo di reazioni di tipo convulsivo, di fenomeni psichici che risultano direttamente da stimoli somatici. I sogni sarebbero quindi i residui dell'attività psichica della veglia che disturbano il sonno e potremmo deciderci ad abbandonare quanto prima questo argomento non adatto alla psicoanalisi.

Ma pur essendo superfluo, il sogno esiste e possiamo tentare di darci ragione di tale esistenza. Perché la vita psichica non si addormenta? Verosimilmente perché qualcosa non lascia in pace la psiche. Su di essa agiscono stimoli ai quali deve reagire. Il sogno è dunque il modo in cui la psiche reagisce agli stimoli che sono attivi nello stato di sonno. Notiamo qui una via d'accesso alla comprensione del sogno. Possiamo ora cercare in diversi sogni quali siano gli stimoli che vogliono disturbare il sonno e ai quali si reagisce con i sogni. Con ciò abbiamo portato a termine l'esame del primo aspetto comune a tutti i sogni.

C'è ancora qualcosa che hanno in comune? Sì, ed è qualcosa di inconfondibile, ma molto più difficile da comprendere e da descrivere. I processi psichici nel sonno hanno anche un carattere del tutto diverso da quelli della veglia. Nel sogno si vivono molte cose e ad esse si crede, mentre in realtà non si è vissuto forse null'altro che quell'unico stimolo disturbatore. Il sogno si vive prevalentemente mediante immagini visive, possono esserci anche sentimenti, e può anche essere attraversato da pensieri, ma si tratta in prevalenza di immagini. Una parte delle difficoltà nel raccontare il sogno deriva dal fatto che dobbiamo tradurre in parole tali immagini. «Potrei disegnarlo», ci dice spesso il sognatore, «ma non so come dirlo». Ora, questa non è davvero un'attività psichica ridotta come quella del demente in confronto al genio. È qualcosa di qualitativamente altro, ma è difficile da dire in cosa consista la differenza. G. Th. Fechner espresse una volta l'ipotesi che la scena sulla quale si svolgono i sogni (nella psiche) sia diversa da quella della vita rappresentativa vigile. Ciò non lo comprendiamo, non sappiamo cosa ne dobbiamo pensare, ma rende in effetti l'impressione di estraneità che ci dà la maggior parte dei sogni. Neppure funziona qui il paragone dell’attività onirica con le prestazioni di una mano inesperta nella musica. Il pianoforte risponderà comunque sempre con le stesse note, seppure non con melodie, non appena il caso conduca la mano sui tasti. Noi vogliamo tenere accuratamente presente questo secondo aspetto comune in tutti i sogni, seppure può essere rimasto incompreso.

Vi sono altri aspetti in comune? Non ne trovo, vedo ovunque solo diversità, e precisamente sotto ogni profilo. Tanto per ciò che riguarda la durata apparente, quanto pure con riferimento alla chiarezza, alla partecipazione affettiva, all'inalterabilità, e altro. Tutto questo non è in realtà ciò che ci saremmo potuti aspettare dalla difesa contro uno stimolo, difesa costretta dalla necessità, misera, di tipo convulsivo. Per quel che riguarda la dimensione dei sogni, ve ne sono di molto brevi, che contengono solo una o poche immagini, un pensiero, anche solo una parola; altri che sono immensamente ricchi di contenuto, che mettono in scena un intero romanzo e sembrano durare a lungo. Vi sono sogni che sono chiari come ciò che si vive realmente, così chiari che per un certo periodo di tempo dopo il risveglio non riconosciamo ancora come sogni; altri che sono indicibilmente deboli, vaghi e confusi. E nello stesso sogno possono alternarsi parti molto marcate e parti oscure a malapena comprensibili. I sogni possono essere del tutto sensati o quanto meno coerenti, perfino spiritosi, meravigliosi, altri al contrario sono confusi, quasi stupidi, assurdi, spesso addirittura folli. Ci sono sogni che ci lasciano del tutto indifferenti, altri in cui tutti gli affetti diventano manifesti, un dolore fino a piangere, un'angoscia al punto di svegliarsi, meraviglia, estasi ecc. Il più delle volte i sogni vengono velocemente dimenticati dopo il risveglio, oppure si conservano per tutto il giorno così da essere ricordati fino a sera in modo sempre più sbiadito e lacunoso. Altri, ad esempio i sogni infantili, si conservano così bene che trent'anni dopo sono presenti nella memoria come un'esperienza appena vissuta. I sogni, come gli individui, possono presentarsi una sola volta e mai più, o comparire ripetutamente nella stessa persona inalterati o con piccole varianti. In breve, questo poco di attività psichica notturna dispone di un repertorio immenso ed è ancora capace di tutto ciò che la psiche crea durante il giorno, ma non è mai la stessa cosa.

Si potrebbe tentare di rendere ragione di questa molteplicità del sogno, supponendo che corrisponda a diversi stadi intermedi tra il sonno e la veglia, a diversi gradi di sogno incompleto. Ma allora dovrebbe aumentare insieme al valore, al contenuto e alla chiarezza della produzione onirica anche la consapevolezza che sia un sogno, poiché in tali sogni la psiche si avvicina al risveglio e non dovrebbe accadere che immediatamente accanto a un frammento di sogno chiaro e comprensibile ne compaia un altro privo di senso e confuso, al quale segue di nuovo un pezzo di lavoro onirico ben fatto. La psiche non sarebbe in grado di cambiare così rapidamente la profondità del suo sonno. Questa spiegazione dunque non porta a nulla, le cose non stanno affatto così.

Rinunciamo momentaneamente al "senso" del sogno e tentiamo invece di costruire una strada di migliore comprensione a partire da ciò che i sogni hanno in comune. Dalla relazione dei sogni con lo stato di sonno abbiamo dedotto che il sogno è la reazione a uno stimolo disturbatore del sonno. Abbiamo anche visto che questo è l'unico punto sul quale può venirci in aiuto la psicologia sperimentale esatta. Essa dimostra che stimoli provocati durante il sonno appaiono nel sogno. Sono state eseguite molte ricerche di tal genere, oltre a quelle del già menzionato Mourly Vold. Ognuno di noi si è anche trovato talvolta nella condizione di confermare tale risultato con proprie osservazioni. Intendo presentarvi alcuni antichi esperimenti. Maury si sottopose ad alcuni di essi. Mentre dormiva gli fu fatta odorare acqua di colonia. Sognò di essere al Cairo nel negozio di Giovanni Maria Farina e da ciò seguirono altre folli avventure. Oppure, gli venne pizzicata lievemente la nuca: sognò che gli applicavano un impacco bollente e di un medico che lo aveva curato da bambino. Oppure, gli versarono una goccia d'acqua sulla fronte: si trovava in Italia, sudava fortemente e beveva il vino bianco di Orvieto.

Ciò che ci colpisce in tali sogni prodotti sperimentalmente potremmo comprenderlo forse ancora più chiaramente in un'altra serie di sogni provocati da stimoli. Si tratta di tre sogni riferiti da Hildebrandt, un arguto osservatore, tutti consistenti in reazioni al suono di una sveglia.

«Sogno dunque di passeggiare in una mattina di primavera, vado in giro per campi verdeggianti fino ad arrivare in un villaggio nelle vicinanze dove vedo gli abitanti vestiti a festa, col libro di preghiere sotto il braccio, avviarsi numerosi verso la chiesa. Giusto! Oggi è domenica e presto inizierà la funzione del mattino. Decido di parteciparvi, ma prima, essendo un po' accaldato, vado a rinfrescarmi nel cimitero che circonda la chiesa. Mentre sto leggendo alcune epigrafi, sento il campanaro salire sul campanile e vedo ora lassù la piccola campana del paese che darà il segnale dell'inizio della funzione. Rimane ancora per un momento immobile, poi inizia a dondolare, e improvvisamente risuonano chiari e penetranti i rintocchi al punto di svegliarmi. Ma i rintocchi provengono dalla sveglia.

Una seconda combinazione. È una chiara giornata d'inverno, le strade sono coperte da un alto strato di neve e io ho acconsentito a partecipare a una corsa in slitta, ma devo aspettare a lungo finché mi annunciano che la slitta è davanti alla porta. Ora seguono i preparativi per salirvi - indosso la pelliccia, tiro fuori il sacchetto per tener caldi i piedi - e infine mi siedo al mio posto. Ma la partenza ritarda ancora fin quando le redini danno il segnale ai cavalli in attesa, che ora cominciano a tirare la slitta. I campanelli scossi con forza iniziano a suonare la loro ben nota musica turca con un'intensità che lacera immediatamente la tessitura del mio sogno. Ancora una volta non è nient'altro che il suono stridulo della sveglia.

E ancora un terzo esempio. Vedo passare per il corridoio una sguattera che va verso la sala da pranzo con qualche dozzina di piatti accatastati uno sull'altro. Mi sembra che la colonna di porcellana che tiene tra le mani sia in pericolo di cadere. "Attenta", l'avverto, "cadrà tutto a terra". Naturalmente non manca la risposta d'obbligo: è già abituata a fare cose simili ecc., nel frattempo continuo a seguirla, preoccupato, con lo sguardo. E proprio quando è giunta alla soglia della porta, la ragazza inciampa le stoviglie fragili cadono rumorosamente e si infrangono in mille pezzi sul pavimento. Ma il suono che prosegue senza fine in effetti non è - come noto subito - il rumore delle stoviglie rotte, ma un vero e proprio squillo, quello della sveglia - come ormai riconosco da sveglio - che fa il suo dovere».

Questi sogni sono davvero graziosi, del tutto sensati, per nulla incoerenti come sono di solito i sogni. Non vogliamo criticarli per questo. Ciò che hanno in comune è che ogni volta la situazione si conclude con un rumore che al risveglio viene identificato come quello della sveglia. Vediamo dunque qui come si produce un sogno, ma scopriamo anche qualcos'altro. Il sogno non riconosce la sveglia, e neppure essa compare nel sogno, ma esso sostituisce il rumore della sveglia con un altro rumore, interpreta lo stimolo che pone fine al sonno, ogni volta però in modo diverso. Perché questo? Non c'è una risposta, sembra essere qualcosa di arbitrario. Comprendere il sogno significa però poter indicare perché esso ha scelto proprio tale rumore e non un altro per interpretare lo stimolo provocato dalla sveglia. In modo del tutto analogo, si deve obiettare agli esperimenti di Maury che, pur evidenziando la comparsa nel sogno dello stimolo indotto, non si comprende perché esso si presenti proprio in quella forma, e ciò non sembra affatto derivare dalla natura dello stimolo disturbatore del sonno. Inoltre in tali esperimenti all'effetto diretto dello stimolo sì collega il più delle volte una gran quantità di altro materiale onirico - ad esempio le bizzarre avventure nel sogno dell'acqua di Colonia - di cui non si sa dare ragione.

Ebbene, vogliate considerare che i sogni di risveglio offrono le migliori possibilità di stabilire l'influenza di stimoli esterni disturbatori del sonno. Nella maggior parte degli altri casi ciò sarà più difficile. Non da tutti i sogni si viene risvegliati, e se al mattino si ricorda un sogno come sarà possibile rinvenire uno stimolo disturbatore che forse ha agito durante la notte? Una volta sono riuscito ad accertare a posteriori uno stimolo sonoro di tal genere, naturalmente solo a causa di particolari circostanze. Mi svegliai una mattina in una località altotirolese con la consapevolezza di aver sognato che il papa era morto. Non riuscivo a spiegarmi il sogno, ma poi mia moglie mi chiese: «Hai sentito verso mattina lo spaventoso scampanio che proveniva da tutte le chiese e cappelle?». No, non avevo sentito nulla, il mio sonno è più resistente, ma grazie a quell'informazione compresi il sogno. Con quale frequenza tali stimoli possono indurre colui che dorme a sognare senza che in seguito ne abbia conoscenza? Forse molto spesso, forse no. Se lo stimolo non è più appurabile, è impossibile convincersi della sua esistenza. Ci siamo comunque ricreduti circa il valore degli stimoli esterni disturbatori del sonno da quando sappiamo che ci possono spiegare solo un frammento del sogno e non l'intera reazione onirica.

Non occorre per questo abbandonare completamente tale teoria. Inoltre essa può essere proseguita. Chiaramente è indifferente cosa disturbi il sonno e cosa induca la psiche a sognare. Se non può sempre essere uno stimolo sensoriale che proviene dall'esterno, al suo posto può presentarsi uno stimolo proveniente dagli organi interni, uno stimolo cosiddetto corporeo. Tale ipotesi è molto ovvia, e del resto corrisponde alla concezione più popolare sull'origine dei sogni. «I sogni vengono dallo stomaco», si sente dire molte volte. Purtroppo anche in questo caso, come spesso accade,è da supporre che uno stimolo corporeo che ha agito durante la notte non sia più accertabile dopo il risveglio e perciò sia diventato indimostrabile. Ma con ciò non vogliamo trascurare tutte quelle valide esperienze su cui si basa l'ipotesi della derivazione dei sogni da stimoli corporei. In linea generale è indubbio che lo stato degli organi interni può influenzare i sogni. La relazione di alcuni contenuti onirici con una vescica troppo piena o con uno stato di eccitamento degli organi genitali è talmente chiara da non poter essere disconosciuta. Da questi casi evidenti si giunge ad altri in cui dal contenuto del sogno si può quanto meno legittimamente dedurre che abbiano agito tali stimoli corporei, in quanto in tale contenuto si trova qualcosa che può essere concepito come rielaborazione, rappresentazione, interpretazione di questi stimoli. Scherner, uno studioso dei sogni, ha sostenuto fermamente la derivazione del sogno da stimoli organici e vi ha addotto alcuni begli esempi. Quando egli, ad esempio, vede in un sogno «due file di bei ragazzi biondi e dalla carnagione tenue affrontarsi in modo combattivo, scagliarsi gli uni contro gli altri, afferrarsi, mollarsi di nuovo, riprendere la posizione di prima e ripetere da capo l'intero processo», l'interpretazione di queste due file di ragazzi come le file dei denti è in sé e per sé attraente e sembra trovare piena conferma quando, dopo questa scena, il sognatore «estrae dalla sua mascella un lungo dente». Anche l'interpretazione dei «lunghi, angusti, tortuosi corridoi» come stimoli intestinali sembra plausibile e conferma l'ipotesi di Scherner che il sogno cerchi soprattutto di rappresentare l'organo che invia lo stimolo con oggetti ad esso simili.

Non occorre per questo abbandonare completamente tale teoria. Inoltre essa può essere proseguita. Chiaramente è indifferente cosa disturbi il sonno e cosa induca la psiche a sognare. Se non può sempre essere uno stimolo sensoriale che proviene dall'esterno, al suo posto può presentarsi uno stimolo proveniente dagli organi interni, uno stimolo cosiddetto corporeo. Tale ipotesi è molto ovvia, e del resto corrisponde alla concezione più popolare sull'origine dei sogni. «I sogni vengono dallo stomaco», si sente dire molte volte. Purtroppo anche in questo caso, come spesso accade,è da supporre che uno stimolo corporeo che ha agito durante la notte non sia più accertabile dopo il risveglio e perciò sia diventato indimostrabile. Ma con ciò non vogliamo trascurare tutte quelle valide esperienze su cui si basa l'ipotesi della derivazione dei sogni da stimoli corporei. In linea generale è indubbio che lo stato degli organi interni può influenzare i sogni. La relazione di alcuni contenuti onirici con una vescica troppo piena o con uno stato di eccitamento degli organi genitali è talmente chiara da non poter essere disconosciuta. Da questi casi evidenti si giunge ad altri in cui dal contenuto del sogno si può quanto meno legittimamente dedurre che abbiano agito tali stimoli corporei, in quanto in tale contenuto si trova qualcosa che può essere concepito come rielaborazione, rappresentazione, interpretazione di questi stimoli. Scherner, uno studioso dei sogni, ha sostenuto fermamente la derivazione del sogno da stimoli organici e vi ha addotto alcuni begli esempi. Quando egli, ad esempio, vede in un sogno «due file di bei ragazzi biondi e dalla carnagione tenue affrontarsi in modo combattivo, scagliarsi gli uni contro gli altri, afferrarsi, mollarsi di nuovo, riprendere la posizione di prima e ripetere da capo l'intero processo», l'interpretazione di queste due file di ragazzi come le file dei denti è in sé e per sé attraente e sembra trovare piena conferma quando, dopo questa scena, il sognatore «estrae dalla sua mascella un lungo dente». Anche l'interpretazione dei «lunghi, angusti, tortuosi corridoi» come stimoli intestinali sembra plausibile e conferma l'ipotesi di Scherner che il sogno cerchi soprattutto di rappresentare l'organo che inviolo con oggetti ad esso simili.

Dobbiamo dunque essere pronti a riconoscere che gli stimoli interni possono svolgere per il sogno lo stesso ruolo di quelli esterni. Purtroppo anche il giudizio positivo su di essi soggiace alle stesse obiezioni. In un gran numero di casi l'interpretazione dello stimolo corporeo rimane incerta o indimostrabile. Non tutti i sogni, ma solo una certa parte di essi desta il sospetto che alla loro formazione abbiano partecipato stimoli organici interni. E infine lo stimolo corporeo interno, così come lo stimolo sensoriale esterno, non sarà in grado di spiegare altro se non ciò che corrisponde nel sogno alla diretta reazione allo stimolo. Rimane oscuro da dove provenga la restante parte del sogno.

Consideriamo però una particolarità della vita onirica che si presenta studiando tali effetti degli stimoli. Il sogno non si limita a riprodurre lo stimolo, ma lo elabora, vi allude, lo inserisce in un contesto, lo sostituisce con qualcos'altro. Questo è un aspetto del lavoro onirico che deve interessarci perché forse ci avvicina maggiormente all'essenza del sogno. Se una persona fa qualcosa spinta da un impulso non per questo tale impulso è sufficiente a creare ciò che egli fa. Il Macbeth di Shakespeare ad esempio è un dramma d'occasione, composto per l'ascesa al trono del re che per la prima volta riuniva sul suo capo le corone di tre Paesi. Ma tale pretesto storico corrisponde al contenuto del dramma, ce ne spiega la grandezza e gli enigmi? Forse anche gli stimoli esterni e interni che agiscono su colui che dorme sono soltanto gli animatori del sogno e non ci rivelano nulla della sua essenza.

L altro aspetto comune dei sogni, la loro particolarità psichica è, da un lato, difficilmente afferrabile, dall'altro, non offre alcun punto d'appoggio per procedere oltre. Il più delle volte nel sogno viviamo qualcosa in forme visive. Gli stimoli possono spiegarci questo? È realmente lo stimolo ciò che viviamo? Perché dunque il vissuto è di tipo visivo se solo nei casi più rari è stato uno stimolo visivo a dare impulso al sogno? Oppure, quando sogniamo di ascoltare discorsi è dimostrabile che durante il sonno siano giunti al nostro orecchio una conversazione o rumori simili? Mi azzardo a respingere con decisione tale possibilità.

Se gli aspetti in comune dei sogni non ci permettono di procedere oltre, forse vogliamo tentare di farlo con le loro diversità. È vero che i sogni sono spesso privi di senso, confusi, assurdi, ma ve ne sono anche di sensati, lucidi, ragionevoli. Vediamo se questi ultimi, i sogni sensati, possano fornirci qualche spiegazione su quelli insensati. Vi riferisco l'ultimo sogno ragionevole che mi è stato raccontato, il sogno di un giovane: «Sono andato a passeggio sulla Kärntnerstraße dove ho incontrato il signor X che mi ha accompagnato per un tratto e quindi sono andato al ristorante. Due donne e un uomo si sono seduti al mio tavolo. Inizialmente mi sono irritato di questo e non ho voluto guardarli. Poi li ho osservati e li ho trovati molto gentili». Il sognatore osserva che la sera prima del sogno era andato realmente sulla Kärntnerstraße, che è la strada che percorre d'abitudine, e lì aveva incontrato il signor X. L'altra parte del sogno non è una reminescenza diretta, ma ha solo una certa somiglianza con un episodio di molto tempo prima.

Oppure, un altro sogno lucido, quello di una signora: «Suo marito domanda: "Non si dovrebbe far accordare il pianoforte?". Lei: "Non ne vale la pena, bisogna comunque far ricoprire nuovamente i martelletti"». Questo sogno ripete, senza modificarla molto, una conversazione che si era svolta il giorno prima del sogno tra la signora e il marito. Cosa impariamo da questi due sogni lucidi? In essi non troviamo altro che le ripetizioni di vicende della vita quotidiana o riferimenti ad essa. Sarebbe già qualcosa se si potesse dire lo stesso dei sogni in genere. Ma è fuori discussione, anche questo vale solo per una minoranza dei sogni, nella maggior parte dei sogni non è rinvenibile alcun riferimento al giorno precedente, e ciò non può in alcun modo chiarire i sogni insensati e assurdi. Sappiamo solo che ci siamo imbattuti in un nuovo compito. Non vogliamo semplicemente sapere cosa dice un sogno, ma se esso dice qualcosa chiaramente, come nei nostri esempi, vogliamo anche sapere perché e a quale scopo il materiale noto, vissuto solo poco tempo prima del sogno, viene ripetuto.

Credo che sarete stanchi quanto me di proseguire con tentativi come quelli condotti finora. Vediamo bene che per quanto grande possa essere l'interesse a un problema, esso è insufficiente se non si conosce anche la strada da intraprendere per giungere alla sua soluzione. Finora tale strada non l'abbiamo trovata. La psicologia sperimentale non ci ha portato a nient'altro che ad alcune indicazioni molto apprezzabili sull'importanza degli stimoli come induttori di sogni. Dalla filosofia non abbiamo da aspettarci nulla, se non che ci rinfacci nuovamente con superbia l'inferiorità intellettuale del nostro oggetto, con le scienze occulte non vogliamo contrarre alcun debito. La storia e la credenza popolare ci dicono che il sogno è sensato e significativo e che esso guarda al futuro. Tutto ciò è difficile da ammettere e di certo non è dimostrabile. Così il nostro primo sforzo ci getta nella più completa confusione.

In modo inaspettato ci giunge un cenno da una parte verso cui finora non avevamo guardato. L'uso linguistico - il quale non è affatto casuale, ma è il sedimento di antiche conoscenze che, a dire il vero, possono essere impiegate solo con cautela - la nostra lingua dunque conosce qualcosa che stranamente si chiama "sogno a occhi aperti". I sogni a occhi aperti sono fantasie (produzioni della fantasia), sono fenomeni molto generali, che si riscontrano nelle persone sane e in quelle malate e che possono facilmente essere studiati sulla propria persona. La cosa che più colpisce di tali formazioni di fantasia è il fatto che abbiano ricevuto il nome di "sogni ad occhi aperti", pur non possedendo nulla dei due aspetti comuni ai sogni. Già il nome nega una loro relazione con lo stato di sonno, e per quanto riguarda il secondo aspetto comune, in essi non si fanno esperienze, non si hanno allucinazioni, ma ci si rappresenta qualcosa, si sa di fantasticare, non si vede nulla ma si pensa. Questi sogni ad occhi aperti compaiono nella prepubertà, spesso già nella tarda infanzia, perdurano fino alla maturità, in seguito vengono abbandonati o mantenuti fino a tarda età. Il contenuto di queste fantasie è dominato da una motivazione molto evidente. Essi sono scene e avvenimenti in cui trovano soddisfacimento i bisogni egoistici, di ambizione e di potere, oppure i desideri erotici della persona. Nei giovani uomini prevalgono il più delle volte fantasie ambiziose, nelle donne, che concentrano la propria ambizione nei successi amorosi, quelle erotiche. Ma abbastanza spesso anche negli uomini si mostra sullo sfondo il bisogno erotico; tutte le imprese eroiche e i successi aspirano soltanto ad ottenere l'ammirazione e il favore delle donne.

Inoltre questi sogni ad occhi aperti sono molto vari e subiscono destini multiformi: o vengono abbandonati uno a uno dopo poco tempo e sostituiti con nuovi, o sono mantenuti e sviluppati in lunghe storie e adattati ai mutamenti delle vicende della vita. Vanno, per così dire, di pari passo col tempo e ricevono l'impronta del tempo che testimonia l'influenza di una nuova situazione. Sono la materia prima della produzione poetica; infatti dai sogni ad occhi aperti il poeta, mediante certe trasformazioni, travestimenti e omissioni, crea le situazioni che introduce nelle sue novelle, nei romanzi, nelle opere teatrali. L'eroe dei sogni a occhi aperti è però sempre la persona stessa, o direttamente o in un'evidente identificazione con un'altra.

Può darsi che i sogni ad occhi aperti portino questo nome perché hanno la stessa relazione con la realtà, per indicare che il loro contenuto deve ritenersi tanto poco reale quanto quello dei sogni. Forse però tale comunanza di nome si basa su un carattere psichico del sogno a noi ancora sconosciuto, uno di quelli da noi cercati. E anche possibile che sbagliamo del tutto a voler considerare questa somiglianza di denominazione come se tosse significativa. Tutto ciò potrà essere chiarito solo in seguito.

Lezione 6. Presupposti e tecnica dell'interpretazione

Signore e signori, abbiamo bisogno dunque di una nuova strada, di un metodo per procedere nello studio del sogno. Vi faccio una proposta molto semplice. Prendiamo come presupposto di tutto ciò che seguirà che il sogno non sia un fenomeno somatico ma psichico. Cosa significhi, lo sapete, ma cosa ci autorizza a supporlo? Nulla, ma neppure nulla ci impedisce di farlo. Le cose stanno così: se il sogno è un fenomeno somatico non ci riguarda, ci può interessare solo sulla base del presupposto che sia un fenomeno psichico. Lavoriamo dunque ritenendo vero tale presupposto per vedere cosa ne ricaviamo. Il risultato del nostro lavoro deciderà se potremo attenerci a questa ipotesi e considerarla di per sé un dato. Cosa vogliamo trovare in realtà, per cosa lavoriamo? Vogliamo giungere - cosa a cui aspira la scienza in genere - a comprendere i fenomeni, a stabilire tra loro una connessione e, da ultimo, dove sia possibile, ampliare il nostro potere su di essi.

Procediamo dunque nel nostro lavoro supponendo che il sogno sia un fenomeno psichico. In tal caso esso è una produzione e un'espressione del sognatore che però non ci dice nulla, che non comprendiamo. Ebbene, cosa fate nel caso in cui mi esprima in un modo per voi incomprensibile? Mi fate delle domande, non è vero? Perché non dovremmo fare la stessa cosa e domandare al sognatore che cosa significhi il suo sogno?

Vi ricorderete che ci siamo già trovati una volta in questa situazione. Fu nel corso dello studio di certi atti mancati, a proposito del caso di un lapsus verbale. Qualcuno aveva detto: «Ma poi alcuni fatti sono emer-chi...»,e allora domandammo - no, per fortuna non noi, ma altri che sono del tutto estranei alla psicoanalisi - essi gli chiesero che cosa intendesse con questo discorso incomprensibile. Rispose subito che aveva avuto l'intenzione di dire che erano delle "porcherie", ma che aveva represso quest'intenzione preferendole l'altra attenuata: «Ma poi alcuni fatti sono emersi». Vi spiegai già allora che tale informazione è il prototipo di ogni indagine psicoanalitica e comprendete ora che la psicoanalisi segue la tecnica di farsi comunicare dagli stessi analizzati, per quanto possibile, la soluzione dei loro enigmi. Anche il sognatore dunque deve dirci cosa significhi il suo sogno.

Ma ciò, com'è noto, non è così semplice nel caso del sogno. Negli atti mancati ciò è stato possibile per un certo numero di casi, poi se ne presentarono altri in cui l'interrogato non voleva dire nulla, anzi rifiutava, addirittura indignato, la risposta che gli suggerivamo. Per quanto riguarda il sogno mancano del tutto i casi del primo tipo, il sognatore dice sempre di non sapere nulla. Non può rifiutare la nostra interpretazione perché non ne abbiamo alcuna da sottoporgli. Dovremmo dunque abbandonare di nuovo il nostro tentativo? Poiché egli non sa nulla e noi non sappiamo nulla e un terzo tanto meno può saperne qualcosa, non vi è alcuna possibilità di scoprirlo. Ebbene, se volete, rinunciate al tentativo. Ma se non volete, potete proseguire il cammino con me. Vi dico infatti che è possibile, anzi molto probabile, che il sognatore sappia che cosa significhi il suo sogno, ma non sa di saperlo e crede perciò di non saperlo.

Mi farete notare a questo punto che introduco nuovamente un'ipotesi, già la seconda in questo breve contesto, e che riduco enormemente la pretesa di credibilità del mio procedimento. In base al presupposto che il sogno sia un fenomeno psichico, e al seguente presupposto che vi sono elementi psichici nell'uomo che egli conosce senza sapere di conoscerli, e così via, sarà sufficiente prendere in considerazione l'intrinseca inverosimiglianza di questi due presupposti per distogliere tranquillamente il proprio interesse dalle conclusioni che ne derivano.

Ebbene, signore e signori, non vi ho fatto venir qui per dissimulare o nascondervi qualcosa. Ho annunciato delle "Lezioni elementari di introduzione alla psicoanalisi", ma non ho inteso con ciò un'esposizione in usum delphini, che deve mostrarvi un contesto semplice, nascondendo accuratamente tutte le difficoltà, colmando le lacune, ritoccando i dubbi, in modo tale che voi possiate credere con animo tranquillo di aver imparato qualcosa di nuovo. No, proprio perché siete principianti, volevo mostrarvi la nostra scienza per quello che è, con le sue asperità e il suo rigore, con le sue esigenze e le sue esitazioni. Infatti so che ciò è così in tutte le scienze, in particolare agli inizi le cose non possono andare diversamente. So anche che l'insegnamento in genere si sforza di nascondere tali difficoltà e imperfezioni ai discenti. Ma questo non può accadere nella psicoanalisi. Io ho posto dunque realmente due presupposti, uno all'interno dell'altro, e se per qualcuno il tutto è troppo faticoso e incerto, o se qualcuno è abituato a certezze più elevate e deduzioni più eleganti, non ha bisogno di proseguire oltre con me. Ritengo solo che costui dovrebbe mettere da canto i problemi psicologici in genere, poiché c'è da temere che qui trovi vie impraticabili e non le strade esatte e sicure che è pronto a percorrere. È anche del tutto superfluo che una scienza che ha qualcosa da offrire cerchi di ottenere ascolto e seguaci. Sono i suoi risultati a dover far propaganda per la scienza, ed essa può aspettare finché questi avranno ottenuto attenzione.

Ma a quelli di voi che vogliono rimanere sull'argomento, posso ricordare che le mie due ipotesi non sono di ugual valore. La prima, che il sogno sia un fenomeno psichico, è il presupposto che vogliamo dimostrare con il risultato del nostro lavoro, l'altra è già stata dimostrata in un altro campo e io mi prendo semplicemente la libertà di trasferirla nell'ambito delle nostre problematiche.

Dove, in quale campo è stata data la prova che vi è un sapere del quale l’individuo non sa nulla, come abbiamo voluto supporre per il sognatore? Sarebbe un fatto singolare, sorprendente, che cambierebbe la nostra concezione della vita psichica e che non avrebbe bisogno di nascondersi. Si tratterebbe, tra l'altro, di un fatto che si annulla nella sua stessa enunciazione e che tuttavia vuole essere qualcosa di reale, una contradictio in adjecto. Ebbene, esso non si nasconde affatto. Non è colpa sua se non se ne sa nulla o se non ci si fa caso abbastanza. Così come non è colpa nostra che tutti questi problemi psicologici vengano giudicati negativamente da persone che si sono tenute lontane da tutte le osservazioni e le esperienze decisive in proposito.

La prova è stata portata nel campo dei fenomeni ipnotici. Quando nel 1889 assistetti alle dimostrazioni estremamente impressionanti di Liébeault e Bernheim a Nancy, fui anche testimone del seguente esperimento. Un uomo veniva indotto in stato di sonnambulismo e in tale stato gli si faceva vivere in modo allucinatorio tutte le esperienze possibili. Una volta svegliato, in un primo tempo egli sembrava non saper nulla delle vicende vissute durante il sonno ipnotico. Bernheim gli chiedeva di raccontare che cosa gli fosse accaduto durante l'ipnosi. Egli affermava di non riuscire a ricordare nulla. Ma Bernheim insisteva, faceva pressione su di lui, gli assicurava che lo sapeva, che doveva ricordarlo, ed ecco che l'uomo diventava titubante, cominciava a riflettere, ricordava da principio in modo vago una delle esperienze che gli venivano suggerite, poi un'altra parte, il ricordo diveniva sempre più chiaro, sempre più completo e infine veniva portato alla luce senza lacune. Ma poiché a questo punto egli sapeva e nel frattempo nulla poteva aver appreso da altre fonti, è legittimo dedurne che anche prima sapesse di tali ricordi. Essi gli erano solo inaccessibili, non sapeva di conoscerli, credeva di non saperli. Dunque esattamente il caso che supponiamo nel sognatore.

Spero che sarete sorpresi dall'accertamento di questo fatto e mi domanderete: «Perché non ha fatto riferimento a questa prova già in precedenza, a proposito degli atti mancati, quando abbiamo attribuito all'uomo che aveva commesso il lapsus verbale intenzioni del discorso di cui egli non sapeva nulla e che negava? Se qualcuno crede di non saper nulla di esperienze di cui però conserva in sé il ricordo, non è più così inverosimile il fatto che egli non sappia nulla di altri processi psichici interni. Tale argomento ci avrebbe fatto di certo impressione e ci avrebbe aiutati nella comprensione degli atti mancati». È vero, avrei potuto fare riferimento a questo fatto già allora, ma lo riservai per un altro argomento a cui sarebbe stato più necessario. Una parte degli atti mancati si sono spiegati da sé, per quanto riguarda gli altri, ci hanno indotto ad ammettere, al fine di mantenere il nesso tra i fenomeni, l'esistenza di processi psichici di cui non si sa nulla. Nel caso del sogno siamo costretti a prendere spiegazioni altrove, e conto inoltre sul fatto che in questo caso ammetterete più facilmente una trasposizione dall'ipnosi al nostro argomento. Lo stato nel quale compiamo un atto mancato vi deve apparire normale, non ha alcuna somiglianza con lo stato ipnotico. Al contrario vi è una chiara affinità tra lo stato ipnotico e lo stato di sonno, il quale è la condizione del sogno. L'ipnosi viene chiamata appunto un sonno artificiale; diciamo alla persona che ipnotizziamo «dorma», e le suggestioni che le induciamo sono paragonabili ai sogni del sonno naturale. Le situazioni psichiche sono realmente analoghe in entrambi i casi.

Nel sonno naturale ritiriamo il nostro interesse da tutto il mondo esterno, nel sonno ipnotico lo ritiriamo allo stesso modo da tutto il mondo, ma ad eccezione di quell'unica persona che ci ha ipnotizzato, con la quale rimaniamo in rapporto. D'altronde il cosiddetto sonno della nutrice, durante il quale la nutrice rimane in rapporto con il bambino e può essere svegliata solo da lui, è un normale riscontro del sonno ipnotico. La trasposizione di una situazione dall'ipnosi al sonno naturale non sembra dunque un'impresa così audace. L'ipotesi che anche nel sognatore sia presente una conoscenza del suo sogno, la quale gli è inaccessibile al punto che egli non ci crede, non è del tutto campata in aria. Notiamo inoltre che a questo punto si apre una terza via di accesso allo studio del sogno: oltre a quelle indicate dagli stimoli disturbatori del sonno e dai sogni ad occhi aperti, ora appare la via dei sogni indotti nello stato ipnotico. Torniamo ora, forse con fiducia maggiore, al nostro compito. È dunque molto probabile che il sognatore abbia una qualche conoscenza del suo sogno. Si tratta unicamente di fare in modo che egli riesca a trovare tale conoscenza e a comunicarcela. Non pretendiamo che egli ci dica immediatamente il senso del suo sogno, ma che egli potrà trovarne l'origine, l'insieme di pensieri e di interessi da cui proviene. Ricorderete che nel caso dell'atto mancato fu domandato al soggetto come fosse giunto alla parola sbagliata «emerchi», e la prima idea che ci comunicò ci diede la spiegazione. A proposito del sogno, la nostra tecnica è ora molto semplice, riprodotta in base a questo esempio. Anche in questo caso chiederemo al soggetto come sia giunto a quel sogno e la sua prima affermazione dovrà essere accolta di nuovo come una spiegazione. Ci poniamo dunque al di sopra della distinzione se egli creda o non creda di sapere qualcosa e trattiamo i due casi allo stesso modo.

Questa tecnica è di certo molto semplice, ma temo che susciterà la vostra più decisa opposizione. Voi direte: «Una nuova supposizione, la terza! E la più inverosimile di tutte! Se domando al sognatore che cosa gli viene in mente riguardo al sogno è proprio necessario che la prima idea che gli viene in mente sia la spiegazione desiderata? Può accadere che non ne abbia alcuna, oppure può venirgli in mente dio solo sa che cosa. Non riusciamo a comprendere su cosa si basi tale aspettativa. Ciò significa davvero mostrare troppo fiducia in dio, laddove sarebbe meglio avere più senso critico. Inoltre un sogno non è certo una singola parola errata, ma è composto di molti elementi. Su quale idea spontanea del sognatore ci si dovrebbe basare?».

Avete ragione su tutto ciò che è di secondaria importanza. Un sogno si differenzia da un lapsus verbale anche per la molteplicità dei suoi elementi. La tecnica deve tener conto di ciò. Vi propongo dunque di scomporre il sogno nei suoi elementi e di esaminare separatamente i singoli elementi, a questo punto l'analogia con il lapsus è riprodotta. Avete ragione anche sul fatto che la persona interrogata sui singoli elementi del sogno possa rispondere che non le viene in mente nulla. Vi sono casi in cui accettiamo come valida tale risposta e, in seguito, vedrete quali solo. E’ degno di nota che si tratta di quei casi in cui noi stessi possiamo avere determinate idee spontanee. Ma in genere quando il sognatore affinerà che non gli viene in mente nulla, lo contraddiremo, faremo pressione su di lui, gli assicureremo che gli deve venire in mente qualcosa e... avremo ragione. Egli ci comunicherà un'idea in proposito, qualunque essa sia, per noi è indifferente. Ci offrirà con particolare facilità certe informazioni che possiamo definire "storiche". Egli dirà: «Si tratta di qualcosa che è successo ieri (come nei due "sogni lucidi" che conosciamo). Oppure: «Ciò mi ricorda qualcosa che è accaduto poco tempo fa». In tal modo noteremo che i legami dei sogni con le impressioni del giorno precedente sono molto più frequenti di quanto avessimo creduto inizialmente. Infine a partire dal sogno egli si ricorderà anche di avvenimenti collocati più lontano nel tempo, forse persino molto remoti.

Ma sulla questione principale avete torto. Se ritenete che sia arbitrario supporre che la prima idea spontanea del sognatore debba portare proprio a ciò che cerchiamo o condurre ad esso, e pensate piuttosto che tale idea possa essere del tutto casuale e non avere alcun collegamento con quello che cerchiamo, e che aspettarsi qualcosa di diverso sia da parte mia solo espressione di una fiducia in dio, vi sbagliate decisamente. Già una volta mi sono preso la libertà di mettervi davanti al fatto che in voi c'è una fede profondamente radicata nella libertà psichica e nell'arbitrio, una fede che però è del tutto priva di scientificità e che deve arrendersi davanti all'esigenza di un determinismo che domina anche la vita psichica. Vi prego di rispettare come un dato di fatto che al soggetto interrogato sia venuto in mente questo e non altro. Ma non intendo contrapporre una fede a un'altra fede. Può essere dimostrato che l'idea spontanea prodotta dal soggetto non sia arbitraria, indeterminabile e priva di legami con ciò che cerchiamo. Anzi, non molto tempo fa ho appreso - senza del resto darci troppo peso - che anche la psicologia sperimentale ha presentato tali prove.

Data l'importanza dell'argomento vi prego di prestarmi particolare attenzione. Quando invito qualcuno a dire ciò che gli viene in mente a proposito di un determinato elemento del sogno, è come se gli domandassi di abbandonarsi all'associazione libera a partire da una determinata rappresentazione iniziale. Ciò richiede uno specifico modo di porsi dell'attenzione, del tutto diverso da quello che accade nella riflessione e che anzi non ammette la riflessione. Alcuni assumono facilmente un tale atteggiamento, altri mostrano un'incredibile incapacità a porlo in essere. Inoltre vi è un più alto grado di libertà d'associazione quando, abbandonando anche questa rappresentazione iniziale, io stabilisco solo il genere e la specie dell'idea spontanea, ad esempio chiedendo al soggetto in questione di pensare liberamente a un nome proprio o a un numero. L'idea che gli viene in mente dovrebbe essere ancora più arbitraria, ancora più imprevedibile di quella impiegata con la nostra tecnica. E possibile dimostrare però che essa viene rigorosamente determinata ogni volta da importanti atteggiamenti interni, i quali ci sono ignoti nel momento in cui agiscono, così come ci sono sconosciute le tendenze disturbatrici degli atti mancati e le tendenze che provocano le azioni casuali.

Io stesso e molti altri dopo di me abbiamo svolto ripetute ricerche di tal genere sui nomi e sui numeri che vengono in mente spontaneamente senza alcun riferimento, alcune delle quali sono state anche pubblicate.

In queste ricerche si procede in modo da risvegliare continue associazioni con il nome che è emerso; esse dunque non sono del tutto libere, ma sono legate l'una all'altra come le idee spontanee con gli elementi del sogno. Si procede così finché l'impulso che suscita tali associazioni non si sia esaurito. Ma a questo punto si sono chiariti anche la motivazione e il significato del nome che si era presentato spontaneamente. Gli esperimenti si concludono sempre allo stesso modo, il risultato comprende spesso un ricco materiale e rende necessarie spiegazioni particolareggiate. Le associazioni che riguardano numeri venuti in mente liberamente sono forse quelle più probanti, si susseguono così velocemente e si dirigono con una sicurezza talmente incredibile verso una meta nascosta da riuscire davvero stupefacenti. Voglio riferirvi solo un esempio di una tale analisi riferita a un nome, poiché fortunatamente può essere portata a termine con l'uso di poco materiale.

Nel corso della cura di un giovane giungo a parlare di questo argomento e accenno alla tesi che, nonostante l'apparente arbitrarietà, non è possibile che venga in mente un nome che non si dimostri strettamente condizionato dalle immediate circostanze, dalle particolarità della persona esaminata e dalla situazione del momento. Ma poiché egli dubita, gli propongo di sottoporsi senza indugio a un tale esperimento. So che intrattiene un numero particolarmente grande di relazioni di ogni tipo con donne e ragazze, e penso perciò che avrà una scelta molto ampia se gli dovrà venire in mente un nome di donna. Egli è d'accordo. Con mio, o forse con suo stupore, invece di riversarmi addosso una valanga di nomi femminili, rimane per un momento in silenzio e poi confessa che gli era venuto in mente un unico nome, e nessun altro: Albine. «Curioso, ma cosa si collega per Lei a questo nome? Quante Albine conosce?». Stranamente non conosceva nessuna Albine, e anche in seguito non gli venne in mente nulla in relazione a questo nome. Si poteva dunque supporre che l'analisi fosse fallita, invece no, era soltanto già terminata, non era necessaria nessuna ulteriore idea spontanea. Il giovane aveva colori straordinariamente chiari, durante la cura l'avevo ripetutamente chiamato per scherzo "Albino", ed eravamo proprio impegnati a stabilire la parte femminile della sua costituzione. Egli stesso era dunque questa "Albine", la donna che in quel momento più lo interessava.

Allo stesso modo, le melodie che vengono improvvisamente in mente si rivelano condizionate e appartenenti a un insieme di pensieri che legittimamente tengono occupato l'individuo senza che egli sappia di tale attività. È semplice dimostrare che la relazione con la melodia si basa sul suo testo o sulla sua provenienza. Devo però riconoscere che tale affermazione non va estesa ai veri intenditori dì musica di cui, si dà il caso, non abbia alcuna esperienza. Può darsi che per queste persone sia il contenuto musicale della melodia a determinare il suo emergere. Di certo il primo caso è il più frequente. Conosco, ad esempio, il caso di un giovane che per un certo periodo fu addirittura perseguitato dalla melodia, davvero incantevole, del canto di Paride nella Belle Hélène, finché l’analisi non gli fece porre attenzione su una "Ida" e una "Elena" che in quel momento si contendevano il suo interesse.

Se dunque le idee che emergono del tutto spontaneamente sono condizionate in tal modo e sono inserite in una determinata connessione, possiamo a ragione concludere che le idee con un unico legame, quello con una rappresentazione iniziale, non possono essere meno condizionate delle prime. L'indagine mostra in realtà che, oltre al legame che abbiamo stabilito con la rappresentazione iniziale, esse consentono di individuare una seconda dipendenza da insiemi di pensieri e interessi dotati di alto potere affettivo, da complessi cioè il cui concorso al momento non è conosciuto, ed è dunque inconscio.

Idee spontanee con tali legami sono state oggetto di ricerche sperimentali molto istruttive, le quali hanno svolto un ruolo rilevante nella storia della psicoanalisi. La scuola di Wundt aveva introdotto il cosiddetto "esperimento associativo", nel quale viene richiesto alla persona esaminata di rispondere il più rapidamente possibile con una reazione qualsiasi a una "parola-stimolo" che gli viene rivolta. È possibile dunque studiare l'intervallo che intercorre tra stimolo e reazione, la natura della risposta data per reazione, l'eventuale errore in una successiva ripetizione dello stesso esperimento, e simili. La scuola di Zurigo, sotto la guida di Bleuler e Jung, ha fornito la spiegazione delle reazioni che hanno luogo nell'esperimento associativo, invitando il soggetto esaminato a chiarire con successive associazioni le reazioni che presentavano qualche aspetto singolare. Né risultò che tali reazioni appariscenti erano determinate nella misura più netta dai complessi del soggetto. Con ciò Bleuler e Jung avevano gettato il primo ponte che dalla psicologia sperimentale porta alla psicoanalisi.

Istruiti in tal modo, potreste dire: «Ora riconosciamo che le idee spontanee sono determinate e non arbitrarie, come credevamo. Ammettiamo che le cose stiano così anche per le idee che vengono in mente in relazione a elementi del sogno. Ma non è questo che ci interessa. Lei afferma che l'idea spontanea che riguarda un elemento del sogno sarà determinata dallo sfondo psichico, a noi sconosciuto, di quel particolare elemento. Ciò non ci sembra dimostrato. Ci aspettiamo, è vero, che l'idea spontanea associata all'elemento del sogno risulti determinata da uno dei complessi del sognatore, ma a cosa ci serve questo? Non ci conduce alla comprensione del sogno, ma ci porta invece, come l'esperimento associativo, alla conoscenza di questi cosiddetti complessi. Ma questi cos'hanno a che fare con il sogno?». Avete ragione, ma trascurate un fattore. Proprio quello, del resto, per cui non ho scelto l'esperimento associativo come punto di partenza di questa esposizione. In questo esperimento una delle due determinanti della reazione, e precisamente la parola-stimolo, è da noi scelta arbitrariamente. La reazione è quindi una mediazione tra tale parola-stimolo e il complesso destato nell'esaminato in quel momento. Nel sogno la parola-stimolo è sostituita da qualcosa che deriva essa stessa dalla vita psichica del sognatore, da fonti a lui sconosciute, la quale, a sua volta, potrebbe essere molto facilmente un "derivato del complesso". Perciò non è affatto fantasioso aspettarsi che anche le ulteriori idee spontanee connesse agli elementi del sogno siano determinate dallo stesso complesso di cui fa parte l'elemento onirico e portino alla sua scoperta.

Permettetemi di dimostrarvi con un altro esempio che le cose stanno veramente così come ci aspettavamo. La dimenticanza di nomi propri è in effetti un esempio eccellente per l'analisi del sogno, con la differenza che in questo caso si trova riunito in una sola persona ciò che nell'interpretazione dei sogni è ripartito tra due persone. Se dimentico momentaneamente un nome, sono comunque certo di saperlo, certezza che, nel caso del sogno, è acquisibile solo per la via mediata dell'esperimento di Bernheim. Tuttavia, il nome dimenticato, e comunque conosciuto, è inaccessibile. L'esperienza mi dice subito che rifletterci, per quanto mi sforzi, non serve a nulla. Ma ogni volta, al posto del nome dimenticato, possono venirmi in mente uno o più nomi sostitutivi. Soltanto quando uno di tali nomi sostitutivi mi si presenterà spontaneamente, sarà evidente l'identità di questa situazione con quella dell'analisi del sogno. Anche l'elemento onirico non è quello vero, è solo un sostituto di qualcos' altro, di ciò che è vero, che non conosco e che devo scoprire mediante l'analisi del sogno. Ancora una volta la differenza consiste unicamente nel fatto che nel caso della dimenticanza di un nome riconosco immediatamente come improprio il nome sostitutivo, mentre per l'elemento del sogno abbiamo dovuto conquistare tale concezione a fatica. Ora, anche per quanto riguarda la dimenticanza di un nome vi è una strada per giungere dal sostituto alla cosa vera e propria che è inconscia, al nome dimenticato. Rivolgendo la mia attenzione a questi nomi sostitutivi e facendo in modo che emergano ulteriori idee spontanee riguardo ad essi, giungo, per strade più o meno tortuose, al nome dimenticato, e mi accorgo allora che i nomi sostitutivi spontanei, così come quelli da me evocati, stanno in relazione col nome dimenticato, e da questo sono stati determinati.

Vi presenterò un'analisi di tal genere. Un giorno mi accorgo di non riuscire a ricordare il nome di quel piccolo stato sulla Riviera la cui capitale è Montecarlo. È piuttosto irritante, ma è così. Mi immergo in tutto ciò che so di questo Paese, penso al principe Alberto della casa dei Lusingano, ai suoi matrimoni, alla predilezione per le esplorazioni sottomarine e a tutto quello che riesco a mettere insieme, ma non mi aiuta affatto. Rinuncio quindi a riflettere e lascio che mi vengano in mente altri nomi sostitutivi al posto di quello dimenticato. Essi si susseguono rapidamente: lo stesso Montecarlo, poi Piemonte, Albania, Montevideo, Colico. In questa serie mi colpisce dapprima Albania, che subito viene sostituita da Montenegro, certo a causa della contrapposizione di bianco e nero. Poi osservo che quattro di questi nomi sostitutivi contengono la stessa sillaba "mon". Improvvisamente colgo la parola dimenticata ed esclamo: «Monaco!». I nomi sostitutivi dunque sono realmente scaturito da quello dimenticato: i primi quattro dalla prima sillaba, mentre l'ultimo riproduce la sequenza delle sillabe e l'intera sillaba finale. Inoltre riesco anche a comprendere facilmente perché abbia dimenticato temporaneamente quel nome. Monaco è anche il nome italiano di “München”, ed è questa città che ha esercitato l'influenza inibitoria.

L'esempio è di certo bello, ma troppo semplice. In altri casi occorre far ricorso a una serie più lunga di idee associate ai primi nomi sostitutivi e, dunque, l'analogia con l'analisi del sogno diventa più evidente. Ho fatto anche simili esperienze. Una volta che un signore straniero mi invitò a bere con lui del vino italiano, accadde che, giunti nella taverna, aveva dimenticato il nome di quel vino di cui conservava un ottimo ricordo e che intendeva ordinare. Da una folla di disparati nomi sostitutivi che gli vennero in mente al posto del nome dimenticato riuscii a trarre la conclusione che il nome del vino gli era stato sottratto da un pensiero che riguardava una certa Hedwig. Egli non solo ammise di aver assaggiato quel vino la prima volta in compagnia di una donna che così si chiamava, ma grazie a questa scoperta ne ritrovò anche il nome. Egli era in quel momento felicemente sposato e quella Hedwig apparteneva a tempi passati, che non ricordava volentieri.

Ciò che è possibile nel caso della dimenticanza di un nome deve poter riuscire anche nell'interpretazione dei sogni, ossia di rendere accessibile il materiale autentico e celato, a partire dal sostituto, mediante associazioni che si collegano a tale materiale. Possiamo supporre, secondo l'esempio della dimenticanza di nomi, che le associazioni all'elemento del sogno siano determinante tanto dall'elemento stesso, quanto dal materiale inconscio di esso. Con ciò riteniamo di aver addotto argomenti utili a giustificare la nostra tecnica.

Lezione 7. Contenuto manifesto del sogno e pensieri onirici latenti

Signore e signori, come vedete, lo studio degli atti mancati non è stato inutile. Grazie ai nostri sforzi siamo giunti - sulla base dei presupposti a voi noti - a due risultati: a una concezione dell'elemento onirico e a una tecnica dell'interpretazione del sogno. Secondo tale concezione dell'elemento onirico esso è qualcosa di inautentico, un sostituto di qualcos'altro che è sconosciuto al sognatore, simile alla tendenza dell'atto mancato, un sostituto di qualcosa la cui conoscenza, pur essendo presente nel sognatore, gli è inaccessibile. Speriamo di riuscire a trasporre la stessa concezione a tutto il sogno, che è composto di tali elementi. La nostra tecnica consiste nel far emergere, mediante la libera associazione con questi elementi, altre formazioni sostitutive che ci diano modo di intuire ciò che è nascosto.

Vi propongo ora di introdurre nella nostra nomenclatura un cambiamento che ci faciliterà la chiarezza espositiva. Invece di "nascosto", "inaccessibile", "inautentico", diremo, dandone la descrizione appropriata, "inaccessibile alla coscienza del sognatore" o "inconscio". Con ciò intendiamo soltanto quello che può indicarvi il riferimento alla parola dimenticata o alla tendenza disturbatrice dell'atto mancato, cioè "al momento inconscio ". Di contro, naturalmente, possiamo chiamare "coscienti" gli elementi onirici stessi e le nuove rappresentazioni sostitutive ottenute mediante associazione. Nessuna costruzione teorica è legata finora a tale nomenclatura. L'uso del termine "inconscio", quale descrizione adeguata e facilmente comprensibile, è incensurabile.

Se trasferiamo la nostra interpretazione del singolo elemento al sogno intero, ne risulta che il sogno nel suo complesso è il sostituto deformato di qualcos'altro, di qualcosa d'inconscio, e che il compito dell'interpretazione del sogno è di scoprirla. Ne conseguono subito tre regole importanti che dobbiamo seguire nel corso del nostro lavoro di interpretazione dei sogni:

1) non bisogna preoccuparsi di ciò che il sogno sembra voler dire, sia esso comprensibile o assurdo, chiaro o confuso, perché ciò non è mai il materiale inconscio da noi cercato (in seguito ci si imporrò una limitazione ovvia a questa regola);

2) il lavoro si deve limitare a evocare per ogni elemento le rappresenzioni sostitutive, senza riflettervi, senza esaminare se esse contengano elementi adatti, e senza preoccuparsi di quanto ci portino lontano dall’elemento del sogno;

3)  si attenda finché il materiale inconscio nascosto e cercato si presenti da sé, proprio come la parola dimenticata "Monaco", nell'esempio descritto.

Ora comprendiamo anche fino a che punto sia indifferente che il sogno venga ricordato molto o poco, e soprattutto se esattamente o in modo incerto. Il sogno ricordato non costituisce il vero contenuto psichico, ma un suo sostituto deformato che deve aiutarci, risvegliando altre formazioni sostitutive, ad avvicinare il contenuto vero e proprio, a rendere cosciente ciò che nel sogno è inconscio. Se dunque il nostro ricordo era infedele, significa che esso ha semplicemente operato un'ulteriore deformazione del sostituto, deformazione che, del resto, non può essere immotivata.

Il lavoro interpretativo può essere compiuto sia su sogni propri che altrui. Riguardo ai propri, anzi, si impara di più, il procedimento riesce più probante. Tentando di farlo, però, si nota qualcosa che si oppone a tale lavoro. Vengono in mente idee, è vero, ma non tutte sono accolte. Agiscono influssi che le esaminano e le scelgono. Di una certa idea spontanea diciamo: «No, questa non è adatta, non c'entra»; di un'altra: «Questa è troppo assurda»; di una terza: «È del tutto marginale». Si può inoltre osservare come con tali obiezioni le idee spontanee vengano soffocate prima che siano diventate del tutto chiare e si finisca per scacciarle del tutto. Da un lato, dunque, ci si attiene troppo fermamente alla rappresentazione iniziale, all'elemento onirico stesso, dall'altro si disturba il risultato della libera associazione con una scelta. Se nel corso dell'interpretazione del sogno non siamo soli, se lasciamo che un altro interpreti il nostro sogno, noteremo molto chiaramente un'ulteriore ragione per compiere questa scelta non consentita. In questi casi può accadere che diciamo a noi stessi: «No, quest'idea che mi è venuta in mente è troppo sgradevole, non voglio o non posso riferirla».

Tali obiezioni minacciano evidentemente di turbare il successo del nostro lavoro. Ci si deve difendere contro di esse, e lo si fa, sulla propria persona, proponendosi fermamente di non assecondarle. Se invece si interpreta il sogno di un altro, occorre imporgli la regola inviolabile di non escludere dalla comunicazione nulla di quanto gli venga in mente, anche quando ciò dovesse suscitare una delle quattro obiezioni: è irrilevante, è troppo insensato, non c'entra nulla, o è troppo penoso da riferire. Il soggetto si impegna a seguire tale regola, e noi avremo modo di arrabbiarci per il modo pessimo in cui, all'occasione, manterrà la sua promessa. Dapprima ci spiegheremo il suo comportamento col fatto che, malgrado le nostre autorevoli assicurazioni, la fondatezza della libera associazione non l'abbia convinto, e penseremo forse di poter cominciare a persuaderlo per via teorica, dandogli scritti da leggere o mandandolo a conferenze, nella speranza di trasformarlo in un seguace della nostra concezione dell'associazione libera. Ma evitiamo di compiere un tale passo falso se osserviamo che anche in noi stessi - e di tale convinzione possiamo essere certi - emergono le medesime obiezioni contro certe idee spontanee, obiezioni che vengono eliminate solo in seguito, in certo qual modo in seconda istanza.

Invece di irritarci per la disobbedienza del sognatore, si possono usare tali esperienze per imparare qualcosa di nuovo, che è molto più importante di quanto vi possiate aspettare. Comprendiamo che il lavoro di interpretazione del sogno si compie contro una resistenza che si oppone a tale lavoro e che si esprime in quelle obiezioni critiche. Tale resistenza è indipendente dal convincimento teorico del sognatore. Ma impariamo ancora di più. Apprendiamo che una simile obiezione non è mai giustificata. Al contrario, le idee spontanee, che si vorrebbero in tal modo reprimere, si rivelano senza eccezione le più importanti e quelle decisive per la scoperta del materiale inconscio. Anzi, il fatto che un'idea sia accompagnata da una simile obiezione, ciò ne indica l'importanza.

Tale resistenza è qualcosa di totalmente nuovo, un fenomeno che abbiamo trovato in base ai nostri presupposti, senza che fosse implicito in essi. Non possiamo dirci piacevolmente sorpresi di questo nuovo fattore che entra in gioco. Intuiamo che esso non ci faciliterà il lavoro. Ci potrebbe indurre persino ad abbandonare tutti i nostri sforzi riguardo al sogno. Una cosa così irrilevante come il sogno e con tutte queste difficoltà, invece di una tecnica semplice! Ma, d'altra parte, proprio tali difficoltà potrebbero stimolarci e farci supporre che il lavoro meriti lo sforzo. Incontriamo regolarmente resistenze quando vogliamo procedere dal sostituto, cioè dall'elemento onirico, al materiale inconscio nascosto dietro di esso. E legittimo dunque pensare che dietro al sostituto si celi qualcosa di importante. Perché altrimenti queste difficoltà che si oppongono alla sua scoperta? Quando un bambino non vuole aprire il pugno chiuso, per far vedere cosa c'è dentro, di certo c'è qualcosa che non va e che non dovrebbe esserci.

Nello stesso momento in cui introduciamo nella nostra esposizione la rappresentazione dinamica di una resistenza dobbiamo anche pensare che tale fattore sia qualcosa di quantitativamente variabile. Vi possono essere resistenze più o meno grandi, e siamo preparati a incontrare tali differenze anche nel corso del nostro lavoro. A questo fatto possiamo collegare un'altra esperienza che facciamo durante il lavoro di interpretazione dei sogni. A volte, cioè, bastano un'unica o poche idee spontanee a condurci dall'elemento onirico al suo materiale inconscio, mentre altre volte sono necessarie lunghe catene di associazioni e il superamento di molte obiezioni critiche. Ci diremo allora che queste diversità sono legate alle grandezze variabili della resistenza, e avremo probabilmente ragione. Se la resistenza è piccola, neppure il sostituto è molto lontano dal materiale inconscio; una grande resistenza comporta grandi deformazioni del materiale inconscio e perciò un lungo cammino per risalire dal sostituto al materiale inconscio.

Ora forse sarebbe giunto il momento di prendere in esame un sogno e di sperimentarvi la nostra tecnica, per vedere se le nostre aspettative trovino conferma. Ma quale sogno dobbiamo scegliere? Non potete immaginare quanto mi sia difficile la scelta, anche se non mi è ancora possibile spiegarvi in che cosa consistano le difficoltà. Evidentemente devono esserci sogni che nel complesso hanno subito una piccola deformazione, e sarebbe meglio cominciare con questi. Ma quali sono i sogni meno deformati? Quelli comprensibili e non confusi di cui vi ho già dato due esempi? Ciò sarebbe un grosso sbaglio. L'indagine mostra che tali sogni hanno subito un grado di deformazione straordinariamente alto. Se, invece, rinunciando a particolari condizioni, scegliessi un sogno qualunque, sarete probabilmente molto delusi. Potremmo essere costretti a rilevare o elencare una tale quantità dì idee spontanee riguardanti i singoli elementi onirici da perdere uno sguardo d'insieme sul lavoro. Se annotiamo il sogno e lo confrontiamo con l'elenco di tutte le idee che si sono presentate in associazione ad esso, può accadere facilmente che il secondo testo sia molto più lungo del primo. Sembrerebbe quindi più opportuno scegliere per l'analisi parecchi sogni brevi, ciascuno dei quali possa almeno dirci o confermarci qualcosa. Questo è ciò che intenderemo fare, a meno che l'esperienza non ci indichi dove possiamo trovare sogni poco deformati.

Ma conosco anche un altro modo di semplificare le cose che, del resto, si trova proprio sulla nostra strada. Invece di intraprendere l'interpretazione di sogni interi, limitiamoci a singoli elementi onirici e osserviamo, in una serie di esempi, come essi vengano spiegati applicando la nostra tecnica.

a) Una signora racconta di aver sognato molto spesso da bambina che «il buon dio portava in testa un cappello di carta a punta». Come potete comprendere tale sogno senza l'aiuto della sognatrice? Sembra del tutto insensato. Non lo è più quando la signora ci riferisce che da bambina a tavola le facevano mettere un cappello simile, perché non smetteva di sbirciare nei piatti dei fratelli per vedere se qualcuno avesse ricevuto più cibo di lei. Il cappello doveva quindi servire da paraocchi. Si tratta di un'informazione storica, data senza alcuna difficoltà. L'interpretazione di questo elemento, e al tempo stesso di tutto il breve sogno, risulta facilitata dall'aiuto di una successiva idea spontanea della sognatrice. «Poiché avevo sentito dire che il buon dio è onnisciente e vede tutto», dice, «il sogno può significare soltanto che io so e vedo tutto come il buon dio, anche se si vuole impedirmelo». Questo esempio è forse troppo semplice.

b) Una paziente scettica fa un sogno piuttosto lungo, nel quale accade che certe persone le parlino del mio libro sul motto di spirito, lodandolo molto. Poi si dice qualcosa di un "canale ", forse un altro libro nel quale si parla di un canale... o qualche altra cosa con un canale... lei non lo sa... è del tutto confuso.

Ora sarete di certo propensi a credere che l'elemento "canale" si sottrarrà all'interpretazione, poiché è così indeterminato. Avete ragione nel supporre tale difficoltà, ma il sogno non è difficile perché oscuro, ma è oscuro per un'altra ragione, quella stessa che rende diffìcile anche l'interpretazione. Alla sognatrice non viene in mente nulla in relazione a "canale", e anch'io naturalmente non so cosa dire. Qualche tempo dopo, in vero il giorno dopo, racconta che le è venuto in mente qualcosa che forse sta in relazione con questo elemento. Si tratta di un motto di spirito che ha sentito raccontare. A bordo di una nave tra Dover e Calais, un noto scrittore s'intrattiene con un inglese il quale a un certo punto cita la frase: «Du sublime au ridicule il n'y a qu'un pas» [Dal sublime al ridicolo non c'è che un passo]. Lo scrittore risponde: «Oui, le pas de Calais» [Sì, il passo di Calais], intendendo così che egli considera sublime la Francia e ridicola l'Inghilterra. Ma il Pas de Calais è appunto un "canale", il Canale della Manica. Ritengo che questa associazione abbia qualcosa a che fare col sogno? Penso proprio di sì; essa dà la soluzione dell'elemento onirico enigmatico. O dubitate forse che questo motto di spirito sia esistito già prima del sogno come materiale inconscio dell'elemento "canale"? Potete forse supporre che esso sia stato aggiunto in seguito? Si tratta di un'idea spontanea che rivela lo scetticismo che si nasconde nella paziente dietro un'ammirazione ostentata, e la resistenza è di certo la ragione comune sia del modo esitante con cui tale idea si presenta in lei, sia della corrispondente forma indeterminata dell'elemento onirico. Osservate in questo caso il rapporto dell'elemento onirico con il materiale inconscio. Esso è in qualche modo un frammento del materiale inconscio, un'allusione; e a causa del suo isolamento è divenuto del tutto incomprensibile.

e) Un paziente sogna in un contesto più ampio: intorno a un tavola di forma particolare sono seduti alcuni membri della sua famiglia ecc. Riguardo a questo tavolo gli viene in mente di aver visto un mobile simile in occasione di una visita a una determinata famiglia. Poi i suoi pensieri si susseguono: in quella famiglia vi era un particolare rapporto tra padre e figlio, e subito aggiunge che, in effetti, tra lui e suo padre le cose vanno allo stesso modo. Il tavolo è stato quindi introdotto nel sogno per indicare tale parallelo. Questo paziente conosceva da tempo le regole dell'interpretazione dei sogni. Un altro si sarebbe forse scandalizzato che un dettaglio così futile come la forma di un tavolo fosse fatto oggetto di analisi. In realtà noi riteniamo che nel sogno nulla sia casuale o indifferente e ci aspettiamo di trarre delucidazioni proprio dalla spiegazione di simili dettagli futili e immotivati. Vi meraviglierete forse anche del fatto che per esprimere il pensiero «la nostra situazione è uguale alla loro» il lavoro onirico scelga proprio il tavolo [Tisch]. Ma anche questo si spiega quando si apprende che il cognome della famiglia dei conoscenti è Tischler. Facendo sedere i membri della propria famiglia attorno al tavolo, il sognatore dice che sono anch'essi dei Tischler. Osservate, del resto, come nel riferire simili interpretazioni di sogni si deve necessariamente diventare indiscreti.

Con ciò avete intuito una delle difficoltà nella scelta degli esempi, a cui prima accennavo. Potevo facilmente sostituire questo esempio con un altro, ma probabilmente avrei evitato tale indiscrezione solo a costo di commetterne un'altra. Mi sembra giunto il momento di introdurre due termini che avremmo potuto usare già da molto tempo. Chiameremo contenuto onirico manifesto ciò che il sogno racconta, e pensieri onirici latenti ciò che è nascono e a cui dobbiamo arrivare seguendo le idee spontanee. Osserviamo quindi le relazioni che intercorrono tra il contenuto onirico manifesto e i pensieri onìrici latenti, come si mostrano in questi esempi. Possono esservi relazioni molto differenti. Negli esempi a) e b) l'elemento manifesto è anche una parte costitutiva dei pensieri latenti, anche se soltanto una piccola parte di essi. Tale piccola parte di una grande e complicata opera psichica contenuta nei pensieri onirici inconsci è giunta nel sogno manifesto, come un frammento di essi, in altri casi come un'allusione, un richiamo, un'abbreviazione in stile telegrafico. Il lavoro interpretativo ha il compito di riportare all'unità, completandoli, tali frammenti o tali accenni, come è riuscito particolarmente bene nell'esempio b). Un tipo di deformazione in cui consiste il lavoro onirico è dunque la sostituzione mediante un frammento o un'allusione. Nel caso e) è riconoscibile inoltre un altro rapporto, che vedremo espresso in modo più chiaro e preciso negli esempi seguenti.

d) Il sognatore estrae una signora (una determinata signora, da lui conosciuta) da dietro il letto. Egli stesso trova il senso di tale elemento onirico con la prima cosa che gli viene in mente. Significa: egli preferisce questa signora [hervorziehen = estrarre; vorziehen = preferire].

e) Un altro sogna che suo fratello si trova in una cassa. Con la prima associazione sostituisce cassa con armadio [Schrank], e la seconda dà quindi l'interpretazione: il fratello schrankt sich ein [si trova in ristrettezze] .

f) Il sognatore sale su una montagna da cui gode una vista eccezionalmente vasta. Ciò appare del tutto razionale. Forse non c'è nulla da interpretare, ma solo da individuare da quale reminescenza provenga il sogno e per quale motivo essa si sia risvegliata. Ma vi sbagliate, è risultato che questo sogno doveva essere interpretato proprio come un qualsiasi altro sogno più confuso. Al sognatore infatti non viene in mente nulla riguardo a una sua escursione alpina e ricorda invece la circostanza che un suo conoscente pubblica una rivista che si occupa delle nostre relazioni con i paesi più lontani della Terra. Il pensiero onirico latente è dunque, qui, un'identificazione del sognatore con colui che pubblica quella rivista.

Trovate in questo caso un nuovo tipo di relazione tra l'elemento onirico manifesto e quello latente. Il primo è non tanto una deformazione del secondo, quanto una sua rappresentazione, una sua raffigurazione concreta e plastica che prende lo spunto dal significato letterale della parola. Ma proprio per questo si tratta, ancora una volta, di una deformazione, perché da molto tempo abbiamo dimenticato da quale immagine concreta derivi la parola e non la riconosciamo nell'immagine che la sostituisce. Se considerate che il sogno manifesto si compone in prevalenza di immagini visive, e più raramente di pensieri e parole, potete intuire quale importanza abbia tale tipo di relazione nella formazione del sogno. Vedete anche che in questo modo diventa possibile creare nel sogno manifesto immagini sostitutive per tutta una serie di pensieri astratti, immagini che servono anche all'intenzione di nascondere. Questa è la tecnica del comune rebus figurato. Da dove provenga l'apparenza spiritosa propria di simili immagini è una domanda a sé che non occorre affrontare qui.

Non vi parlo ancora di un quarto tipo di relazione tra elemento manifesto e latente, ma lo richiamerò quando prenderemo in esame la tecnica. Neppure allora vi avrò fornito un'elencazione completa, ma sarà sufficiente per i nostri scopi.

A questo punto avete il coraggio di affrontare l'interpretazione di un sogno intero? Proviamo a vedere se siamo sufficientemente pronti per tale compito. Naturalmente non sceglierò uno dei sogni più oscuri, ma uno di quelli in cui i caratteri del sogno si presentano in modo ben distinto.

Dunque, una signora giovane, ma sposata già da molti anni, sogna: è seduta con suo marito a teatro, una parte della platea è completamente vuota. Suo marito le racconta che anche Elise L. e il suo fidanzato avrebbero voluto venirci, ma avevano trovato solo brutti posti, tre per 1 fiorino e 50 centesimi e non potevano certo prenderli. La signora pensa che in fondo non era una disgrazia.

La prima cosa che la sognatrice ci riferisce è che il motivo del sogno è menzionato nel contenuto manifesto. Suo marito le aveva veramente raccontato che Elise L., una sua conoscente all'incirca della stessa età, si era appena fidanzata. Il sogno è la reazione a questa notizia. Sappiamo già che per molti sogni è facile trovare simili motivi nel giorno precedente, e che tale origine viene indicata spesso dal sognatore senza difficoltà. La sognatrice ci mette a disposizione informazioni dello stesso genere anche per altri elementi del sogno manifesto. Da dove proviene il dettaglio che una parte della platea è vuota? È un'allusione a un fatto reale della settimana precedente. La donna si era proposta di andare a una certa rappresentazione teatrale, e aveva perciò comprato i biglietti per tempo, tanto che aveva dovuto pagare il prezzo di prevendita. Quando giunsero a teatro, constatò quanto la sua premura fosse stata superflua, poiché una parte della platea era quasi vuota. Avrebbe fatto in tempo anche se avesse comperato i biglietti il giorno stesso della rappresentazione. Il marito non tralasciò di prenderla in giro per la sua fretta. Qual è l'origine di 1 fiorino e 50 centesimi? Si tratta di un nesso del tutto diverso, che non ha nulla a che fare con il precedente, ma che allude ugualmente a una notizia del giorno prima. Sua cognata aveva ricevuto in dono dal marito 150 fiorini, e quell'oca non aveva trovato nulla di più urgente da fare che correre dal gioielliere per comprarsi con quel denaro un gioiello. Da dove viene il "tre"? Non sa nulla in proposito, a meno che non si voglia far passare per buona l'idea che la fidanzata, Elise L., ha soltanto tre mesi meno di lei, che è sposata da quasi dieci anni. E l'assurdità di prendere tre biglietti se si è solo in due? Al riguardo non dice nulla, e rifiuta ogni ulteriore associazione e informazione.

Tuttavia, con le sue poche associazioni, la sognatrice ci ha dato tanto materiale da renderci possibile intuire in base ad esso i pensieri onirici latenti. Ci colpisce senz'altro il fatto che in molti punti delle sue comunicazioni compaiono determinazioni di tempo, che dimostrano l'esistenza di un carattere comune alle diversi parti del materiale. La paziente si è procurata i biglietti per il teatro troppo presto, li ha presi con troppa fretta, così da dover pagare un sovrapprezzo; allo stesso modo la cognata si è affrettata a portare il suo denaro dal gioielliere per comprarsi un gioiello, come se potesse sfuggirle l'occasione. Se aggiungiamo al tanto accentuato "troppo presto", "precipitosamente", il motivo del sogno, ossia la notizia che l'amica più giovane di soli tre mesi ha comunque trovato ora un buon marito, e la critica contenuta nell'offesa alla cognata, che era stato assurdo affrettarsi in tal modo, ci si presenta quasi spontaneamente la seguente ricostruzione dei pensieri onirici latenti, dei quali il sogno manifesto è un sostituto molto deformato:

«È stata un'assurdità da parte mia la fretta che ho avuto di sposarmi! L'esempio di Elise mi dimostra che avrei trovato un marito anche più tardi». (La fretta è rappresentata dal suo comportamento nel procurarsi i biglietti e da quello della cognata nell'acquisto del gioiello. Come sostituto del matrimonio subentra l'andare a teatro). Questo sarebbe il pensiero principale, forse possiamo proseguire, sebbene con minor certezza, perché l'analisi dovrebbe basarsi anche in questi punti su informazioni della sognatrice: «E con quel denaro ne avrei trovato uno cento volte migliore!» (150 fiorini è cento volte 1 fiorino e 50 centesimi). Se potessimo sostituire il denaro con la dote, ciò vorrebbe dire che il marito si compra con la dote; tanto il gioiello, quanto i cattivi posti a teatro starebbero al posto del marito. Sarebbe ancora meglio se proprio l'elemento «tre biglietti» avesse a che fare con un uomo. Ma la nostra comprensione non arriva ancora a tanto. Abbiamo scoperto soltanto che il sogno esprime il disprezzo per il marito e il rimpianto di essersi sposata così presto.

A mio parere saremo più sorpresi e confusi, piuttosto che soddisfatti, dal risultato di questa prima interpretazione onirica. Siamo assaliti da troppe cose in una sola volta, più di quante per il momento possiamo dominare. Notiamo già che non saremo in grado di sviscerare tutti gli insegnamenti di questa interpretazione. Affrettiamoci a individuare le nuove conoscenze che abbiamo acquisito.

Primo: è strano come nei pensieri latenti l'accento principale cada sull'elemento della fretta; nel sogno manifesto non ve ne è traccia. Senza l'analisi non avremmo potuto sospettare che questo fattore svolga un qualsiasi ruolo. Sembra dunque possibile che nel sogno manifesto manchi proprio la cosa principale, centrale dei pensieri inconsci. Ciò deve cambiare completamente l'impressione suscitata da tutto il sogno. Secondo: nel sogno si trova una combinazione assurda, 3 per 1 fiorino e 50 centesimi; nei pensieri onirici intuiamo l'affermazione: è stata un'assurdità (sposarsi così presto). Si può negare forse che il pensiero "è stata un'assurdità" sia rappresentato nel sogno manifesto proprio con un elemento assurdo? Terzo: uno sguardo comparativo insegna che la relazione tra elementi manifesti e latenti non è semplice, e che non sempre si tratta di una relazione in cui quello manifesto sostituisce il latente. Deve esserci piuttosto una relazione generale tra i due campi, all'interno della quale è possibile che un solo elemento manifesto rappresenti diversi elementi latenti e uno latente sia sostituito da più elementi manifesti.

In merito al senso del sogno e al relativo comportamento della sognatrice ci sarebbero ugualmente molte cose sorprendenti da dire. La paziente ammette l'interpretazione, ma se ne meraviglia. Non sapeva di disprezzare tanto suo marito, e non sa nemmeno perché dovrebbe disprezzarlo. Restano quindi molti aspetti incomprensibili. Credo che in realtà non siamo ancora sufficientemente attrezzati per un'interpretazione del sogno e che dobbiamo prima acquisire ulteriori insegnamenti e una maggiore preparazione.

Lezione 8. Sogni infantili

Signore e signori, ho l'impressione di aver proceduto troppo rapidamente. Facciamo quindi un passo indietro. Prima di intraprendere il nostro ultimo tentativo di superare con la nostra tecnica le difficoltà della deformazione onirica, ci eravamo detti che la cosa migliore sarebbe stata di eluderle attenendoci a quei sogni nei quali tale deformazione non è presente o è minima, ammesso che tali sogni esistano. Nel far ciò ci allontaniamo nuovamente dallo sviluppo storico delle nostre conoscenza, poiché in realtà solo dopo aver applicato sistematicamente la tecnica interpretativa e aver compiuto l'analisi dei sogni deformati si notò l'esistenza dei sogni non deformati.

I sogni che cerchiamo si trovano nei bambini. Sono brevi, chiari, coerenti, facili da comprendere, privi di ambiguità, eppure indubbiamente sono sogni. Non dovete credere però che tutti i sogni infantili siano di questa specie. Anche la deformazione onirica si manifesta molto presto nell'infanzia e sono stati notati sogni di bambini dai cinque agli otto anni che presentavano già tutti i caratteri dei sogni che si fanno in seguito. Ma se vi limitate all'età che va dall'inizio dell'attività psichica riscontrabile fino al quarto o quinto anno, raccoglierete una serie di sogni con caratteri che possono essere definiti infantili, e alcuni dello stesso genere si possono trovare negli anni successivi dell'infanzia. Persino in persone adulte si presentano, in determinate circostanze, sogni del tutto simili a quelli infantili.

Da tali sogni infantili possiamo trarre molto facilmente e con sicurezza chiarimenti sulla natura del sogno che - vogliamo sperare - si dimostreranno decisivi e generalmente validi.

1. Per la comprensione di questi sogni non c'è bisogno di alcuna analisi, né dell'applicazione di una tecnica. Non è necessario interrogare il bambino che racconta il suo sogno. Si deve aggiungere però un pezzo di storia della vita del bambino. C'è sempre un'esperienza del giorno prima che ci spiega il sogno. Il sogno è la reazione della vita psichica nel sonno a questa esperienza diurna.

Ascoltiamo alcuni esempi che ci consentiranno di giungere a ulteriori conclusioni.

a) Un bambino di 22 mesi deve fare gli auguri e offrire in dono un cecino di ciliegie. Lo fa evidentemente molto a malincuore, sebbene gli la stato promesso che anche lui ne avrebbe avuta qualcuna. Il mattino °Po racconta di aver sognato: «He(r)mann mangiato tutte le ciliegie».

b) Una bambina di 3 anni e 3 mesi compie per la prima volta la traversata di un lago. Al momento di scendere non vuole abbandonare la barca e piange amaramente. Il tempo della traversata le sembra essere trascorso troppo in fretta. Il mattino seguente: «Stanotte sono stata in barca sul lago». Crediamo di poter aggiungere che stavolta la traversata sia stata più lunga.

c) Un bambino di 5 anni e 3 mesi viene portato in gita nella valle dell'Eschern, presso Hallstatt. Egli aveva sentito dire che Hallstatt si trova ai piedi del Dachstein. Aveva mostrato molto interesse per questa montagna. Dall'abitazione ad Aussee si vedeva molto bene il Dachstein e con il cannocchiale vi si poteva distinguere il Rifugio Simony. Il bambino aveva cercato più volte di vederlo con il cannocchiale, non si sa con quale risultato. La gita cominciò in un'atmosfera allegra e piena di aspettative. Ogni volta che appariva un nuovo monte, il bambino domandava: «È il Dachstein, questo?». A ogni risposta negativa egli diveniva sempre più scontroso, poi si ammutolì del tutto, rifiutandosi anche di seguirci per un piccolo sentiero che conduceva alla cascata. Si pensò che fosse stanco, ma il mattino seguente egli raccontò tutto felice: «Stanotte ho sognato che siamo stati al Rifugio Simony». Aveva dunque partecipato alla gita con questa aspettativa. Riguardo ai particolari, egli riferì solo quello che aveva già sentito dire: «Si salgono scalini per sei ore».

Questi tre sogni saranno sufficienti a fornire tutti i chiarimenti desiderati.

2. Vediamo che questi sogni infantili non sono privi di senso. Sono atti psichici comprensibili e pienamente validi. Ricordatevi di ciò che vi ho detto a proposito del giudizio medico sul sogno, del paragone delle dita ignare di musica che scorrono sulla tastiera del pianoforte. Non vi sfuggirà che tali sogni infantili si oppongono nettamente a tale concezione. Sarebbe però anche troppo singolare che proprio il bambino svolgesse nel sonno attività psichiche complete, laddove l'adulto nello stesso caso dovrebbe accontentarsi di reazioni intermittenti. Abbiamo inoltre tutte le ragioni di attribuire al bambino il sonno migliore e più profondo.

3. Questi sogni sono privi di deformazioni oniriche e perciò non richiedono un lavoro interpretativo. In essi sogno manifesto e latente coincidono. La deformazione onirica non appartiene dunque all'essenza del sogno. Posso supporre che ciò vi toglierà un peso dal cuore. Ma, dopo una più attenta riflessione, ammetteremo anche in questi sogni una minima deformazione onirica, una certa differenza tra il contenuto onirico manifesto e il pensiero onirico latente.

4. Il sogno infantile è la reazione a un'esperienza diurna che ha lasciato dietro di sé un rimpianto, una nostalgia, un desiderio insoddisfatto. Il sogno conduce all'appagamento diretto e manifesto di questo desiderio. Pensate ora alle nostre discussioni sul ruolo degli stimoli corporei esterni e interni come disturbatori del sonno e provocatori del sogno. A tal riguardo siamo venuti a conoscenza di fatti del tutto certi, ma che potevano spiegarci solo una piccola parte dei sogni. In questi sogni infantili non vi è nulla che alluda all'influenza di tali stimoli somatici, e in ciò non possiamo sbagliarci poiché sono pienamente comprensibili e chiari nel loro insieme. Ma non per questo dobbiamo rinunciare all'eziologia degli stimoli del sogno. Possiamo soltanto chiederci: perché abbiamo dimenticato all'inizio che oltre agli stimoli somatici esistono anche stimoli psichici che disturbano il sonno? Eppure sappiamo che sono proprio tali eccitamenti che il più delle volte disturbano il sonno dell'adulto, impedendogli di giungere alla condizione psichica dell'addormentarsi, ossia del ritrarre il proprio interesse dal mondo. L'adulto non vorrebbe interrompere la vita, preferirebbe continuare a lavorare alle cose che lo interessano, per questo non dorme. Per il bambino dunque un simile stimolo psichico disturbatore del sonno è il desiderio insoddisfatto, al quale egli reagisce con il sogno.

5. Da qui otteniamo per la via più breve delucidazioni sulla funzione del sogno. Quale reazione allo stimolo psichico, il sogno deve avere il valore di un compimento di tale stimolo in modo tale che esso sia eliminato e il sonno possa proseguire. Non sappiamo ancora come sia possibile dal punto di vista dinamico questo compimento mediante il sogno, ma notiamo già che il sogno non è - come si crede - il disturbatore del sonno, ma il suo custode che ne allontana le cause disturbatrici. Noi riteniamo che avremmo dormito meglio se non avessimo sognato, ma ci sbagliamo. In realtà, senza l'aiuto del sogno non avremmo dormito affatto. È merito suo se abbiamo dormito abbastanza bene. Il sogno non ha potuto evitare di disturbarci un po', così come il guardiano notturno spesso non può evitare di fare qualche rumore mentre scaccia coloro che disturbano la quiete e che vogliono svegliarci col loro rumore.

6. Ciò che suscita il sogno è un desiderio e l'appagamento di tale desiderio è il contenuto del sogno. Questo è uno dei caratteri principali del sogno. L'altro carattere, ugualmente costante, è che il sogno non esprime semplicemente un pensiero, ma rappresenta tale desiderio come appagato in forma di esperienza allucinatoria. Il desiderio che suscita il sogno è: «Vorrei andare sul lago». Il sogno ha come contenuto: «Vado sul lago». Anche in questi semplici sogni infantili rimane dunque una differenza tra sogno latente e sogno manifesto, una deformazione del pensiero onirico latente: la trasposizione del pensiero in esperienza. Nell'interpretazione del sogno bisogna anzitutto annullare questa parte dell'alterazione. Se ciò dovesse risultare uno dei caratteri più comuni del sogno, il frammento onirico già menzionato «Vedo mio fratello in una cassa», non dovrebbe essere tradotto come «Mio fratello si trova in ristrettezze», ma «Vorrei che mio fratello si trovasse in ristrettezze, mio fratello deve fare economia». Dei due caratteri generali del sogno qui indicati, il secondo ha chiaramente maggiori possibilità del primo di venir ammesso senza obiezioni. Solo mediante indagini molto vaste potremo stabilire se ciò che suscita il sogno sia sempre un desiderio, e non possa essere anche una preoccupazione, un proposito o un rimprovero. Ma ciò non intoccherà l'altro carattere, cioè che il sogno non si limita a riprodurre questo stimolo, ma in una sorta di vissuto lo annulla, lo elimina, lo compie.

7.  In relazione a tali caratteri del sogno possiamo riprendere anche il confronto del sogno con l'atto mancato. In quest'ultimo abbiamo distinto una tendenza disturbatrice e una disturbata, e l'atto mancato era il compromesso tra le due. Nello stesso schema si inserisce anche il sogno. In questo la tendenza disturbata non può essere che quella di dormire. La tendenza disturbatrice è per noi sostituita dallo stimolo psichico, diciamo dunque dal desiderio che chiede insistentemente di essere soddisfatto, poiché finora non siamo venuti a conoscenza di altri stimoli psichici disturbatori del sonno. Anche qui il sogno è il risultato di un compromesso. Si dorme, ma si vive l'esperienza di annullare un desiderio. Si soddisfa un desiderio, ma si continua a dormire. Entrambe le tendenze sono in parte realizzate e in parte abbandonate.

8. Ricorderete che in precedenza speravamo di trovare una via di accesso alla comprensione dei problemi del sogno dal fatto che certe figurazioni della fantasia, per noi molto chiare, vengono chiamate "sogni ad occhi aperti". Ora questi sono realmente appagamenti di desideri, di desideri ambiziosi ed erotici, che conosciamo bene, ma pur essendo rappresentati in modo vivido sono pensati e mai vissuti in modo allucinatorio. Dei due caratteri principali del sogno, dunque, viene qui mantenuto quello meno certo, mentre l'altro viene meno poiché dipende dallo stato di sonno e non è realizzabile nella vita vigile. Nell'uso linguistico è contenuta dunque l'idea che l'appagamento di un desiderio sia uno dei caratteri principali del sogno. Se, inoltre, l'esperienza vissuta nel sogno è soltanto un modo diverso di immaginare, reso possibile dalle condizioni dello stato di sogno, un "sogno ad occhi aperti notturno" dunque, comprendiamo già che il processo di formazione del sogno può annullare e soddisfare lo stimolo notturno, dato che anche il sogno ad occhi aperti è un'attività legata a un soddisfacimento, e che solo a tal scopo viene praticata.

Ma oltre a quello menzionato, anche altri modi di dire hanno lo stesso senso. Ci sono dei noti proverbi che dicono: «il maiale sogna le ghiande , l'oca il granturco», oppure domandano: «Che cosa sogna il pollo? Il miglio». Il proverbio dunque si spinge ancora più avanti di noi, dal bambino all'animale, e afferma che il contenuto del sogno è il soddisfacimento di un bisogno. Tanti modi di dire sembrano alludere alla stessa cosa, ad esempio: "Bello come un sogno", "Non me lo sarei neppure sognato", "Non me lo sarei immaginato neppure nei miei sogni più audaci". Vi è qui una chiara presa di posizione dell'uso linguistico. Esistono certamente anche sogni angosciosi o dal contenuto penoso o indifferente, ma non hanno ispirato l'uso linguistico. Questo conosce "brutti" sogni, ma il sogno puro e semplice è per l'uso linguistico solo il piacevole appagamento di desiderio. Non vi è neppure un proverbio che ci assicuri che il maiale o l'oca sognano di venire macellati.

Sarebbe naturalmente impensabile che il carattere di appagamento di desiderio non sia stato notato dagli studiosi che si sono occupati del sogno. Al contrario, ciò è avvenuto più volte, ma nessuno di essi ha pensato di riconoscere tale carattere come generale e di considerarlo come cardine della spiegazione del sogno. Possiamo anche immaginare cosa può averli trattenuti dal farlo, e ce ne occuperemo in seguito.

Ma vedete ora che gran quantità di spiegazioni abbiamo ricavato dall'esame dei sogni infantili, e ciò quasi senza fatica! La funzione del sogno quale custode del sonno; la sua origine da due tendenze contrapposte, delle quali una rimane costante, il bisogno di dormire, e l'altra tende a soddisfare uno stimolo psichico; la prova che il sogno è un atto psichico sensato; i suoi due caratteri principali: appagamento di desiderio ed esperienza allucinatoria. E nel frattempo ci siamo quasi dimenticati che ci occupiamo di psicoanalisi. Il nostro lavoro non ha avuto nessuna impronta specifica, eccetto il fatto di ricollegarsi agli atti mancati. Qualunque psicologo, ignaro dei presupposti psicoanalitici, avrebbe potuto dare tale spiegazione dei sogni infantili. Perché nessuno lo ha fatto?

Se esistessero soltanto sogni come quelli infantili, il problema sarebbe risolto, il nostro compito esaurito, e tutto ciò senza interrogare il sognatore, senza introdurre l'inconscio e senza considerare l'associazione libera. Ebbene, in ciò evidentemente consiste la prosecuzione del nostro compito. Abbiamo già fatto più volte l'esperienza che i caratteri ritenuti generalmente validi si sono poi confermati tali solo per una certa specie e numero di sogni. Si tratta dunque di vedere se i caratteri generali scoperti nei sogni infantili siano costanti, se valgano anche per quei sogni che non sono trasparenti, il cui contenuto manifesto non permette di individuare alcuna relazione con un desiderio diurno. Secondo il nostro modo di vedere questi altri sogni hanno subito una profonda deformazione e perciò non possono essere giudicati a prima vista. Supponiamo anche che per spiegare tale deformazione dovremo ricorrere alla tecnica psicoanalitica, di cui abbiamo potuto fare a meno per la comprensione dei sogni infantili, appena acquisita.

In ogni caso vi è un'altra categoria di sogni che non sono deformati e che come i sogni infantili si lasciano riconoscere facilmente come appagamenti di desideri. Sono quelli che durante tutta la vita vengono provocati dai bisogni imperativi del corpo: la fame, la sete, il bisogno sessuale. Essi sono quindi appagamenti di desideri, in quanto reazioni a stimoli interni del corpo. Ho annotato, ad esempio, il sogno di una bambina di 19 mesi, che consisteva in un menù con l'aggiunta del suo nome (Anna F....,f(r)agole, f(r)agoloni, c(r)ema, pappa), come reazione a un giorno di digiuno a causa di un disturbo digestivo, la cui causa era stata attribuita proprio al frutto che compare due volte nel sogno. Contemporaneamente anche la nonna, la cui età sommata a quella della nipote arrivava ai settanta, dovette digiunare per un giorno a causa del fastidio del suo rene mobile e la stessa notte sognò di essere invitata a pranzo fuori dove le venivano offerte le migliori leccornie.

Osservazioni su prigionieri che soffrono la fame e su persone sottoposte a privazioni nel corso di viaggi o spedizioni insegnano che in tali condizioni si sogna sempre il soddisfacimento di questi bisogni. Così Otto Nordenskjöld parla nel suo libro Amarette (1904) a proposito dell'equipaggio che svernò con lui (vol. I, p- 336): «Molto significativi della direzione dei nostri pensieri più intimi erano i nostri sogni, che mai furono più vividi e più numerosi di allora. Persino certi nostri compagni che di solito sognavano solo molto raramente, avevano ora lunghe storie da raccontare, quando al mattino ci cambiavamo le ultime esperienze di quel mondo fantastico. Riguardavano tutte quel mondo esterno, allora tanto lontano per noi, ma spesso adattato alla nostra situazione del momento... mangiare e bere erano del resto i punti centrali attorno ai quali giravano il più delle volte i nostri sogni. Uno di noi, che eccelleva nell'arte di partecipare durante la notte a grandi banchetti, era felice quando poteva raccontare al mattino di aver mangiato un pranzo di tre portate, un altro sognava tabacco, intere montagne di tabacco; altri ancora la nave che a vele spiegate veniva verso di noi sul mare aperto. Ancora un sogno merita di essere menzionato: il postino arriva con la posta e dà una lunga spiegazione della ragione del ritardo. Dice di averla consegnata ad altri per sbaglio e di essere riuscito a riaverla solo con molta fatica. Naturalmente nel sonno ci occupavamo anche di cose più impossibili, ma in quasi tutti i sogni, sia fatti da me che uditi raccontare, ciò che colpiva era la mancanza di fantasia. Sarebbe sicuramente di grande interesse psicologico, se tutti questi sogni fossero annotati. Si comprenderà facilmente quanto desiderassimo il sonno, dal momento che esso poteva offrici tutto ciò che ciascuno di noi desiderava più ardentemente». Cito anche da Du Prel: «Durante un viaggio in Africa, Mungo Park, quasi morto di sete, sognava continuamente le pianure e i campi ricchi di acqua della sua terra. Così anche Trenck, rinchiuso nella specola di Magdeburgo, tormentato dalla fama, si vedeva circondato da piatti prelibati, e George Back, uno dei partecipanti alla prima spedizione di Franklin, sognava sempre ricchi banchetti quando era prossimo a morire di fame per le terribili privazioni subite».

Chi mangia a cena cibi piccanti, avrà sete durante la notte e facilmente sognerà di bere. Naturalmente è impossibile eliminare mediante il sogno un bisogno piuttosto forte di mangiare o di bere. Da tali sogni ci si sveglia assetati e si deve realmente bere dell'acqua. In questo caso la produzione del sogno è di minima importanza pratica, è altrettanto chiaro che essa venne suscitata allo scopo di mantenere il sonno contro lo stimolo che tendeva al risveglio e all'azione. Nel caso in cui l'intensità di tali bisogni sia minore, i sogni di soddisfacimento aiutano spesso a vincerli.

Allo stesso modo, sotto l'influsso di stimoli sessuali il sogno procura soddisfacimenti che presentano però particolarità degne di nota. Poiché la dipendenza della pulsione sessuale dal suo oggetto è di un grado inferiore rispetto a quella della fame e della sete, nel sogno di polluzione il soddisfacimento può essere reale, e in seguito a certe difficoltà, di cui parleremo in seguito, relative all'oggetto, accade particolarmente spesso che il soddisfacimento reale si unisca comunque a un contenuto onirico indistinto od alterato. Come è stato notato da O. Rank, questa particolarità dei sogni di polluzione fa di essi un oggetto adatto allo studio della deformazione onirica. Del resto, tutti i sogni di adulti provocati da bisogni fisici contengono di solito, oltre al soddisfacimento, anche qualcos'altro che proviene da stimoli puramente psichici e che, per essere compreso, deve venir interpretato.

Del resto, non vogliamo affermare che i sogni di appagamento di desiderio degli adulti, formati secondo il tipo di quelli infantili, si presentano soltanto come reazioni ai menzionati bisogni imperativi. Conosciamo altrettanto bene sogni brevi e chiari di questo tipo, nati sotto l'influsso di certe situazioni dominanti, che provengono indubbiamente da stimoli psichici. Così, ad esempio, i sogni di impazienza, quando qualcuno ha fatto i preparativi per un viaggio, per uno spettacolo importante Per lui, per una conferenza, per una visita, e ora sogna l'avverarsi anticipato della sua aspettativa, cioè si vede, la notte che precede l'avvenimento, giunto alla sua meta, a teatro, o conversare con la persona che intende andare a trovare. Oppure i sogni chiamati, a ragione, di comodità, quando qualcuno che desidera prolungare il sonno sogna di essersi già alzato, di lavarsi, o di trovarsi a scuola, mentre in realtà contìnua a dormire, preferendo dunque alzarsi in sogno che nella realtà. Il desiderio di dormire, che abbiamo riconosciuto come regolarmente presente nella formazione del sogno, diventa evidente in questi sogni e si manifesta come l'autore essenziale. Il bisogno di dormire si pone, a ragione, accanto agli altri grandi bisogni corporei. Vi mostro qui, nella riproduzione di un quadro di Schwind che si trova nella galleria Schack di Monaco, con quale precisione il pittore abbia colto il nascere di un sogno da una situazione dominante. Si tratta del Sogno di un prigioniero, che non può avere altro contenuto che la sua liberazione. E’ molto bello che la liberazione debba avvenire dalla finestra, perché da questa è entrato lo stimolo luminoso che ha posto fine al sonno del prigioniero. Gli gnomi l'uno sopra l'altro rappresentano di certo le successive posizioni che egli dovrebbe assumere nell'arrampicarsi per raggiungere l'altezza della finestra e, se non erro, se non vado oltre l'intenzione dell'artista, direi che lo gnomo che sta più in alto, quello che sega l'inferriata, e dunque fa quello che il prigioniero vorrebbe fare, ha la stessa fisionomia di quest'ultimo.

In tutti gli altri sogni, eccettuati quelli dei bambini e quelli di tipo infantile, la deformazione onirica costituisce un ostacolo al nostro percorso. Non possiamo ancora dire se anch'essi siano - come supponiamo -appagamenti di desideri; non riusciamo a intuire dal loro contenuto manifesto da quale stimolo psichico abbiano avuto origine e non possiamo dimostrare che anch'essi siano diretti ad allontanare o a eliminare tale stimolo. Essi devono essere interpretati, cioè tradotti, va eliminata la deformazione che hanno subito, e sostituito il loro contenuto manifesto con quello latente: solo in seguito potremo giudicare se ciò che abbiamo trovato nei sogni infantili valga per tutti i sogni.

Lezione 9. La censura onirica

Signore e signori, dallo studio dei sogni infantili abbiamo imparato a conoscere l'origine, la natura e la funzione del sogno. I sogni sono eliminazioni di stimoli (psichici) che disturbano il sonno mediante soddisfacimento allucinatoria. Dei sogni degli adulti, in vero, abbiamo potuto spiegare un solo gruppo, quello che abbiamo indicato come sogni di tipo infantile. Non sappiamo ancora come stiano le cose riguardo agli altri, ma non li comprendiamo. Intanto abbiamo ottenuto un risultato di cui non vogliamo sottovalutare l'importanza. Ogni volta che un sogno ci è pienamente comprensibile, esso si dimostra essere l'appagamento allucinatorio di un desiderio. Tale coincidenza non può essere né causale, né priva d'importanza.

Per i sogni di altro genere supponiamo, in base a varie considerazioni e in analogia con l'interpretazione degli atti mancati, che essi siano sostituti deformati di un contenuto sconosciuto al quale devono innanzitutto venire ricondotti. L'indagine, la comprensione di questa deformazione onirica è dunque il nostro prossimo compito.

La deformazione onirica è ciò che ci fa apparire il sogno strano e incomprensibile. Vogliamo saperne molte cose: primo, da dove proviene, cioè la sua dinamica; secondo: cosa fa; e infine: come lo fa. Possiamo anche dire che la deformazione onirica è l'opera del lavoro onirico. Descriveremo il lavoro onirico, riconducendolo alle forze che su di esso agiscono.

E ora ascoltate il seguente sogno. È stato annotato da una signora del nostro gruppo e proviene, secondo quanto ci riferisce, da una signora di una certa età, molto colta e stimata. Questo sogno non è stato analizzato. La nostra referente osserva che esso non ha bisogno di un'interpretazione per uno psicoanalista. Neppure la sognatrice stessa lo ha interpretato, ma lo ha giudicato e condannato come se sapesse interpretarlo. Disse infatti in proposito: «E tali orribili e stupide cose le sogna una signora di cinquant'anni, che non ha in mente giorno e notte che la preoccupazione per suo figlio!».

Ed ecco il sogno dei "servizi d'amore". «La signora si reca all'ospedale di guarnigione N.J e dice alla sentinella che sta al cancello di dover parlare col medico primario... (dice un nome a lei sconosciuto), poiché vuole prestare servizio all'ospedale. Così dicendo, accentua la parola "servizio " in modo tale che il sottufficiale capisce subito che si tratta di "servizi d'amore". In considerazione della sua età, egli la lascia passare dopo qualche esitazione. Ma invece di andare dal medico primario, ella giunge in una grande e tetra stanza, dove molti ufficiali e medici militari si trovano in piedi o seduti intorno a un lungo tavolo. Ella rivolge la sua offerta a un capitano medico che la capisce al volo. La signora dice testualmente: "Io e numerose signore e ragazze di Vienna siamo pronte a offrire ai soldati, indifferentemente ai soldati semplici e agli ufficiali..." qui segue nel sogno un mormorio. Che questo sia stato ben compreso dagli astanti le viene però dimostrato dall'espressione, in parte imbarazzata in parte beffarda, degli ufficiali. La signora prosegue: "So che la nostra decisione può sembrare strana, ma è assolutamente seria. Anche al soldato al fronte non viene chiesto se vuole morire o meno". Segue un silenzio penoso e lungo. Il capitano medico le cinge la vita con un braccio e dice: "Gentile signora, supponga che realmente si arrivi a questo... (mormorio)". Ella si divincola dal suo braccio pensando: "Sono proprio tutti uguali", e risponde: "Mio dio, sono vecchia e forse non mi troverò mai in una simile situazione. Del resto bisognerebbe rispettare una condizione: l'età, in modo che una donna anziana e un ragazzo giovane non... (mormorio). Sarebbe atroce ". Il capitano medico: "Comprendo perfettamente". Alcuni ufficiali, tra i quali uno che da giovane l'aveva chiesta in sposa, scoppiano a ridere, e la signora esprime il desiderio di essere condotta dal medico primario che conosce, per mettere tutto in chiaro. Con grande costernazione, si accorge di non conoscerne il nome. Malgrado ciò il capitano medico la invita ossequioso e molto gentilmente a recarsi al secondo piano, per una stretta scala a chiocciola di ferro, che conduce da quella stanza direttamente ai piani superiori. Salendo, la signora sente le parole di un ufficiale: "È una decisione grandiosa, giovane o vecchia che sia; i miei rispetti!'". Sentendo di compiere semplicemente il suo dovere, la signora sale una scala interminabile».

Nel corso di poche settimane il sogno si ripete altre due volte, con dei cambiamenti - come nota la signora - del tutto insignificanti e senza senso».

Nel suo svolgimento il sogno corrisponde a una fantasia diurna; esso ha poche interruzioni, e alcune particolarità del suo contenuto avrebbero potuto essere chiarite chiedendo spiegazioni alla signora, cosa che, come sapete, non è stata fatta. Ma ciò che ci colpisce e c'interessa è che il sogno presenta parecchie lacune, non del ricordo, ma del contenuto. In tre punti il contenuto è come cancellato, i discorsi, nei quali si trovano queste lacune, sono interrotti da un mormorio. Poiché non abbiamo effettuato un'analisi del sogno, non abbiamo neppure il diritto, in vero, di dire qualcosa sul suo senso. Vi sono però allusioni dalle quali si può dedurre qualcosa, per esempio nell'espressione "servizi d'amore", e in particolare i brani del discorso che precedono immediatamente i mormorii, ci obbligano a completarli in modi che non possono essere dubbi. Se colmiamo le lacune, ne risulta una fantasia avente per contenuto che, in adempimento di un dovere patriottico, la sognatrice è disposta a concedere la propria persona al soddisfacimento dei bisogni amorosi dell'esercito, ufficiali e truppa. Ciò è di certo molto scandaloso, è l'esempio tipico di una fantasia sfacciatamente libidinosa, ma non compare affatto nel sogno. Proprio là dove il contesto richiederebbe tale ammissione, nel sogno manifesto compare un mormorio indistinto: qualcosa è andata perduta o è stata soppressa.

Spero che vi sembrerà evidente che il motivo della soppressione di questi punti è proprio il loro carattere sconveniente. Ma dove trovate un parallelo con questo fatto? Di questi tempi non occorre cercare lontano. Prendete un qualsiasi giornale politico e vedrete che in molti punti il testo manca e al suo posto risplende il candore della carta. Voi sapete che è opera della censura sulla stampa. In questi punti rimasti vuoti vi era qualcosa che risultava sgradito alle alte autorità censorie e che perciò è stato eliminato. Voi pensate: «Peccato, sarà stato il punto più interessante, "il migliore"».

Altre volte la censura non ha operato su una frase compiuta. L'autore ha previsto quali punti avrebbero provocato la censura e li ha quindi preventivamente mitigati e leggermente modificati, oppure si è accontentato di approssimazioni e allusioni a ciò che in realtà voleva uscirgli dalla penna. In questo caso il foglio non presenta spazi vuoti, ma potrete indovinare da certe circonlocuzioni e da certe espressioni oscure il riguardo preventivo usato nei confronti della censura. Teniamo fermo dunque questo parallelo. Noi diciamo che anche i discorsi omessi nel sogno, coperti da un mormorio, sono stati sacrificati a una censura. Parliamo direttamente di censura onirica, cui va assegnata una certa partecipazione alla deformazione del sogno. Ovunque si trovino lacune nel sogno manifesto, esse sono state causate dalla censura onirica. Dovremmo andare ancora oltre e riconoscere sempre una manifestazione della censura laddove un elemento onirico viene ricordato in modo particolarmente debole, indistinto e dubbio, rispetto ad altri strutturati più chiaramente. Ma solo raramente la censura si manifesta in modo così evidente, e direi quasi ingenuo, come nell'esempio del sogno dei "servizi d'amore". Molto più spesso essa si manifesta nella sua seconda forma, producendo attenuazioni, approssimazioni e allusioni al posto del materiale autentico. Per quanto riguarda un terzo modo di agire della censura onirica non saprei trovare un parallelo nel funzionamento della censura sulla stampa, ma posso dimostrarlo proprio in base all'unico sogno analizzato finora. Ricorderete il sogno dei "tre cattivi biglietti teatrali per 1 fiorino e 50 centesimi". Nei pensieri latenti di questo sogno vi era in primo piano 1 elemento: "troppa in fretta, troppo presto". Significava: è stato assurdo sposarsi così presto; allo stesso modo è stato assurdo procurarsi i biglietti per il teatro così presto; è stato ridicolo da parte della cognata spendere il denaro con tanta fretta per comprarsi un gioiello. Di questo elemento centrale dei pensieri onirici nulla è passato nel sogno manifesto- Qui il posto centrale è stato preso dall'"andare a teatro" e dal "prendere i biglietti". Mediante tale spostamento dell'accento, questo nuovo ragruppamento degli elementi del contenuto, il sogno manifesto diventa talmente diverso dai pensieri onirici latenti, che nessuno potrebbe supporre l'esistenza di questi ultimi dietro al primo. Lo spostamento di accento è uno dei mezzi principali della deformazione onirica e conferisce al sogno quel carattere di estraneità che è la ragione per cui il sognatore non vorrebbe riconoscerlo come produzione propria.

Omissione, modificazione, nuovo raggruppamento del materiale sono dunque gli effetti della censura onirica e i mezzi impiegati dalla deformazione onirica. La censura stessa è la causa prima o una delle cause principali della deformazione onirica, del cui esame ora ci stiamo occupando. Siamo abituati anche a riassumere modificazione e riordinamento con il termine "spostamento".

Dopo tali osservazioni sugli effetti della censura onirica, rivolgiamoci ora alla sua dinamica. Spero non darete a questa espressione un significato troppo antropomorfico immaginandovi il censore del sogno come un piccolo omiciattolo o come uno spirito che abita in uno stanzino del cervello e da lì esercita le sue funzioni, e neppure in forma troppo localizzata, così da pensare a un "centro del cervello" dal quale parte un tale influsso censorio, che potrebbe essere annullato con il danneggiamento o l'allontanamento da questo centro. Finora la censura onirica è soltanto un termine che ben si adatta a descrivere una relazione dinamica. Tale termine non ci impedisce di domandare da e contro quali tendenze questo influsso venga esercitato. E non saremo sorpresi d'apprendere che già una volta in precedenza abbiamo incontrato la censura onirica, forse senza riconoscerla.

In effetti, così è stato. Ricorderete che facemmo un'esperienza sorprendente quando iniziammo ad applicare la nostra tecnica dell'associazione libera. Avemmo modo di accorgerci che una resistenza si opponeva ai nostri sforzi di giungere all'elemento inconscio a partire dall'elemento onirico, che ne è il sostituto. Dicemmo che tale resistenza può essere diversamente grande, una volta enorme, un'altra minima. In quest'ultimo caso, nel nostro lavoro di interpretazione, occorre attraversare soltanto pochi elementi intermedi; quando invece la resistenza è grande, dobbiamo percorrere lunghe catene di associazione a partire dall'elemento onirico, siamo portati lontano da esso e dobbiamo vincere lungo il cammino tutte le difficoltà che si presentano in forma di obiezioni critiche nei confronti dell'idea che ci è venuta in mente. Ciò che nel corso del lavoro di interpretazione ci si presenta in forma di resistenza, dobbiamo ora riconoscerlo nel lavoro onirico come censura del sogno. La resistenza dell'interpretazione non è altro che l'oggettivazione della censura onirica. Essa ci dimostra anche che la forza della censura non si è esaurita nel produrre la deformazione del sogno e non è svanita da quel momento, ma che tale censura sussiste come istituzione durevole con l'intento di mantenere la deformazione. Del resto, come durante l'interpretazione la resistenza mutava intensità per ciascun elemento, allo stesso modo varia per ogni elemento la deformazione prodotta dalla censura nello stesso sogno. Confrontando sogno manifesto e sogno latente, si vede che alcuni elementi sono stati eliminati del tutto, altri più o meno modificati, altri ancora sono stati portati immutati, addirittura forse rafforzati, nel contenuto onirico manifesto.

Ma volevamo indagare da quali tendenze sia esercitata la censura e contro quali altre essa operi. Ebbene, questa è una domanda fondamentale per la comprensione del sogno, anzi forse della vita umana, ed è facile rispondere scorrendo la serie dei sogni che siamo riusciti a interpretare. Le tendenze che esercitano la censura sono quelle che il sognatore riconosce grazie al suo giudizio vigile, e con le quali egli si sente solidale. Siate certi che quando respingete un'interpretazione correttamente eseguita di un vostro sogno, lo fate per gli stessi motivi per i quali è stata esercitata la censura, è stata prodotta la deformazione onirica, ed è stata resa necessaria l'interpretazione. Pensate al sogno della signora cinquantenne. Senza averlo analizzato, la donna trovò riprovevole il suo sogno e ne sarebbe stata ancora più scandalizzata se la dottoressa von Hug le avesse comunicato qualcosa della sua inequivocabile interpretazione. È proprio a causa di tale condanna che i punti più scabrosi sono stati sostituiti nel suo sogno da un mormorio.

Invece le tendenze contro le quali si dirige la censura onirica devono essere descritte dapprima dal punto di vista di questa stessa istanza. In tal caso si può soltanto dire che esse sono di natura riprovevole, sconvenienti dal punto di vista etico, estetico, sociale; cose a cui non si osa pensare o si pensa solo con orrore. Tali desideri censurati, espressi nel sogno in forma deformata, sono prima di tutto manifestazioni di un egoismo senza limiti e senza scrupoli. Ed in vero, il proprio Io compare in ogni sogno e recita sempre la parte principale, anche se sa nascondersi bene nel contenuto manifesto. Questo "sacro egoismo" del sogno non è di certo privo di legami con l'atteggiamento che si assume per dormire, che consiste nel ritrarsi dell'interesse da tutto il mondo esterno.

L'Io, liberato da tutti i vincoli etici, si sente anche solidale con tutte le pretese della spinta sessuale, pretese che da lungo tempo sono state condannate dalla nostra educazione estetica e che contrastano con tutte le limitazioni imposte dalla morale. La tendenza al piacere - la libido, come la chiamiamo - sceglie i suoi oggetti senza inibizioni, e di preferenza proprio quelli proibiti. Non solo la donna altrui, ma soprattutto oggetti incestuosi, resi sacri dalle convenzioni umane, la madre e la sorella per l'uomo, il padre e il fratello per la donna. (Anche il sogno della nostra signora cinquantenne è incestuoso. La sua libido è rivolta inequivocabilmente nei confronti del figlio). Desideri che riteniamo estranei alla natura umano si dimostrano abbastanza forti da suscitare sogni. Anche l’odio si sfoga illimitatamente. Desideri di vendetta e di morte nei confronti delle persone più vicine, che nella vita ci sono più care, i genitori,  i fratelli e le sorelle, il coniuge, i propri figli, non sono affatto inusuali. Questi desideri censurati sembrano venir fuori da un vero inferno. Da svegli, dopo l'interpretazione, non v'è censura nei loro confronti che sembri abbastanza severa.

Ma non rimproverate il sogno stesso per questo brutto contenuto. Non dimenticate che esso ha l'innocua, anzi utile funzione di preservare il sonno da disturbi. Tale malvagità non appartiene alla natura del sogno.

Sapete anche che esistono sogni che si possono riconoscere come soddisfacimento di desideri legittimi e di bisogni fisici. È vero che tali sogni non hanno alcuna deformazione, ma non ne hanno neppure bisogno, possono svolgere la loro funzione senza offendere le tendenze etiche ed estetiche dell'Io. Tenete anche presente che la deformazione onirica è proporzionale a due fattori. Da un lato, diventa tanto più grande quanto più malvagio è il desiderio da censurare, dall'altro, però, anche quanto più severe sono in quel momento le esigenze della censura. Una ragazza ritrosa, educata severamente, ad esempio, deformerà perciò con censura inesorabile impulsi onirici che noi medici saremmo costretti a riconoscere come innocui e ammissibili desideri libidici, e che la stessa sognatrice giudicherà tali un decennio dopo.

Del resto siamo ancora molto lontani dal poterci sdegnare per questo risultato del nostro lavoro interpretativo. Credo che non lo comprendiamo ancora bene, ma prima di tutto abbiamo il compito di difenderlo da certe accuse per le quali non è difficile trovare un appiglio. Le nostre interpretazioni sono fatte sulla base dei presupposti che abbiamo ammesso in precedenza: che il sogno in generale abbia un senso, che sia legittimo trasferire dal sogno ipnotico a quello normale l'esistenza di temporanei processi psichici inconsci, e che tutte le idee spontanee siano determinate. Se, in base a tali presupposti, fossimo giunti a risultati plausibili nell'interpretazione dei sogni, avremmo concluso a ragione che essi erano giusti. Ma se tali risultati appaiono come ora li ho descritti? In questo caso sarebbe naturale dire: sono risultati impossibili, quanto meno molto inverosimili, dunque qualcosa era sbagliato nei presupposti. 0 il sogno non è un fenomeno psichico, o non vi è nulla di inconscio nello stato normale, oppure la nostra tecnica ha una falla da qualche parte. Non è forse più semplice e più soddisfacente ammettere ciò, piuttosto che tutti gli orrori che presumiamo di aver scoperto sulla base dei nostri presupposti?

Certamente! Questo sarebbe più facile e anche più soddisfacente, ma non perciò necessariamente più giusto. Diamoci tempo, la cosa non è ancora matura per un giudizio. In primo luogo possiamo rafforzare ancora la critica nei confronti delle nostre interpretazioni dei sogni. Il fatto che i loro risultati siano così odiosi e sgradevoli potrebbe non avere tanto peso. Un argomento più forte è che i sognatori ai quali, in base all'interpretazione dei loro sogni, attribuiamo tali desideri, li respingono nel modo più deciso e con buoni argomenti. «Cosa?», dice uno. «Vuole dimostrare in base al mio sogno che mi dispiace per le somme che ho speso per la dote di mio sorella e l'educazione di mio fratello? Ma questo proprio non può essere, io lavoro solo per i miei fratelli, non ho altro interesse nella vita che adempiere i miei doveri nei loro confronti, come, essendo il maggiore, ho promesso alla nostra povera madre». O una sognatrice dice: «Io dovrei desiderare che mio marito muoia? È un'assurdità ripugnante! Non solo abbiamo un matrimonio felicissimo - in ciò Lei probabilmente non mi crederà -, ma la sua morte mi porterebbe via tutto ciò che possiedo al mondo». O un altro replica: «Io dovrei rivolgere a mia sorella desideri sensuali? Ciò è ridicolo, non m'importa nulla di lei; siamo in pessimi rapporti e non le rivolgo la parola da anni». Forse prenderemmo la cosa ancora alla leggera, se questi sognatori non confermassero né rinnegassero le tendenze ad essi attribuite; e potremmo dire che si tratta di cose che essi ignorano di se stessi. Ma il fatto che essi avvertono in sé l'esatto contrario del desiderio interpretato e che possono dimostrarci con la loro condotta la predominanza di questo contrario deve pur sorprenderci. Non sarebbe forse il momento di gettare da parte l'intero lavoro di interpretazione dei sogni come qualcosa che è portato ad absurdum dai suoi stessi risultati?

No, non ancora. Anche questo argomento più forte crolla, se lo esaminiamo criticamente. Supposto che nella vita psichica esistano tendenze inconsce, il fatto di dimostrare nella vita cosciente il predominio delle tendenze contrarie non ha alcuna forza probante. Forse nella vita psichica c'è spazio anche per tendenze contrarie, per contraddizioni che coesistono l'una accanto all'altra; anzi è possibile che proprio la predominanza di un impulso sia una condizione perché il suo contrario rimanga inconscio. Le obiezioni restano dunque quelle sollevate inizialmente: i risultati dell'interpretazione dei sogni non sono semplici e sono molto sgradevoli. Alla prima si può replicare che, malgrado il vostro entusiasmo per la semplicità, non siete in grado di risolvere neppure un problema del sogno; dovrete sin d'ora adattarvi ad ammettere situazioni più complicate. Quanto alla seconda, vi dico che avete evidentemente torto a usare una simpatia o una repulsione come motivo di un giudizio scientifico. Cosa importa se i risultati dell'interpretazione del sogno vi sembrano sgradevoli, persino vergognosi e ripugnanti? «ça n'empèche pas d'exister» [Questo non impedisce loro di esistere], ho sentito dire in casi simili dal mio maestro Charcot quando ero un giovane medico. Per apprendere quanto di reale c'è al mondo occorre essere umili, mettere garbatamente da parte le proprie simpatie e antipatie. Se un fisico potesse dimostrarvi che la vita organica sulla Terra è destinata a finire entro breve tempo a causa di un generale assideramento, avreste forse il coraggio di replicare anche a lui: «Non può essere, questa prospettiva è troppo sgradevole!»? Penso che rimarreste in silenzio in attesa che un altro fisico dimostrasse al primo un errore nei suoi presupposti o nei suoi calcoli.

Se respingete ciò che vi è sgradito, non fate altro che riprodurre il meccanismo della formazione onirica invece di comprenderlo e di, superarlo. E possibile che ora promettiate di prescindere dal carattere repellente dei desideri onirici censurati e ripieghiate sull'argomento che in fondo è verosimile che si debba supporre che nella costituzione dell'uomo sia ^servata una parte tanto grande al male. Ma le vostre esperienze vi autorizzano a parlare così? Non mi riferisco all'opinione che avete di voi tessi, ma avete trovato davvero tanta benevolenza nei vostri superiori e concorrenti, tanta cavalleria nei vostri nemici, e così poca invidia nella società di cui fate parte, da sentirvi obbligati a dichiararvi contro la parte egoistica e malvagia della natura umana? Non sapete quanto l'uomo medio sia incapace di dominarsi e inaffidabile in tutto ciò che riguarda vita sessuale? O non sapete che tutti i soprusi e le trasgressioni che sogniamo durante la notte vengono compiuti realmente ogni giorno da persone sveglie in forma di delitti? Qui la psicoanalisi non fa altro che confermare l'antico detto di Platone secondo cui i giusti sono coloro che si accontentano di sognare quanto gli altri, i malvagi, fanno realmente.

E ora, a prescindere dagli aspetti individuali, date uno sguardo alla grande guerra che continua a devastare l'Europa, pensate all'eccesso di brutalità, di crudeltà e di menzogna che può farsi largo nel mondo civile. Credete realmente che un pugno di arrivisti e di corruttori privi di scrupoli sarebbe riuscito a scatenare tutti questi spiriti maligni, se milioni di persone da essi trascinati non avessero la loro parte di colpa? E anche in queste circostanze avete ancora il coraggio di spezzare una lancia in favore dell'esclusione del male dalla costituzione psichica umana?

Mi obietterete che giudico la guerra unilateralmente; che essa ha portato alla luce anche ciò che vi è di più bello e più nobile negli uomini, il loro eroismo, il loro spirito di sacrificio, la loro solidarietà sociale. Certo, ma non rendetevi complici, così dicendo, dell'ingiustizia tante volte commessa nei riguardi della psicoanalisi, rimproverandole di negare una cosa perché ne afferma un'altra. Non è nostra intenzione disconoscere le nobili aspirazioni della natura umana, né mai abbiamo fatto qualcosa per diminuirne il valore. Al contrario, io non vi mostro soltanto i desideri malvagi censurati nel sogno, ma anche la censura che li reprime e li rende irriconoscibili. Ci soffermiamo con maggiore insistenza su ciò che è malvagio nell'uomo solo perché gli altri lo negano, col risultato di non rendere certo migliore la vita psichica, bensì incomprensibile. Rinunciando a una tale valutazione unilateralmente etica, potremo certamente trovare una formula migliore per esprimere il rapporto tra il bene e il male nella natura umana.

Quindi siamo intesi. Non è necessario rinunciare ai risultati del nostro lavoro sull'interpretazione del sogno, pur trovandoli strani. Forse possiamo avvicinarci in seguito e per un'altra strada alla loro comprensione. Per il momento atteniamoci a questo: la deformazione onirica è una conseguenza della censura che viene esercitata da tendenze che l'Io riconosce come proprie contro impulsi di desiderio in qualche modo sconvenienti che si animano in noi, di notte, durante il sonno. Perché proprio di notte e da dove traggano origine questi desideri riprovevoli sono ovviamente questioni ancora aperte e da indagare.

Ma sarebbe sbagliato trascurare ora un altro risultato delle nostre indagini. I desideri onirici che vogliono disturbarci nel sonno ci sono sconosciuti, infatti li conosciamo solo mediante l'interpretazione dei sogni. Si devono dunque definire inconsci in un dato momento, nel senso conosciuto. Dobbiamo però riconoscere che essi sono inconsci non soltanto in quel determinato momento. Il sognatore, infatti, come abbiamo visto in tanti casi, li rinnega anche dopo esserne venuto a conoscenza mediante l'interpretazione del sogno. Si ripete dunque il caso che abbiamo incontrato per la prima volta interpretando il lapsus verbale "ruttare", quando l'autore del brindisi ci assicurò indignato di non aver avuto coscienza, né allora né mai, di un impulso irrispettoso contro il proprio capo. Già quella volta avevamo dubitato del valore di tale affermazione e l'avevamo sostituita con l'ipotesi che l'oratore ignorasse del tutto tale impulso presente in lui. Questo si ripete ora per ogni interpretazione di un sogno fortemente deformato, e acquisisce dunque un significato maggiore per la nostra concezione. Ora siamo pronti ad ammettere che nella vita psichica esistono processi e tendenze di cui il soggetto non sa assolutamente nulla, e non lo sa da lungo tempo, forse addirittura non ne ha mai saputo nulla. L'inconscio acquista quindi per noi un nuovo senso: "il determinato momento" o il "temporaneamente" scompaiono dalla sua natura; il suo significato può anche essere "costantemente inconscio" e non solo "momentaneamente latente". Naturalmente su questo punto dovremo tornare in seguito.

Lezione 10. Il simbolismo nel sogno

Signore e signori, abbiamo scoperto che la deformazione onirica che ci impedisce di comprendere il sogno è il risultato di un'attività censoria che si rivolge contro gli impulsi di desiderio inconsci e inammissibili. Ma, ovviamente, non abbiamo affermato che la censura è l'unica responsabile della deformazione onirica; e in effetti, approfondendo lo studio del sogno, è possibile scoprire anche altri fattori coinvolti. Ciò significa che se anche la censura onirica venisse eliminata, non saremmo comunque in grado di comprendere i sogni, il sogno manifesto non sarebbe ancora identico ai pensieri onirici latenti.

Quest'ulteriore fattore che rende il sogno incomprensibile, questo nuovo contributo alla deformazione onirica, lo scopriamo nel renderci conto di una lacuna della nostra tecnica. Abbiamo visto che talvolta alle persone in analisi può davvero non venire in mente nulla in relazione ai singoli elementi del sogno. In realtà, ciò non avviene così spesso come esse affermano. In moltissimi casi, insistendo, si può ottenere l'associazione. Ma rimangono pure casi in cui l'associazione manca o, se estorta, non fornisce quanto da essa ci aspettavamo. Se questo caso si presenta nel corso di un trattamento psicoanalitico, ad esso va attribuito un significato particolare, di cui al momento non ci occupiamo. Tale fatto però si presenta anche nell'interpretazione di sogni di persone normali o di nostri sogni. Se ci si convince che in casi simili l'insistenza non serve a nulla, si finisce con lo scoprire che l'indesiderata circostanza si presenta sempre in relazione a determinati elementi onirici, e si comincia a riconoscere una nuova regolarità laddove in principio si credeva trattarsi soltanto di un fallimento eccezionale della tecnica.

In tal modo si è tentati di interpretare questi elementi onirici "muti", di tradurli cioè con i nostri mezzi. Ogni volta che si osa fare questa sostituzione, si ottiene un senso soddisfacente - ciò è un dato di fatto -, mentre finché non ci si decide a tale operazione, il sogno rimane senza senso e il nesso è interrotto. La ripetizione frequente di molti casi assolutamente simili conferisce al nostro tentativo, inizialmente timido, la sicurezza richiesta.

Espongo tutto ciò in modo piuttosto schematico, ma trattandosi di scopi didattici è pur lecito farlo, tanto più che le cose non sono falsate, ma solo semplificate.

In tal modo si ottengono traduzioni costanti per tutta una serie di elementi onirici, molto simili dunque a quelle che si trovano nei nostri popolari "libri dei sogni" per tutto quello che sogniamo. Non dimenticate però che usando la nostra tecnica associativa, non appaiono mai sostituzioni costanti degli elementi onirici.

Direte subito che questa strada per giungere all'interpretazione vi sembra ancora più insicura e contestabile di quella precedente, basata sulle libere associazioni. Ma c'è dell'altro. Avendo raccolto grazie all'esperienza un numero sufficiente di sostituzioni costanti, ci si accorge a un certo punto che in effetti avremmo dovuto ricavare questi pezzi di interpretazione del sogno dalle nostre conoscenze, e che in realtà essi potevano essere compresi senza le associazioni del sognatore. Nella seconda parte della nostra discussione comprenderete da dove avremmo dovuto trarre il loro significato.

Chiamiamo simbolica tale relazione costante tra l'elemento onirico e la sua traduzione, e simbolo del pensiero onirico inconscio l'elemento onirico stesso. Ricorderete che, in precedenza, nell'esame delle relazioni esistenti tra gli elementi onirici e il loro corrispettivo autentico [ihren Eigentlichen], ho distinto tre di queste relazioni: quella della parte per il tutto, quella dell'allusione e quella della rappresentazione mediante immagini. Ve ne annunciai allora anche una quarta senza nominarla. Questa quarta è dunque la relazione simbolica ora introdotta. Ad essa si collegano discussioni molto interessanti, alle quali vogliamo rivolgere attenzione, prima di esporre le nostre particolari osservazioni sul simbolismo. Il simbolismo è forse il capitolo più singolare della teoria del sogno.

In primo luogo: poiché si tratta di traduzioni immutabili, i simboli realizzano in certo qual modo l'ideale dell'interpretazione onirica degli antichi e di quella popolare, ideale dal quale ci eravamo allontanati molto con la nostra tecnica. In certe circostanze essi ci permettono di interpretare un sogno senza interrogare il sognatore, il quale del resto non sa dire nulla a proposito del simbolo. Conoscendo i simboli onirici usuali e la persona del sognatore, le condizioni nelle quali vive e le impressioni che hanno preceduto il sogno, si è spesso in condizione di interpretare un sogno senz'altro aiuto, di tradurlo per così dire a prima vista. Una tale abilità lusinga l'interprete del sogno e impressiona il sognatore; essa si distingue piacevolmente dal lavoro faticoso di interrogare il sognatore. Ma non lasciatevi sviare da ciò. Non è nostro compito esibirci in virtuosismi. L'interpretazione basata sulla conoscenza dei simboli non è una tecnica che può sostituire quella delle associazioni o misurarsi con essa. È un'integrazione della tecnica delle associazioni e dà risultati apprezzabili solo quando è inserita in essa. Invece per quanto concerne la conoscenza della situazione psichica del sognatore, dovete considerare che non vi trovate a interpretare solo sogni di persone a voi ben note, che di regola non conoscete le vicende diurne che hanno suscitato il sogno, e che quindi sono proprio le associazioni dell'analizzato a farvi conoscere più precisamente quella che si chiama "situazione psichica".

Inoltre è davvero singolare - anche con riferimento ad argomenti che saranno menzionati in seguito - il fatto che proprio contro l'esistenza della relazione simbolica tra sogno e inconscio si siano sollevate le residenze più accese. Persino persone giudiziose e stimabili, che pure avevano seguito la psicoanalisi per un lungo tratto di strada, giunte a questo Punto, hanno rifiutato di seguirla oltre. Tale comportamento appare an-COr più strano se si considera che, in primo luogo, il simbolismo non è proprio solo del sogno o caratteristico di esso, e in secondo luogo, che il simbolismo del sogno non è stato affatto scoperto dalla psicoanalisi, per quanto essa possa vantare al riguardo alcune scoperte sorprendenti. Quale scopritore del simbolismo onirico, se ad esso vogliamo attribuire un inizio nei tempi moderni, va citato il filosofo K. A. Scherner (1861). La psicoanalisi, pur confermandone le scoperte, le ha modificate in modo decisivo.

Ed ora vorrete sapere qualcosa sulla natura del simbolismo onirico e averne degli esempi. Vi riferirò volentieri ciò che so, ma vi confesso che le nostre conoscenze in proposito non giungono tanto in là quanto vorremmo.

L'essenza della relazione simbolica è un paragone, ma non un paragone qualsiasi. Intuiamo che esso è soggetto a un particolare condizionamento, ma non sappiamo dire in che cosa esso consista. Non tutto ciò con cui possiamo paragonare un oggetto o un processo compare nel sogno come suo simbolo. D'altra parte, neppure il sogno simbolizza qualsiasi cosa, bensì solo determinati elementi dei pensieri onirici latenti. Vi sono limitazioni quindi in entrambi i sensi. Dobbiamo anche riconoscere che allo stato attuale il concetto di simbolo non è delimitabile nettamente; esso si confonde con il concetto di sostituzione, raffigurazione ecc., e si avvicina persino a quello di allusione. In una serie di simboli il paragone sul quale essi si basano è chiaro. Accanto a questi ve ne sono altri per i quali dobbiamo porci la domanda dove si debba cercare l'aspetto comune, il tertium comparationis di tale presunto paragone. Possiamo scoprirlo, in seguito, mediante una riflessione più approfondita o può realmente rimanerci nascosto. Inoltre è strano che se il simbolo è un paragone, quest'ultimo non si lasci svelare dall'associazione, è strano anche che il sognatore non conosca il paragone, che se ne serva senza conoscerlo. Anzi, ancor più, che il sognatore non sia neppure disposto a riconoscere tale paragone dopo che gli è stato messo davanti agli occhi. Vedete dunque che una relazione simbolica è un paragone di tipo assolutamente particolare, di cui non possiamo ancora comprendere chiaramente la causa. Forse in seguito troveremo qualche indicazione su questo fenomeno ignoto.

L'ambito delle cose che trovano una rappresentazione simbolica nel sogno non è grande. Il corpo umano nel suo insieme, i genitori, i figli, i fratelli, la nascita, la morte, la nudità... e ancora un'altra cosa. L'unica rappresentazione tipica, ossia costante, della persona umana è la casa, come ha riconosciuto Scherner, il quale intese persino attribuire a questo simbolo un'importanza capitale, che invece non gli spetta. Avviene nel sogno di calarsi da una casa aggrappandosi alla sua facciata, a volte provando piacere, altre volte angoscia. Le case con i muri perfettamente lisci sono uomini; quelle fornite di sporgenze e balconi, ai quali ci si può appigliare, sono donne. I genitori appaiono nel sogno come imperatore e imperatrice, re e regina, o come altre persone alle quali si deve rispetto; in questo caso dunque il sogno è pieno di devozione. Meno affettuosi sono i sogni nei riguardi di bambini e fratelli, che vengono simbolizzati da piccoli animali, insetti. La nascita è quasi sempre rappresentata da una relazione con l'acqua; sia che si sogni di affondare in acqua, o emergere da essa, salvare una persona traendola dall'acqua, o venirne salvati, ciò significa che si ha una relazione materna con quella persona. Il morire viene sostituito nel sogno con il partire, con l'andare in treno; l'essere morto, con diverse allusioni oscure, quasi esitanti; la nudità con vestiti e divise. Vedete come in questi casi i confini tra rappresentazione simbolica e allusiva si confondano. In confronto alla povertà di questa elencazione non può non colpire il fatto che oggetti e contenuti di altro genere vengono rappresentati mediante un simbolismo straordinariamente ricco. Si tratta della vita sessuale, dei genitali, dei processi e dei rapporti sessuali. Nel sogno la stragrande maggioranza dei simboli sono simboli sessuali. In questo caso si manifesta una singolare sproporzione. I contenuti che ho indicato sono pochi, ma i simboli che li rappresentano sono innumerevoli, sicché ogni singolo oggetto può essere espresso da moltissimi simboli quasi equivalenti. L'interpretazione condurrà a qualcosa che susciterà lo scandalo generale. In confronto alla varietà delle rappresentazioni oniriche, le interpretazioni dei simboli sono molto monotone. Ciò spiace a quanti lo apprendono, ma che ci si può fare?

Poiché è la prima volta che nel corso di queste lezioni si parla di contenuti della vita sessuale, mi sento tenuto a dirvi qualcosa sul modo in cui intendo trattare questo tema. La psicoanalisi non ha alcun motivo per nascondere tale argomento, o semplicemente alludervi, non ritiene necessario vergognarsi di occuparsi di tale importante materia, ritiene che sia corretto e decente chiamare ogni cosa col proprio nome, e spera che questo sia il modo migliore per tenere lontani pensieri secondari che potrebbero disturbare. Il fatto che parlo a un uditorio composto di persone di entrambi i sessi non può cambiare nulla di quanto detto. Come non vi è una scienza in usum delphini, così non ve n'è una per ragazzine, e le signore che si trovano fra voi dimostrano, con la loro presenza in questa sala, di voler essere equiparate agli uomini. Per il genitale maschile dunque il sogno ha un gran numero di rappresentazioni che si possono definire simboliche, nelle quali l'elemento comune a tutti i paragoni è per lo più molto evidente. In primo luogo, dal punto di vista simbolico è significativo per il genitale maschile completo il sacro numero tre. La parte del genitale più appariscente e di maggior interesse per entrambi i sessi, il membro virile, trova un sostituto simbolico anzitutto in cose che gli assomigliano per la forma, ossia funghe ed erette: bastoni, ombrelli, stanghe, pali, alberi e simili. Inoltre, in oggetti che hanno in comune con ciò che rappresentano la caratteristica di penetrare nel corpo e di ferire, e quindi armi appuntite di ogni ti-P°, coltelli, pugnali, lance, sciabole, ma anche armi da fuoco: fucili, pistole e la rivoltella, che per la sua forma si adatta molto bene allo scopo, nei sogni angosciosi delle ragazze ha una parte importante l'inseguimento da parte di un uomo armato di un coltello o di un'arma da fuoco. E’ questo forse il caso più frequente di simbolismo onirico, e ora siete in grado di tradurlo con facilità. Senz'altro comprensibile è anche la sostituzione del membro virile con oggetti dai quali esca acqua, come rubinetti, annaffiatoi, fontane, e con altri che possono venire allungati, come lampade a sospensione, matite rientrabili ecc. Il fatto che matite, penne, lime da unghie, martelli e altri strumenti siano senza dubbio simboli sessuali maschili è connesso a un aspetto altrettanto evidente dell'organo.

La singolare proprietà del membro di potersi sollevare contro la forza di gravità, uno degli aspetti del fenomeno dell'erezione, conduce alla sua rappresentazione simbolica mediante aerostati, macchine volanti, e di recente mediante dirigibili Zeppelin. Ma il sogno conosce un altro modo molto più espressivo per simbolizzare l'erezione. Esso fa del membro sessuale la parte essenziale dell'intera persona, ed è questa che fa volare. Non prendetevela se i sogni spesso tanto belli nei quali si vola e che tutti conosciamo devono essere interpretati come sogni di eccitamento sessuale generale, come sogni di erezione. Tra i ricercatori di psicoanalisi P. Federn ha accertato con certezza questa interpretazione. Ma anche Mourly Vold, tanto lodato per la sua obiettività, è giunto con le sue ricerche alla stessa conclusione; egli ha eseguito gli esperimenti sul sogno di cui vi ho parlato, facendo assumere ai soggetti posizioni innaturali, ed era veramente lontano dalla psicoanalisi, forse non ne sapeva nulla. Non mi obiettate che le donne stesse possono sognare di volare. Ricordate piuttosto che i nostri sogni vogliono essere appagamenti di desideri e che il desiderio di essere un uomo è presente molto spesso nella donna, sia in forma conscia che inconscia. E per chi conosce l'anatomia non c'è da meravigliarsi che la donna possa realizzare questo desiderio con le stesse sensazioni dell'uomo. Anche la donna infatti possiede nei suoi genitali un piccolo membro somigliante a quello maschile, e questo piccolo membro, la clitoride, ha nell'infanzia e nell'epoca che precede i rapporti sessuali il medesimo ruolo del membro più grande dell'uomo.

Ai simboli sessuali maschili meno facilmente comprensibili appartengono certi rettili e pesci, soprattutto il famoso simbolo del serpente. Di certo non è facile indovinare perché il cappello e il mantello abbiano trovato lo stesso impiego, ma tale loro significato simbolico è assolutamente indubitabile. Infine ci si può ancora chiedere se si possa considerare come simbolica la sostituzione del membro virile con un altro membro del corpo, il piede o la mano. Credo che il contesto e i corrispondenti simboli femminili ci costringano a farlo.

Il genitale femminile viene rappresentato simbolicamente da tutti quegli oggetti che hanno in comune con esso la qualità di racchiudere una cavità atta ad accogliere qualcosa, quindi da pozzi, fosse e caverne, da recipienti e bottiglie, da scatole, barattoli, valigie, vasi, casse, borse ecc.; anche la nave appartiene a questa serie. Alcuni simboli, più che con il genitale della donna, hanno analogia con il grembo materno, così gli armadi, i forni e soprattutto la stanza. Qui il simbolismo della stanza si connette al simbolismo della casa: porta e portone diventano a loro volta simboli degli orifizi genitali. Ma anche certi materiali sono simboli della donna: il legno, la carta, e oggetti che sono fatti con tali materiali, come il tavolo e il libro. Tra gli animali vanno indicati come innegabili simboli femminili almeno le lumache e le conchiglie; tra le parti del corpo, la bocca come sostituto dell'orifizio genitale; tra gli edifici, la chiesa e la cappella. Come vedete, non tutti i simboli sono ugualmente comprensibili.

Tra i genitali bisogna annoverare le mammelle che, così come gli emisferi maggiori del corpo femminile, sono rappresentate come mele, pesche, frutti in genere. Il sogno descrive la peluria pubica di entrambi i sessi come boschi e cespugli. La complicata topografia delle parti genitali femminili rende comprensibile perché esse siano rappresentate molto spesso come paesaggi con rocce, boschi e acqua, mentre l'imponente meccanismo dell'apparato genitale maschile fa sì che tutti i tipi di macchine complicate e difficili da descrivere diventino suoi simboli.

Un altro simbolo del genitale femminile degno di menzione è il cofanetto di gioielli; gioie e tesoro sono anche nel sogno designazioni della persona amata; i dolciumi una frequente rappresentazione del godimento sessuale. Il soddisfacimento ottenuto sul proprio genitale viene indicato mediante ogni genere di attività musicale, anche col suonare il pianoforte. Rappresentazioni simboliche per eccellenza dell'onanismo sono lo scivolare, lo sdrucciolare e lo strappare un ramo. Un simbolo onirico particolarmente strano è la caduta o l’estrazione di denti. E’ certo che esso significhi prima di tutto la castrazione, come punizione per l'onanismo. Meno numerose di quanto ci si potrebbe aspettare sono le rappresentazioni specifiche del rapporto tra i sessi. In proposito vanno menzionate le attività ritmiche come il ballare, il cavalcare e il salire, e anche esperienze violente come l’essere investiti. Inoltre certi mestieri manuali, e naturalmente la minaccia a mano armata.

Non dovete immaginarvi l'impiego e la traduzione di questi simboli come qualcosa di molto semplice. Accadono in proposito ogni genere di cose che contraddicono le nostre aspettative. Così, ad esempio, sembra quasi impossibile che in queste rappresentazioni simboliche le differenze tra i sessi non siano nettamente separate. Alcuni simboli significano un genitale in genere, non importa se maschile o femminile, ad esempio il bambino piccolo, il figlio o la figlia piccoli. Altre volte un simbolo prevalentemente maschile può venire usato per rappresentare un genitale femminile o viceversa. Ciò non si può comprendere se prima non ci si e fatti un'idea dello sviluppo delle rappresentazioni sessuali negli uomini. Può darsi che in alcuni casi tale ambiguità dei simboli sia soltanto apparente; i simboli più evidenti come armi, borse, casse sono esclusi da tale impiego bisessuale.

Voglio ora procedere a partire non più da ciò che viene rappresentato, ma dal simbolo, per dare una prospettiva generale dei campi dai quali i simboli per lo più vengono presi, e aggiungere alcune spiegazioni con particolare riguardo ai simboli in cui l'elemento comune del paragone è incomprensibile. Un simbolo oscuro di tal genere è il cappello, forse il copircapo in genere, di significato di regola maschile, ma talvolta anche femminile. Allo stesso modo il mantello indica un uomo, forse non sempre con riferimento ai genitali. Siete liberi di chiedervi il perché. La cravatta, che pende giù e che non viene portata dalla donna, è un chiaro simbolo maschile. La biancheria e la tela in genere sono femminili; vestiti e divise sono, come abbiamo già detto, sostituti della nudità e delle forme del corpo; la scarpa, la pantofola, un genitale femminile; tavolo e legno sono stati già menzionati come simboli enigmatici, ma di certo femminili. Scale a pioli, scalinate e scale, o meglio il salire e lo scendere le stesse, sono simboli certi del rapporto sessuale. A una riflessione più attenta scopriremo, come carattere comune, il ritmo di questo andare sulle scale, forse anche il crescere dell'eccitazione, l'affanno, quanto più si sale.

Abbiamo già menzionato il paesaggio quale rappresentazione del genitale femminile. Il monte e la roccia sono simboli del membro maschile; il giardino, un frequente simbolo del genitale femminile, lì frutto non sostituisce il bambino, ma il seno. Gli animali feroci significano persone sessualmente eccitate, e anche pulsioni malvagie, passioni. Fioriture e fiori indicano il genitale femminile, o più specificatamente la verginità. Non dimenticate che i fiori sono realmente i genitali delle piante.

La stanza ci è già nota come simbolo. Qui la rappresentazione può proseguire, in quanto le finestre, le entrate e le uscite della stanza assumono il significato di orifizi del corpo. Anche il fatto che la stanza sia aperta o chiusa rientra in questo simbolismo, e la chiave che apre è senza dubbio un simbolo maschile.

Questo sarebbe dunque del materiale per il simbolismo del sogno. Esso non è completo e potrebbe venir tanto approfondito quanto esteso. Ma penso che vi sembrerà più che sufficiente e che forse vi irriterà. Mi domanderete: «Vivo realmente in mezzo a simboli sessuali? Tutti gli oggetti che mi circondano, tutti gli indumenti che indosso, tutte le cose che prendo in mano, sono sempre simboli sessuali e nuli'altro?». Vi sono motivi sufficienti per interrogarci meravigliati, e la prima domanda che faremo sarà: da dove in realtà veniamo a conoscenza del significato di questi simboli onirici, riguardo ai quali il sognatore stesso ci fornisce soltanto spiegazioni insufficienti o addirittura proprio nulla?

Rispondo: da fonti molto diverse, dalle fiabe e dai miti, da burle e da motti di spirito, dal folklore, cioè dalla conoscenza di costumi, usi, proverbi e canzoni popolari, dall'uso linguistico poetico e comune. In tutti questi ambiti ritroviamo lo stesso simbolismo, e in alcuni di essi lo comprendiamo senza la necessità di un'indagine ulteriore. Esaminando singolarmente queste fonti, troveremo tanti di quei paralleli col simbolismo del sogno da dover prendere per certe le nostre interpretazioni.

Il corpo umano, come dicevamo, viene raffigurato spesso nel sogno, secondo Scherner, con il simbolo della casa. Proseguendo questa rappresentazione, abbiamo visto che le le finestre, le porte e i portoni sono gli accessi alle cavità corporee, e che le facciate possono essere lisce o provviste di davanzali e sporgenze che servono da appiglio. Lo stesso simbolismo si trova però anche nel nostro uso linguistico [tedesco], quando si saluta confidenzialmente un vecchio amico chiamandolo «altes Haus» [vecchia casa], quando parliamo di dare a qualcuno una pacca «aufs Duchl» [sul tetto (sulla testa)], o di un altro diciamo che non è a posto «im Oberstübchen» [nella soffitta, cioè non ha la testa a posto]. In anatomia gli orifizi del corpo si chiamano direttamente «Leibespforten» [porte del corpo].

Il fatto che nel sogno troviamo i genitori trasformati in coppia imperiale o reale può sembrare a prima vista sorprendente. Ma ciò trova il suo parallelo nelle fiabe. Non ci viene forse in mente che le numerose favole che cominciano con «C'era una volta un re e una regina» non vogliano dire nient'altro che "c'era una volta un padre e una madre"? In famiglia i figli vengono chiamati scherzosamente "principi", e il maggiore "principe ereditario". Il re chiama se stesso "il padre della patria". I bambini piccoli vengono scherzosamente chiamati "Würmer" [vermi] e si dice con compassione "das arme Würm" [il povero verme].

Ma torniamo al simbolismo della casa. Se nel sogno usiamo le sporgenze delle case per aggrapparci [Anhalten], ciò non ricorda forse il modo popolare con cui si indica un seno molto sviluppato: «Quella lì ha un bel davanzale [Anhalten]»! Al riguardo c'è anche un'altra espressione: «Quella lì ha molta legna davanti alla casa», che sembra voler avvalorare la nostra interpretazione del legno come simbolo materno, femminile.

Ancora a proposito del legno. Non comprendiamo come mai questa materia sia giunta a rappresentare la maternità, la femminilità. In questo caso può esserci d'aiuto il confronto con altre lingue. La parola tedesca Holz [legno] appartiene probabilmente allo stesso ceppo di quella greca ϋλη che significa materia, materia prima. Ci troveremmo dunque davanti al caso non raro in cui il nome generico di materia è stato alla fine riservato a un particolare materiale. Ora, esiste un'isola nell'oceano che si chiama Madeira. Questo nome le fu dato dai portoghesi quando la scoprirono, perché allora era completamente ricoperta di boschi. Madeira significa infatti in portoghese "legno". Di certo riconoscerete che il termine madeira non è altro che la parola latina materia, un po' modificata. Ebbene, materia deriva da mater, "madre". La materia, di cui qualcosa è costituito, è in un certo senso la sua parte materna. Nell'uso simbolico di legno per indicare la donna, la madre è presente in quest'antica concezione.

Nel sogno, la nascita viene normalmente espressa mediante un riferimento all'acqua: ci si getta in acqua o si emerge dall'acqua, cioè si partorisce o si nasce. Non dimentichiamo che questo simbolo può far riferimento in due modi a una verità della storia evolutiva. In effetti, non solo tutti i mammiferi terrestri, compresi i progenitori dell'uomo, hanno avuto origine da animali acquatici, ma anche ogni singolo mammifero, ogni essere umano, ha passato la prima parte della sua vita nell'acqua, e precisamente come embrione nel liquido amniotico all'interno del ventre della madre, e con la nascita è uscito dall'acqua. Non intendo sostenere che il sognatore lo sappia, al contrario ritengo che non occorra che lo sappia. C'è un'altra cosa che il sognatore probabilmente sa perché gli è stata raccontata durante l'infanzia, e pur tuttavia sostengo che tale conoscenza non gli sia servita a formare il simbolo. Da piccolo gli fu detto che la cicogna portava i bambini; ma dove li prendeva? Dallo stagno, dal pozzo, e quindi ancora una volta dall'acqua. Uno dei miei parenti, figlio di un conte, a cui da bambino era stata data questa spiegazione, scomparve immediatamente dopo per un intero pomeriggio. Infine venne trovato disteso sulla riva dello stagno del castello, col faccino curvo sullo specchio dell'acqua, a spiare attentamente nella speranza di scorgere i bambini nel fondo dell'acqua.

Nei miti della nascita degli eroi, sottoposti a un esame comparativo da O. Rank, e di cui il più antico è quello del re Sargon di Agade, intorno al 2800 a.C, l'abbandono nell'acqua e il salvataggio dall'acqua svolgono un ruolo predominante. Rank ha mostrato che queste sono raffigurazioni della nascita, analoghe a quelle comuni del sogno. Quando in sogno si salva una persona dall'acqua, ci si rende madre di quella persona, o madre in genere; nel mito una persona che salva un bambino dall'acqua riconosce di esserne la vera madre. In un noto aneddoto umoristico si chiede a un intelligente ragazzo ebraico chi fosse la madre di Mosè. «La principessa», egli risponde senza esitare. «Ma no», si obietta, «ella lo ha soltanto salvato dall'acqua». «Questo è ciò che dice lei», replica il ragazzo, dimostrando in tal modo di aver trovato la giusta interpretazione del mito.

Nel sogno, partire significa morire. Si usa dire al bambino che domanda dove sia un morto, che è partito. Anche in questo caso vorrei contestare la credenza che il simbolo onirico abbia avuto origine da questo pretesto che viene usato col bambino. Il poeta si serve della stessa relazione simbolica quando parla dell'aldilà come di un Paese sconosciuto da cui nessun viaggiatore (no traveller) ritorna. Anche nella vita di tutti i giorni siamo soliti parlare dell'"ultimo viaggio". Chi conosce gli antichi riti, come ad es. nella religione dell'antico Egitto, sa quanto seriamente venisse presa la rappresentazione di un viaggio nel paese della morte. Sono rimasti conservati molti esemplari del Libro dei morti, che veniva dato alla mummia, quale Baedeker, per il suo viaggio. Del resto, da quando i luoghi di sepoltura sono stati separati da quelli d'abitazione, l'ultimo viaggio dei defunti è diventata una realtà.

Neppure il simbolismo genitale è qualcosa che appartiene esclusivamente ai sogni. Ognuno di voi sarà stato almeno una volta così scortese da chiamare una signora una "vecchia ciabatta", forse senza sapere di usare in tal modo un simbolo genitale. Nel Nuovo Testamento si trova scritto: «La donna è un fragile vaso». Le Sacre Scritture degli ebrei, nel loro stile poetico, sono piene di espressioni simboliche sessuali, che non sempre sono state giustamente comprese e la cui esegesi ha portato a molteplici fraintendimenti, come ad esempio a proposito del Cantico dei cantici. Nella letteratura ebraica più tarda è molto diffusa la rappresentazione della donna come una casa, in cui la porta rappresenta l'orifizio genitale. In caso di mancata verginità, ad esempio, l'uomo si lamenta di aver trovato "la porta aperta". Anche il simbolo della tavola per la donna è noto a questa letteratura. La moglie dice al marito: «Gli preparai la tavola, ma egli la capovolse». Si dice che da questo capovolgimento della tavola da parte dell'uomo nascano figli storpi. Ricavo questa documentazione da uno scritto di uno studioso di Brema, L. Levi: Die Sexualsymbolik der Bibel und des Talmuds.

Il fatto che nel sogno anche le navi abbiano il significato di donne ci è reso credibile dagli etimologi, i quali sostengono che Schiff [nave] in origine sia stato il nome di recipiente di argilla, e sia la stessa parola di Schqff [mastello, in dialetto]. Che il forno sia una donna e un ventre materno ci viene confermato dalla leggenda greca di Periandro di Corinto e di sua moglie Melissa. Quando, secondo il racconto di Erodono, il tiranno evocò l'ombra della sua amatissima consorte, da lui assassinata per gelosia, per avere da lei una spiegazione, la morta si fece riconoscere con l'affermazione che egli «aveva messo il suo pane nel forno freddo», alludendo così a un episodio che a nessun altro poteva essere noto. Nella rivista «Anthropophyteia», diretta da F. S. Krauss, una fonte insostituibile per tutto ciò che riguarda la vita sessuale dei popoli, troviamo che in una certa regione tedesca si dice di una donna che ha partorito: "le è crollato il forno". La preparazione del fuoco e tutto ciò che ad essa è collegato sono intimamente intessuti di simbolismo sessuale. La fiamma è sempre un genitale maschile e il posto dove viene acceso il fuoco, il focolare, un grembo femminile.

Se forse vi siete meravigliati della frequenza con cui i paesaggi vengono adoperati nel sogno per rappresentare il genitale femminile, fatevi dire dagli studiosi di mitologia la parte che spetta alla madre Terra nelle credenze e nei culti dell'antichità e come questo simbolismo abbia determinato tutta la concezione dell'agricoltura. Che la stanza [Zimmer] rappresenti in sogno una donna [Frauenzimmer] sarete indotti a pensarlo dal nostro uso linguistico che al posto di Frau .ammette anche il termine Frauenzimmer.[Letteralmente Frauenzimmer significa "gineceo", ma si usa anche per indicare una donna in senso di spregiativo, "donnetta"], ossia si sostituisce la persona con il luogo ad essa destinato. Allo stesso modo parliamo della "Alta Porta", intendendo indicare il sultano e il suo governo; anche il nome dell'antico sovrano d'Egitto, Faraone, non significa altro che "grande cortile". (Nell'antico Oriente i cortili fra le doppie porte della città erano luoghi d'incontro, come nel mondo classico i fori). Ritengo però che tale derivazione sia troppo superficiale. Mi sembra più verosimile che la stanza sia diventata simbolo della donna in quanto spazio che racchiude l'essere umano. Sappiamo già che la casa ha il medesimo significato, e attingendo dalla mitologia e dallo stile poetico possiamo aggiungere ai simboli femminili anche città, borgo, castello e fortezza. La questione potrebbe essere facilmente risolta analizzando i sogni di persone che non parlano il tedesco e non lo comprendono. Negli ultimi anni ho curato soprattutto pazienti stranieri e credo di ricordarmi che anche nei loro sogni la stanza significasse una donna, sebbene nella loro lingua mancasse un uso linguistico analogo al nostro. Ci sono ancora altri indizi che mostrano come la relazione simbolica possa oltrepassare dai confini linguistici, cosa che del resto aveva già affermato il vecchio studioso di sogni Schubert (1814). Tuttavia nessuno dei miei sognatori era del tutto ignaro del tedesco, sicché devo lasciare questa decisione a quegli psicoanalisti che sono in grado di raccogliere esperienze in altri Paesi di persone che parlano una sola lingua.

Tra le rappresentazioni simboliche del genitale maschile difficilmente se ne troverà una che non figuri nell'uso linguistico sia scherzoso, che volgare o poetico, specialmente dei poeti classici. In questi ultimi casi però non entrano in gioco solo simboli che compaiono nei sogni, ma anche altri, per esempio attrezzi per svariati lavori, in primo luogo l'aratro. D'altra parte, trattando la rappresentazione simbolica della virilità, ci avviciniamo a un campo molto vasto e discusso, da cui vogliamo tenerci lontani per motivi di sinteticità. Vorrei fare alcune osservazioni soltanto a proposito del simbolo 3, che esula in un certo senso da questa categoria. È una questione ancora aperta se questo numero debba il suo carattere sacro a tale relazione simbolica. Sembra però accertato che l'impiego di varie cose tripartite che compaiono in natura, in stemmi ed emblemi, derivi da un tale significato simbolico. Anche il cosiddetto giglio francese tripartito e il singolare stemma di due isole tanto distanti tra loro come la Sicilia e l'Isola di Man, il Triscele (tre gambe semipiegate che partono da un comune centro) sembrano essere nient' altro che delle stilizzazioni del genitale maschile.

Nell'antichità le effigi del membro maschile erano ritenute i più potenti mezzi apotropaici, ossia di difesa contro gli influssi maligni, e ciò si connette al fatto che gli amuleti portafortuna del nostro tempo sono generalmente riconoscibili quali simboli genitali o sessuali. Consideriamo una raccolta di cose di tal genere, ad esempio di quei piccoli ciondoli d'argento che si portano al collo: un quadrifoglio, un maiale, un fungo, un ferro di cavallo, una scala a pioli, uno spazzacamino. Il quadrifoglio ha preso il posto del trifoglio, che sarebbe simbolo più adatto; il maiale è un antico simbolo di fecondità, il fungo è indubbiamente un simbolo del pene, vi sono funghi che devono il loro nome sistematico alla loro indiscutibile somiglianza col membro virile (phallus impudicus); il ferro di cavallo riproduce il contorno dell'orifizio genitale femminile. Infine lo spazzacamino, che porta la scala, rientra in questo gruppo perché compie una di quelle funzioni alle quali viene volgarmente paragonato il rapporto sessuale (si veda la rivista «Anthropophyteia»). Nel sogno abbiamo riconosciuto la scala come simbolo sessuale, e qui ci viene in aiuto l'uso linguistico [tedesco], il quale ci mostra come la parola steigen [salire, montare] abbia un senso squisitamente sessuale. Si dice: «den Frauen nachsteigen» [andare dietro alle donne], e «ein alter Steiger» [un vecchio donnaiolo]. Nella lingua francese in cui il gradino si dice "la marche", troviamo la stessa espressione «un vieux marcheur» che indica un vecchio donnaiolo. Probabilmente in questo c'entra il fatto che l'atto sessuale di molti animali grandi abbia come presupposto il salire, il "montare" sulla femmina.

Lo strappare un ramo, quale rappresentazione simbolica dell'onanismo, non solo corrisponde a definizioni volgari dell'atto, ma si presta anche a molteplici paralleli mitologici. Particolarmente singolare è pero la raffigurazione dell'onanismo o meglio del relativo castigo, cioè della castrazione, mediante la caduta o l'estrazione di denti, perché essa trova riscontro nell'etnologia, cosa che probabilmente è conosciuta solo a una minima parte dei sognatori. Mi sembra indubitabile che la circoncisione, praticata da tanti popoli, sia un equivalente e una sostituzione della castrazione. E ora siamo venuti a sapere che presso alcune stirpi primitive dell'Australia la circoncisione viene praticata quale rito della pubertà (per festeggiare la raggiunta maturità sessuale dei giovani), mentre altre stirpi confinanti hanno sostituito tale atto con l'estrazione di un dente.

Con questi esempi concludo la mia esposizione. Sono soltanto degli esempi, sappiamo qualcosa in più sull'argomento, e potete immaginarvi quanto più ricca e interessante sarebbe una simile raccolta se fosse fatta, invece che da dilettanti come noi, da veri specialisti di mitologia, antropologia, linguistica e folclore. Ci preme comunque trarre alcune conclusioni, che non possono essere esaurienti, ma che ci daranno molto da pensare.

In primo luogo ci troviamo davanti al dato di fatto che il sognatore dispone di una forma di espressione simbolica che non conosce, né riconosce quando è sveglio. Ciò è così stupefacente come scoprire che la vostra cameriera comprende il sanscrito, sebbene sappiate che è nata in un villaggio boemo e non lo ha mai appreso. Non è facile venire a capo di questo fatto con le nostre concezioni psicologiche. Possiamo dire soltanto che nel sognatore la conoscenza del simbolismo è inconscia, e che essa appartiene alla sua vita cognitiva inconscia [unbewußten Geistesleben]. Ma neppure questa supposizione ci è sufficiente. Finora è stato necessario soltanto ammettere spinte inconsce, spinte di cui momentaneamente o permanentemente non si sa nulla. Ora invece si tratta di qualcosa di più, addirittura di conoscenze inconsce, di collegamenti mentali, di paragoni tra oggetti differenti, che fanno sì che un oggetto possa costantemente prendere il posto di un altro. Tali paragoni non vengono fatti di nuovo ogni volta, ma sono già predisposti e pronti una volta per tutte. Ciò risulta dalla loro concordanza in persone diverse, concordanza che esiste forse anche malgrado le diversità linguistiche.

Da dove dovrebbe provenire una tale conoscenza delle relazioni simboliche? Solo una piccola parte di esse appartiene all'uso linguistico. I molteplici paralleli con altri campi sono il più delle volte sconosciuti al sognatore; noi stessi abbiamo avuto difficoltà a trovarli.

In secondo luogo queste relazioni simboliche non sono affatto tipiche del sognatore o del lavoro onirico, mediante il quale sono espresse. Come abbiamo visto si servono dello stesso simbolismo anche i miti e le favole, i detti e le canzoni popolari, il comune uso linguistico e la fantasia poetica. Il campo del simbolismo è straordinariamente vasto; il simbolismo del sogno ne è soltanto una piccola parte, e non sarebbe dunque neppure opportuno affrontare tutto il problema partendo dal sogno. Molti simboli usati altrove non compaiono mai nel sogno, o solo molto raramente; alcuni simboli onirici non si ritrovano in tutti gli altri campi, ma, come avete visto, solo qua e là. Si ha l'impressione di trovarsi in presenza di una forma di espressione antica e ormai scomparsa, di cui molti elementi si sono conservati in ambiti diversi, uno qui, l'altro lì, un terzo forse in più di un ambito con forme leggermente mutate. Mi viene qui da pensare alla fantasia di un interessante malato mentale, il quale aveva immaginato una "lingua fondamentale" di cui tutte queste relazioni simboliche sarebbero state i residui.

In terzo luogo, dovete aver notato che negli altri ambiti che ho menzionato il simbolismo non è affatto soltanto sessuale, mentre nel sogno i simboli sono usati quasi esclusivamente per esprimere oggetti e relazioni sessuali. Anche ciò non è facilmente spiegabile. Dobbiamo ritenere che simboli di significato originariamente sessuale siano stati impiegati in seguito diversamente, e a ciò sarebbe collegata forse l'attenuazione della rappresentazione simbolica e la sua trasformazione in una rappresentazione di diverso tipo? Evidentemente non si può rispondere a tali domande basandoci soltanto sul simbolismo onirico. L'unica cosa che possiamo fare è attenerci all'ipotesi che esista una relazione particolarmente intima tra i simboli veri e propri e la sessualità.

Negli ultimi anni c'è stata data un'importante indicazione al riguardo. Un linguista, H. Sperber (Uppsala), che non si occupa di psicoanalisi, ha sostenuto che i bisogni sessuali hanno avuto la parte più importante nella formazione e nello sviluppo successivo del linguaggio. I primi suoni linguistici servivano alla comunicazione sessuale e al richiamo del compagno; l'ulteriore evoluzione delle radici linguistiche si sarebbe avuta con l'attività lavorativa degli uomini primitivi. Questi lavori sarebbero stati eseguiti collettivamente e accompagnati da espressioni verbali ritmicamente ripetute. In tal modo sarebbe stato trasferito sul lavoro un interesse sessuale. L'uomo primitivo si sarebbe reso, per così dire, sopportabile il lavoro trattandolo come un equivalente e come un sostituto dell'attività sessuale. Così la parola pronunciata durante il lavoro comune avrebbe avuto due significati, indicando l'atto sessuale e allo stesso tempo l'attività lavorativa ad esso equiparata. Con il tempo la parola si sarebbe distaccata dal suo significato sessuale e fissata a quel determinato lavoro. Alcune generazioni dopo, la stessa cosa sarebbe avvenuta con un'altra parola, la quale in quel momento avrebbe avuto un significato sessuale e sarebbe stata impiegata per definire un nuovo tipo di lavoro. In tal modo si sarebbe formato un gran numero di radici linguistiche, che pur essendo tutte di origine sessuale avrebbero perso il loro significato primitivo. Se la concezione che qui ho riassunto brevemente è giusta, si presenta per noi una possibilità di comprendere il simbolismo onirico. Comprenderemmo allora perché nel sogno, il quale conserva qualcosa di queste remote condizioni, esista una tale quantità di simboli sessuali, e perché in genere le armi e gli strumenti raffigurino il maschile, i materiali e le cose lavorate il femminile. La relazione simbolica sarebbe il residuo dell'antica identità verbale. Cose che una volta venivano chiamate allo stesso modo del genitale possono ora comparire in sogno quali suoi simboli.

Ma dai paralleli che abbiamo tratto dallo studio del simbolismo onirico potete anche valutare il carattere della psicoanalisi, che l'ha resa capace di diventare oggetto dell'interesse generale come né la psicologia né la psichiatria sono riuscite a fare. Durante il lavoro psicoanalitico si stabiliscono relazioni con moltissime altre discipline dello spirito, con la mitologia, con la linguistica, con il folklore, con la psicologia sociale e con la filosofia della religione; e il loro esame promette le scoperte più preziose. Troverete comprensibile dunque che nel campo della psicoanalisi sia nata una rivista, «Imago», fondata nel 1912 e diretta da Hanns Sachs e Otto Rank, la quale è dedicata esclusivamente allo studio di tali relazioni. In queste la psicoanalisi ha principalmente la parte di chi dà, più raramente di chi riceve. La psicoanalisi, in vero, ne trae il vantaggio che, ritrovando in altri campi i suoi disparati risultati, questi ultimi ci diventano più familiari. Tuttavia, nell'insieme è la psicoanalisi a fornire i metodi tecnici e i punti di vista la cui applicazione risulterà feconda negli altri campi. La vita psichica dell'individuo ci fornisce, mediante l'indagine psicoanalitica, le delucidazioni con cui possiamo risolvere, o almeno porre nella giusta luce, molti enigmi che si presentano nella vita delle masse.

Del resto, non vi ho ancora detto a quali condizioni possiamo riuscire a comprendere in modo più approfondito quella ipotizzata "lingua fondamentale", né in quale campo essa si sia conservata meglio. Finché non venite a conoscenza di ciò, non siete neppure in grado di apprezzare tutta l'importanza dell'argomento. Questo campo è infatti quello delle nevrosi, e il suo materiale sono i sintomi e le altre manifestazioni dei nevrotici, per la spiegazione e il trattamento dei quali è stata creata la psicoanalisi.

Il quarto punto di vista ci riporta nuovamente al punto di partenza e rientra sulla strada che ci siamo tracciati. Abbiamo detto che se anche non esistesse la censura onirica, il sogno non ci sarebbe facilmente comprensibile, poiché ci troveremmo comunque dinanzi al problema di tradurre il linguaggio simbolico del sogno in quello del nostro pensiero vigile. Il simbolismo è dunque un secondo e indipendente fattore della deformazione onirica, accanto alla censura onirica. Sembra evidente però supporre che alla censura onirica faccia comodo servirsi del simbolismo, dal momento che questo tende al suo stesso fine, e cioè a rendere il sogno strano e incomprensibile.

A breve vedremo se nell'ulteriore studio del sogno ci sarà dato di incontrare un nuovo fattore che contribuisce alla deformazione onirica. Non vorrei però abbandonare il tema del simbolismo onirico senza menzionare nuovamente il fatto enigmatico che questo abbia potuto incontrare una resistenza tanto violenta da parte di persone colte, sebbene la sua diffusione nei miti, nella religione, nell'arte e nella lingua sia indiscutibile. Che la responsabilità sia ancora una volta da attribuire al suo rapporto con la sessualità?

Lezione 11. Il lavoro onirico

Signore e signori, pur essendo venuti a capo della censura onirica e della rappresentazione simbolica, non avete sconfitto ancora definitivamente la deformazione onirica. Tuttavia siete comunque in grado di comprendere la maggior parte dei sogni. Vi servirete a questo scopo delle due tecniche, fra loro complementari, di suscitare le associazioni del sognatore fin quando dal sostituto riuscirete a cogliere il materiale autentico, e di sostituire, in base alle vostre conoscenze, i simboli con il relativo significato. Tratteremo in seguito alcune incertezze che derivano dall'impiego di tale procedimento.

Possiamo ora riprendere un lavoro tentato di svolgere a suo tempo con mezzi insufficienti, quando studiammo le relazioni tra gli elementi onirici e il materiale autentico che ad essi corrisponde. Riuscimmo a stabilire allora quattro di queste relazioni principali: quella della parte col tutto, quella dell'approssimazione o allusione, quella simbolica, e la raffigurazione verbale plastica. Vogliamo ora intraprendere la stessa ricerca su più vasta scala, confrontando il contenuto onirico manifesto nel suo complesso con quello latente che abbiamo trovato mediante l'interpretazione.

Spero che non confonderete mai più tra loro questi due contenuti. Se riuscirete a non farlo, avrete raggiunto una comprensione più profonda del sogno della maggior parte dei lettori della mia Interpretazione dei sogni. E permettetemi di ripetere ancora una volta che il lavoro che trasforma il sogno latente in sogno manifesto si chiama lavoro onirico [Traumarbeit]. ll lavoro inverso, che vuole giungere dal sogno manifesto a quello latente, è il nostro lavoro d'interpretazione [Deutungsarbeit]. Quest'ultimo si propone di annullare il lavoro onirico. I sogni di tipo infantile, per quanto siano riconoscibili come evidenti appagamenti di desiderio, sono stati in parte sottoposti al lavoro onirico, e cioè alla trasposizione della forma di desiderio in realtà, e il più delle volte anche alla trasposizione dei pensieri in immagini visive. In questo caso non c'è bisogno d'interpretazione, ma solo di far recedere tali due trasposizioni. Quanto negli altri sogni si aggiunge al lavoro onirico è da noi chiamato deformazione onirica [Traumentstellung], ed è questa che va fatta recedere mediante il nostro lavoro di interpretazione.

Avendo confrontato molte interpretazioni di sogni, sono in grado di farvi un'esposizione riassuntiva di ciò che il lavoro onirico fa con il materiale dei pensieri onirici latenti. Vi prego però di non pretendere di capirne troppo. Si tratta di una descrizione, e come tale va ascoltata con attenzione calma.

La prima opera del lavoro onirico è la condensazione [Verdichtung]. Con ciò intendiamo il fatto che il sogno manifesto contiene meno contenuto di quello latente, ed è quindi una specie di traduzione abbreviata di quest'ultimo. Talvolta può accadere che la condensazione manchi, ma di regola è presente e molto spesso in proporzioni enormi. Il caso contrario non si presenta mai, cioè non avviene mai che il sogno manifesto abbia un contenuto più esteso e più ricco di quello latente. La condensazione si compie: 1) mediante l'omissione assoluta di certi elementi latenti; 2) mediante la trasposizione di alcuni complessi del sogno latente in un unico frammento nel sogno manifesto; 3) mediante la combinazione e la fusione nel sogno manifesto di elementi latenti che hanno qualcosa in comune.

Se volete, potete riservare il termine "condensazione" soltanto a quest'ultimo processo, i cui effetti sono particolarmente evidenti. Vi ricorderete facilmente di aver sognato voi stessi diverse persone condensate in una sola. Un simile personaggio composito ha, ad esempio, l'aspetto di A, è vestito come B, fa una cosa che ricorda C, e per giunta si capisce che si tratta dell'individuo D. Mediante tale composto viene messo in particolare rilievo, naturalmente, qualcosa che le quattro persone hanno in comune. Formazioni miste possono essere realizzate oltre che con persone, anche con oggetti o con località, purché i singoli oggetti o le singole località abbiano in comune qualcosa che viene accentuato dal sogno latente. Si tratta come di una nuova e fugace formazione concettuale, che ha come nucleo questo carattere comune. Dalla sovrapposizione delle singole unità condensate risulta, di regola, un'immagine vaga, confusa, simile a una lastra fotografica su cui sono state scattate varie fotografie.

La produzione di formazioni miste è di certo essenziale per il lavoro onirico, in quanto possiamo dimostrare che nei casi in cui a prima vista mancavano i caratteri comuni necessari, essi sono stati creati intenzionalmente, ad esempio mediante la scelta di un'espressione verbale al posto di un pensiero. Simili condensazioni e formazioni miste ci sono già note; esse svolgevano un ruolo nella produzione di alcuni lapsus verbali (vi ricorderete di quel giovane che voleva «accompaggiare» una signora). Oltre a ciò esistono motti di spirito la cui tecnica può essere ricondotta a una tale condensazione. Ma a prescindere da questi casi, possiamo sostenere che si tratta di un procedimento assolutamente insolito e singolare. La formazione di personaggi onirici misti, in vero, trova corrispettivi in alcune creazioni della nostra fantasia, la quale fonde con facilità elementi che in realtà non hanno nulla a che fare tra loro, come ad esempio nel caso dei centauri e degli animali favolosi dell'antica nàtolo già o dei quadri di Böcklin. La fantasia "creatrice" però non è in grado di inventare assolutamente nulla, può soltanto mettere insieme dementi estranei tra loro. Ma il fatto singolare del procedimento del lavoro onirico è il seguente: il materiale che è a sua disposizione è costituito da pensieri; pensieri che, in parte, potranno anche essere scandalosi e inaccettabili, ma che sono pur sempre formati ed espressi correttamente. Tali pensieri vengono trasposti dal lavoro onirico in un'altra forma, ed è singolare e incomprensibile che in questa traduzione, o trasposizione, in una specie di scrittura o di lingua differente, vengano usati i mezzi della fusione e della combinazione. Una traduzione, di solito, cerca di tener conto delle distinzioni fatte nel testo, e tenta di tenere separate proprio le somiglianze. Al contrario, il lavoro onirico si sforza di condensare due pensieri differenti, scegliendo un'espressione ambigua che possa racchiudere i due significati, come se si trattasse di fare un gioco di parole. Non dovete pretendere di cogliere subito questa caratteristica, ma essa potrà diventare molto importante per la comprensione del lavoro onirico.

Sebbene la condensazione renda impenetrabile il sogno, non si ha però l'impressione che essa sia un effetto della censura onirica. Saremmo piuttosto tentati di ricondurla a fattori meccanici o economici, seppure, in ogni caso, la censura ne deve trarre un vantaggio.

Le produzioni della condensazione possono essere straordinarie. Con il suo apporto è talvolta possibile riunire in un sogno manifesto due processi di pensiero totalmente diversi, in modo tale che possiamo ottenere un'interpretazione di un sogno apparentemente sufficiente, ma nel contempo ci è sfuggita una possibile sovrainterpretazione [Uberdeutung].

Anche per quanto riguarda il rapporto tra il sogno latente e quello manifesto, la condensazione ha come conseguenza di non lasciare sussistere relazioni semplici fra gli elementi dell'uno e dell'altro. Un elemento manifesto corrisponde contemporaneamente a molti elementi latenti, e all'inverso un elemento latente può concorrere alla formazione di molti elementi manifesti, in una specie di corrispondenza incrociata. Nel corso dell'interpretazione del sogno risulta pure che le associazioni che riguardano un singolo elemento manifesto non emergono necessariamente secondo una successione ordinata. Spesso si deve attendere che l'intero sogno sia stato interpretato.

Il lavoro onirico compie dunque un tipo di trascrizione dei pensieri onirici molto inusuale. Non si tratta di una traduzione che procede parola per parola, o segno per segno; né di una scelta eseguita in base a una regola determinata, come se da una parola si scegliessero soltanto le consonanti, omettendo le vocali; e neppure di ciò che si potrebbe chiamare una scelta rappresentativa, cioè della scelta di un solo elemento come rappresentante di molti. E invece qualcosa di diverso e di molto più complesso.

La seconda opera del lavoro onirico è lo spostamento [Verschiebung]. A questo fortunatamente ci siamo già preparati in precedenza; sappiamo infatti che esso è totalmente opera della censura onirica. Le sue due manifestazioni sono: primo, il fatto che un elemento latente non viene sostituito da una sua propria componente, ma da qualcosa dì più lontano, da un'allusione; e secondo, che l'accento psichico passa da un elemento importante a un altro irrilevante, sicché il sogno appare strano e centrato su un punto diverso.

La sostituzione mediante un'allusione è nota anche al nostro pensiero vigile, ma vi è una differenza. Nel pensiero vigile l'allusione deve essere facilmente comprensibile e il sostituto deve trovarsi in una relazione di contenuto con il materiale autentico corrispondente. Anche il motto di spirito si serve spesso dell'allusione, ma abbandona la condizione dell'associazione di contenuto e la sostituisce con associazioni esterne inusuali, come l'assonanza, parole dal significato plurimo ecc. Esso mantiene ferma però la condizione della comprensibilità; il motto di spirito perderebbe tutto il suo effetto se non fosse agevole risalire dall'allusione a ciò a cui si vuole alludere. L'allusione di cui fa uso lo spostamento si è invece liberata nel sogno da entrambe le limitazioni. Essa è legata all'elemento che sostituisce dalle relazioni più estrinseche e lontane, ed è perciò incomprensibile. Una volta ricondotta al materiale autentico, la sua interpretazione dà l'impressione di un motto di spirito mal riuscito o di una spiegazione arbitraria, forzata, tirata per i capelli. La censura onirica infatti ha raggiunto il suo scopo soltanto quando è riuscita a rendere introvabile la via di ritorno dall'allusione al materiale autentico.

Lo spostamento di accento non è un mezzo impiegato per esprimere un pensiero. Talvolta lo usiamo nel pensiero vigile per ottenere un effetto comico. Posso darvi un'idea dell'effetto di smarrimento che provoca, ricordandovi un aneddoto. In un villaggio un fabbro si era reso colpevole di un delitto punibile con la morte. Il tribunale statuì che la colpa dovesse essere espiata, ma poiché il colpevole era l'unico fabbro del villaggio ed era indispensabile, mentre di sarti ce ne erano tre, fu impiccato al suo posto uno di questi tre.

La terza opera del lavoro onirico è la più interessante dal punto di vista psicologico. Essa consiste nella trasposizione di pensieri in immagini visive. Teniamo presente che nei pensieri onirici non tutto subisce tale trasformazione; qualcosa conserva la sua forma e compare anche nel sogno manifesto come pensiero o conoscenza. Inoltre, le immagini visive non sono l'unica forma in cui i pensieri vengono trasposti. Ma esse sono comunque l'essenziale della formazione onirica. Come sappiamo, questa parte del lavoro onirico è una delle due caratteristiche più ricorrenti del sogno, e abbiamo già avuto modo di conoscere la "raffigurazione plastica di parole" [plastische Wortdarstellung] in relazione a singoli elementi del sogno.

È chiaro che non si tratta di un'opera facile da compiere. Per farvi un'idea delle difficoltà che incontra, dovete immaginare di esservi assunti il compito di sostituire un articolo politico di fondo di un giornale con una serie di illustrazioni. Dovreste in un certo senso retrocedere dalla scrittura alfabetica a quella ideografica. Vi riuscirà facile, e forse addirittura assai bene, sostituire con immagini le persone e gli oggetti concreti menzionati nell'articolo, ma le difficoltà si presenteranno al momento di raffigurare tutte le parole astratte e tutte le parti del discorso che indicano relazioni di pensiero, come le particelle, le congiunzioni e simili. Nel caso delle parole astratte potrete fare uso di ogni genere di artifici. Vi sforzerete, ad esempio, di tradurre il testo dell'articolo in uno stile differente, che può forse apparire più inusuale, ma che contiene un maggior numero di componenti concrete e suscettibili di raffigurazione. Vi ricorderete poi che la maggior parte delle parole astratte sono parole concrete sbiadite, e risalirete quindi all'originario significato concreto di queste parole, ogni volta che vi sarà possibile farlo. Sarete dunque felici di poter rappresentare il "possedere" un oggetto mediante un vero e proprio "sedervi sopra" di esso. Così opera il lavoro onirico. In tali circostanze non potete avere grandi pretese in fatto di precisione della raffigurazione. Permetterete quindi al lavoro onirico di sostituire ad esempio un elemento tanto difficile da rappresentare come l'adulterio [Ehebruch, lett. rottura del matrimonio] con un'altra rottura, quella di una gamba.

(Mentre sono intento a correggere queste bozze, il caso mi offre una notizia di giornale che riproduco qui, quale conferma inaspettata delle frasi precedenti:

«Il castigo di dio. (Un braccio rotto per un adulterio).

La signora Anna M., moglie di un soldato territoriale, ha sporto querela per adulterio contro la signora Klementine K. Nell'accusa si dice che la K. ha intrattenuto una relazione illecita con Karl M., mentre suo marito si trovava al campo, da dove egli le mandava persino 70 corone mensili. La K. avrebbe ricevuto già molto denaro dal marito della querelante, mentre questa col suo bambino pativa la fame e la miseria. Commilitoni di suo marito le avevano riferito che la K. avrebbe frequentato, in compagnia di M., osterie, dove si sarebbe trattenuta gozzovigliando fino a tarda notte. Una volta l'accusata avrebbe chiesto al marito della querelante, in presenza di alcuni soldati di fanteria, quando si sarebbe deciso a divorziare dalla sua "vecchia" per vivere con lei. Anche la donna di servizio della K. avrebbe visto ripetute volte il marito della querelante nell'abitazione della K. in abbigliamento molto intimo.

Ieri dinanzi a un giudice di Leopoldstadt, la K. negò di conoscere M.; tanto meno era il caso di parlare di rapporti intimi.

Ma la teste Albertine M. dichiarò di aver sorpreso la K. baciare il marito della querelante.

M., interrogato come testimone già in una precedente udienza, aveva negato l'esistenza di relazioni intime con l'accusata. Ieri venne recapitata una lettera al giudice, in cui il teste ritrattava le dichiarazioni fatte in precedenza e ammetteva di aver avuto una relazione amorosa con la K. sino al giugno scorso. Nell'udienza precedente aveva negato i suoi rapporti con l'imputata solo perché questa si era presentata da lui prima dell'udienza e lo aveva pregato in ginocchio di salvarla e di non rivelare nulla. "Oggi", scrive il testimone, "mi sento spinto a fare una piena confessione davanti al tribunale, perché mi sono rotto il braccio sinistro e considero questo fatto come un castigo di dio per il mio comportamento".

Il giudice accertava che il reato era caduto in prescrizione, dopodiché la querelante ritirava la sua accusa e l'imputata veniva assolta».)

In tal modo riuscirete a compensare in certa misura le goffaggini della scrittura figurata quando deve sostituire la scrittura alfabetica.

Ma per raffigurare le parti del discorso che indicano relazioni tra pensieri - come "perché", "perciò", "ma" - non potete ricorrere ad espedienti di tal genere. Questi elementi costitutivi del testo andranno quindi perduti, per quanto riguarda la loro trasformazione in immagini. Allo stesso modo, il lavoro onirico riduce il contenuto dei pensieri onirici al loro materiale grezzo fatto di oggetti e di attività. Sarà già molto se avrete la possibilità di accennare in qualche modo a certe relazioni che non sono rappresentabili mediante una più precisa caratterizzazione delle immagini. Similmente il lavoro onirico riesce a esprimere parecchi aspetti del contenuto dei pensieri onirici latenti mediante particolarità formali del sogno manifesto, con la sua chiarezza o la sua oscurità, con la sua suddivisione in più parti ecc. Il numero di sogni parziali in cui è suddiviso un sogno corrisponde normalmente al numero dei temi principali, alle serie di pensieri del sogno latente. Spesso un sogno breve, il quale precede il sogno principale particolareggiato, si trova con quest'ultimo in un rapporto di introduzione o di motivazione; un'idea secondaria presente nei pensieri onirici può essere sostituita inserendo nel sogno manifesto un cambiamento di scena ecc. La forma del sogno quindi in sé e per sé non è affatto priva di importanza e richiede anch'essa un'interpretazione. Vari sogni fatti nella stessa notte hanno spesso lo stesso significato e dimostrano il tentativo di dominare sempre meglio uno stimolo d'intensità crescente. In un singolo sogno un elemento particolarmente complesso può trovare una raffigurazione in "doppioni", o in simboli diversi.

Mediante il confronto continuo tra i pensieri onirici e i sogni manifesti che li sostituiscono, scopriamo tutta una serie di cose alle quali non eravamo preparati: ad esempio che anche l'insensatezza e l'assurdità dei sogni hanno un preciso significato. Ed è qui che il contrasto tra la concezione medica e quella psicoanalitica si acuisce a un livello mai raggiunto altrove. Secondo la prima il sogno è insensato, perché l'attività psichica ha perduto durante il sogno ogni capacità critica. Invece, secondo la nostra concezione, il sogno diventa insensato quando deve dare una rappresentazione della critica contenuta nei pensieri onirici, al giudizio, cioè: "ciò è assurdo". Ne è un buon esempio il sogno che conoscete dell'andata a teatro (tre biglietti per 1 fiorino e 50 centesimi). Il giudizio che veniva espresso era: "È stato assurdo sposarmi così presto".

Allo stesso modo nel corso del lavoro interpretativo apprendiamo cosa corrisponda ai dubbi e alle incertezze, così spesso riferiti dal sognatore, se un dato elemento sia comparso nel sogno, se sia stato proprio quello o piuttosto un altro. Di regola nulla corrisponde a tali dubbi e incertezze nei pensieri onirici latenti, essi provengono esclusivamente dall'azione della censura onirica e sono da considerare tentativi di eliminazione malriusciti.

Fra le scoperte più sorprendenti vi è il modo in cui il lavoro onirico tratta le opposizioni presenti nel sogno latente. Sappiamo già che le concordanze presenti nel materiale latente vengono sostituite nel sogno manifesto da condensazioni. Ora, le opposizioni vengono trattate allo stesso modo delle concordanze ed espresse di preferenza mediante lo stesso elemento manifesto. Un elemento del sogno manifesto che sia capace di essere anche il suo opposto può dunque significare ugualmente se stesso e il suo contrario, o entrambi allo stesso tempo. Solo il senso generale del sogno potrà decidere quale traduzione sia da scegliere. A ciò è legato il fatto che non si trova nel sogno una rappresentazione del "no", quanto meno una sua chiara rappresentazione.

Un'analogia, da noi ben accolta, con questo strano comportamento del lavoro onirico ci viene fornita dall'evoluzione del linguaggio. Alcuni linguisti hanno affermato che nelle lingue più antiche opposti quali forte-debole, chiaro-scuro, grande-piccolo, erano espressi con la stessa radice linguistica (Sul senso opposto delle parole primordiali1). Nell'antico egizio, ad esempio, ken significava originariamente forte e debole. Nel discorso ci si salvaguardava da malintesi derivanti dall'uso di tali parole ambivalenti mediante l'intonazione e gesti d'accompagnamento; nello scritto, con l'aggiunta del cosiddetto determinativo, cioè di una figura non destinata ad essere pronunciata nella lettura. "Ken = forte" veniva scritto quindi aggiungendo ai segni alfabetici la figura di un omino in posizione eretta; se si intendeva "ken = debole", seguiva allora la figura di un uomo pigramente accovacciato. Solo in seguito, mediante leggere modificazioni dell'omonima parola d'origine, i due significati opposti in essa contenuti ottennero due designazioni differenti. Così da ken = forte-debole si formò un ken forte e un kan debole. Sembra che non solo le lingue più antiche abbiano conservato negli ultimi stadi del loro sviluppo numerosi resti di tale antico significato opposto delle parole, ma che tali resti si trovino pure in lingue molto più giovani e ancor oggi viventi. Vi mostrerò alcuni esempi tratti da K. Abel ( 1884).

Nel latino si trovano alcune di queste parole rimaste ambivalenti: altus (alto-profondo) e sacer (sacro-empio).

Quali esempi di modificazioni della stessa radice citerò: clamare (gridare), clam (piano, silenzioso, segreto); siccus (asciutto), succus (succo). Inoltre, dal tedesco, Stimme [voce] - stumm [muto].

Mettendo in relazione lingue tra loro affini, gli esempi sono innumerevoli . Inglese: lock (serrare) - tedesco; Loch [buco], Lücke [lacuna]. Inglese: cleave (spaccare) - tedesco: kleben [attaccare]. La parola inglese without, composta in realtà di "con" e "senza", viene oggi impiegata col significato di "senza"; il fatto che with avesse oltre al significato additivo uno privativo risulta evidente anche dai composti withdraw [ritirare] e withold [trattenere]. Lo stesso vale per la parola tedesca wieder [di nuovo, ancora, e wider, contro].

Ancora un'altra particolarità del lavoro onirico trova riscontro nell'evoluzione del linguaggio. Nell'antica lingua egizia, come in altre successive, accadeva che la successione dei suoni delle parole fosse invertita, pur mantenendo lo stesso senso. Esempi di tal genere in inglese e in tedesco sono: Topf [tedesco, pentola] -pot [inglese, pentola]; boat [inglese, barca] - tub [inglese, barcaccia]; hurry [inglese, fretta] - Ruhe [tedesco, quiete]; Balken [tedesco, trave] - Kloben [tedesco, ceppo] e club [inglese, mazza]; watt [inglese, aspettare] - tduwen [tedesco, indugiare] . Tra il latino e il tedesco: capere - packen [prendere] ; ren - Niere [rene].

Tali inversioni, come le abbiamo potute vedere qui in singole parole, si riscontrano in modi diversi nel lavoro onirico. Conosciamo già il capovolgimento del significato e la sostituzione mediante il contrario. Inoltre i sogni presentano capovolgimenti della situazione, della relazione tra due persone, qualcosa di simile a un "mondo invertito". Nel sogno accade abbastanza spesso che sia la lepre a sparare sul cacciatore. Inoltre vi sono inversioni nell'ordine di successione degli eventi, sicché il precedente causativo viene posposto alla conseguenza. È simile alla rappresentazione di un dramma da parte di una compagnia scadente, dove prima si vede cadere a terra l'eroe, e soltanto dopo si ode sparare da dietro le quinte il colpo che lo ha ucciso. Oppure vi sono sogni in cui l'intero ordine degli elementi è invertito, sicché per trarne un senso è necessario nell'interpretazione considerare come primo l'ultimo elemento e come ultimo il primo. Dai nostri studi sul simbolismo vi ricorderete anche che l'immergersi o il cadere in acqua significano la stessa cosa dell'uscirne, cioè partorire o nascere; e che salire o scendere una scala hanno lo stesso senso. È incontestabile il vantaggio che la deformazione onirica può trarre da una simile libertà di rappresentazione.

Tali caratteri del lavoro onirico possono essere definiti arcaici. Anch'essi appartengono agli antichi sistemi di espressione, alle lingue e alle scritture, e presentano le stesse difficoltà di cui parleremo ancora in un contesto critico.

Per ora aggiungo qualche ulteriore considerazione. Nel lavoro onirico si tratta evidentemente di tradurre i pensieri latenti, espressi in parole, in immagini sensoriali, per lo più di natura visiva. I nostri pensieri hanno avuto origine da simili immagini; la loro materia prima, i loro stadi preliminari erano impressioni sensoriali, o meglio, le immagini mnestiche di tali impressioni. Solo in seguito, vennero associate loro parole e queste poi collegate in pensieri. Il lavoro onirico dunque sottopone i pensieri a un trattamento regressivo, facendo retrocedere la loro evoluzione, e nel corso di tale regressione deve venir meno tutto ciò che si è aggiunto come nuova acquisizione nello sviluppo progressivo delle immagini mnestiche in pensieri.

Questo sarebbe dunque il lavoro onirico. In confronto ai processi che abbiamo imparato a conoscere in esso, l'interesse per il sogno manifesto è dovuto passare in secondo piano. Voglio dedicare comunque a quest'ultimo ancora alcune osservazioni, poiché dopotutto è l'unica cosa di cui abbiamo una conoscenza immediata.

E naturale che il sogno manifesto perda per noi una parte di importanza. Dovrebbe risultarci indifferente se esso si presenti in modo coerente o se invece sia costituito da una serie sconnessa di singole immagini. Anche quando il suo aspetto esteriore è apparentemente sensato, noi sappiamo che ciò è dovuto alla deformazione onirica e che con il contenuto interno del sogno esso può avere una relazione così poco organica quanto la facciata di una chiesa italiana con la sua struttura e la sua pianta. A volte anche questa facciata del sogno può avere il suo significato, in quanto riproduce, in forma poco o per nulla alterata, una parte importante dei pensieri onirici latenti. Ma non possiamo saperlo prima di aver sottoposto il sogno all'interpretazione e averne tratto un giudizio circa la misura della sua deformazione. Un dubbio simile vale per il caso in cui nel sogno due elementi sembrano posti in stretta relazione reciproca. Ciò può costituire un'indicazione preziosa del fatto che sia legittimo mettere in relazione anche ciò che a tali elementi corrisponde nel sogno latente. Altre volte, invece, giungiamo alla conclusione che ciò che nei pensieri era unito nel sogno è stato separato con forza.

In generale occorre astenersi dal voler spiegare una parte del sogno manifesto con un'altra, come se il sogno fosse concepito coerentemente e fosse una esposizione sensata. Esso piuttosto è simile per lo più a una breccia, formata da vari frantumi di roccia uniti da un collante, cosicché i disegni che ne risultano non appartengono alle rocce originarie che la compongono. In effetti vi è una parte del lavoro onirico, la cosiddetta elaborazione secondaria [sekundäre Bearbeìtung], che è impegnata a ricavare dai primi prodotti del lavoro onirico qualcosa di unitario, e in qualche modo coerente. Così il materiale è ordinato secondo un senso che è spesso del tutto equivoco e, dove sembra necessario, vengono inserite interpolazioni.

D'altra parte non si deve neppure sopravvalutare il lavoro onirico, attribuendogli potenzialità eccessive. La sua attività si esaurisce nelle operazioni che abbiamo menzionato; più che condensare, spostare, raffigurare plasticamente e sottoporre poi il tutto a un'elaborazione secondaria, il sogno non può fare. Ciò che in esso si trova nella forma di giudizi, critiche, stupore, ragionamenti, non è opera del lavoro onirico, né, salvo rari casi, manifestazione di riflessioni fatte sul sogno; si tratta invece per lo più di frammenti di pensieri onirici latenti, i quali sono passati nel sogno manifesto più o meno modificati e adattati al contesto. Il lavoro onirico non è neppure capace di comporre discorsi. A prescindere da poche eccezioni enumerabili, i discorsi dei sogni sono riproduzioni e combinazioni di discorsi che sono stati uditi o pronunciati il giorno precedente e che sono stati inseriti nei pensieri latenti quale materiale o quale animatore del sogno. Tanto meno il lavoro onirico è in grado di eseguire calcoli; quelli che si trovano nel sogno manifesto sono per lo più combinazioni di numeri, conteggi apparenti, del tutto privi di senso in sé e per sé, e anch'essi sono solo copie di calcoli che si trovano nei pensieri onirici latenti. Date queste circostanze non c'è da sorprendersi se l'interesse che è stato rivolto al lavoro onirico si allontana ben presto da esso per dirigersi ai pensieri onirici latenti, i quali si rivelano in forma più o meno deformata nel sogno manifesto. Ma non sarebbe giustificabile spingere questo mutamento di interesse fino al punto che nella considerazione teorica i pensieri onirici latenti prendano in genere il posto del sogno, e affermare di quest'ultimo qualcosa che può valere solo per i primi. È singolare che i risultati della psicoanalisi abbiano potuto essere usati indebitamente per un simile equivoco. Soltanto il prodotto del lavoro onirico può essere chiamato "sogno", ossia la forma in cui i pensieri onirici latenti sono stati tradotti dal lavoro onirico.

Quest'ultimo è un processo del tutto singolare, di cui finora non si è conosciuto nulla di corrispondente nella vita psichica. Le condensazioni, gli spostamenti, le trasposizioni regressive di pensieri in immagini sono novità la cui conoscenza ha già ricompensato di per sé le fatiche della psicoanalisi. Dai paralleli col lavoro onirico potete constatare ancora una volta i legami che sono stati scoperti tra gli studi psicoanalitici e altri campi, in particolare quelli relativi all'evoluzione della lingua e del pensiero. Ma potrete intuire l'ulteriore importanza di tali scoperte solo quando apprenderete che i meccanismi della formazione onirica sono esemplari del modo in cui si formano i sintomi nevrotici.

So anche che non siamo ancora in grado di riconoscere tutte le novità acquisite alla psicologia dal risultato di questo lavoro. Vogliamo soltanto richiamare l'attenzione sulle nuove prove che sono emerse circa l'esistenza di atti psichici inconsci, tali sono i pensieri onirici latenti, e che l'interpretazione dei sogni ci promette un accesso inaspettatamente ampio alla conoscenza della vita psichica inconscia.

Ma ora è tempo che io vi dimostri caso per caso, in base a diversi esempi di sogni, ciò a cui vi ho preparato nell'insieme.

Lezione 12. Analisi di alcuni esempi di sogni

Signore e signori, non siate delusi se ancora una volta vi presento frammenti di interpretazioni di sogni, invece di invitarvi a partecipare all'interpretazione di un sogno bello e lungo. Direte che dopo tanti preparativi ne avreste il diritto, ed affermerete che, dopo esser state interpretate con successo tante migliaia di sogni, dovrebbe essere stato possibile da tempo selezionare esempi di sogni eccellenti sulla base dei quali dimostrare tutte le nostre tesi sul lavoro onirico e sui pensieri onirici. È vero, ma sono troppe le difficoltà che si oppongono all'appagamento del vostro desiderio.

Prima di tutto devo confessarvi che nessuno fa dell'interpretazione onirica la sua occupazione principale. Infatti, quando abbiamo la possibilità di farlo? Può accadere che occasionalmente ci occupiamo, senza un'intenzione particolare, dei sogni di una persona amica; oppure si lavora per un certo periodo sui propri sogni per esercitarsi nel lavoro psicoanalitico; ma per lo più si ha a che fare con i sogni di persone nervose che sono in trattamento psicoanalitico. Tali sogni costituiscono un materiale eccellente e non sono affatto inferiori a quelli delle persone sane, ma la tecnica del trattamento ci impone di subordinare l'interpretazione dei sogni ai fini terapeutici e di tralasciare un gran numero di sogni dopo averne tratto qualcosa di utile per la cura. Alcuni dei sogni che si presentano nel corso del trattamento si sottraggono del tutto a un'interpretazione completa. La loro comprensione sarà possibile soltanto a cura terminata, poiché si sono formati dall'insieme del materiale psichico a noi ancora sconosciuto. Inoltre comunicarvi tali sogni implicherebbe rivelare tutti i segreti della nevrosi, e ciò è impossibile per noi che ci siamo occupati del sogno per prepararci allo studio delle nevrosi.

Ora, voi rinuncereste volentieri a questo materiale e preferireste sentirvi spiegare sogni di persone normali o i vostri. Ma ciò non è possibile a causa del loro contenuto. Non possiamo esporre noi stessi, né chi ha riposto in noi la sua fiducia, in modo così senza riguardo, come richiederebbe un'esauriente interpretazione dei sogni, i quali, come sapete, hanno a che fare con la parte più intima di ciascuno di noi. Oltre alla difficoltà di procurarsi il materiale, bisogna considerarne un'altra. Come sapete il sogno appare estraneo al sognatore stesso, tanto più a un altro, cui la persona del sognatore è sconosciuta. La nostra letteratura non è povera di buone e dettagliate analisi di sogni; io stesso ne ho pubblicate alcune a proposito di casi clinici. Forse il più bell'esempio di interpretazione di un sogno è quello pubblicato da O. Rank: due sogni, tra loro collegati, fatti da una ragazzina, il cui racconto occupa due pagine a stampa, ma la relativa analisi è lunga settantasei pagine. Avrei bisogno quasi di un intero semestre per guidarvi attraverso un simile lavoro. Se si prende in considerazione un sogno qualsiasi, piuttosto lungo e molto deformato, dovrei darvi tante spiegazioni in proposito, aggiungervi tanto materiale di associazioni e ricordi, inoltrarci in tante strade secondarie, che una sola lezione di tale sogno risulterebbe del tutto incompleta e insoddisfacente. Vi chiedo dunque di accontentarvi di ciò che è più facile ottenere: frammenti di sogni di persone nevrotiche, in cui è possibile riconoscere isolatamente questo o quell'aspetto. Più facili da dimostrare di qualunque altra cosa sono i simboli onirici, e subito dopo vengono alcune particolarità della raffigurazione onirica regressiva. Per ognuno dei seguenti sogni vi indicherò perché l'ho ritenuto degno di menzione.

1. Un sogno composto soltanto di due brevi immagini: Suo zio fuma una sigaretta, benché sia sabato. - Una donna lo accarezza come se fosse suo figlio.

Riguardo alla prima immagine, il sognatore (ebreo) osserva che suo zio è un uomo molto religioso che non ha mai commesso né mai commetterà un simile peccato. Riguardo alla donna della seconda immagine, non gli viene in mente nient'altro che sua madre. Queste due immagini o pensieri sono chiaramente in rapporto tra loro. Ma come? Poiché egli nega espressamente che suo zio possa realmente agire in tal modo, è naturale inserire un "se". «Se mio zio, quel sant'uomo, fumasse una sigaretta di sabato, anch'io potrei farmi coccolare dalla mamma». Ciò significa chiaramente che anche scambiarsi affettuosità con la madre è qualcosa di proibito come fumare il sabato per un ebreo devoto. Vi ricorderete che vi dissi che nel lavoro onirico vengono a cadere tutte le relazioni esistenti tra i pensieri onirici, questi vengono scomposti nella loro materia prima, ed è compito dell'interpretazione ristabilire le relazioni omesse.

2.  In seguito alle mie pubblicazioni sul sogno sono diventato, in un certo senso, consulente pubblico di affari onirici e da molti anni ricevo lettere dai luoghi più svariati, nelle quali mi si raccontano sogni o mi si chiede un giudizio in merito. Sono naturalmente grato a tutti coloro che o aggiungono al sogno tanto materiale da rendere possibile un'interpretazione, o forniscono essi stessi tale interpretazione. A questa categoria appartiene il sogno, fatto nel 1910, di uno studente di medicina di Monaco. Ve lo espongo perché esso potrà dimostrarvi quanto in genere un sogno sia inaccessibile alla comprensione prima che il sognatore ci abbia dato delle informazioni in proposito. Suppongo che voi, in fondo, ri-teniate che l'interpretazione onirica basata sul significato simbolico sia quella ideale, mentre mettereste volentieri da canto la tecnica delle associazioni; voglio liberarvi da tale pericoloso errore.

«13 luglio 1910. Verso mattina sogno: sono a Tubinga e vado in bicicletta su una strada in discesa, quando un bassotto marrone sì mette a rincorrermi e mi afferra a un calcagno. Dopo aver percorso un tratto, scendo dalla bicicletta, mi siedo su un gradino e comincio a riempire di botte la bestia, ostinata a non mollare la presa. {Del morso e dell'intera scena non ho sensazioni spiacevoli). Dì fronte stanno sedute due signore anziane che mi osservano ghignando. Quindi mi sveglio e, come spesso accade, in questo momento di passaggio alla veglia l'intero sogno mi appare chiaro».

Qui i simboli servirebbero ben poco. Ma il sognatore ci racconta: «Negli ultimi tempi mi sono innamorato di una ragazza, solo per averla vista per strada, ma non ho mai avuto modo di avvicinarla. Il pretesto più simpatico sarebbe stato il suo bassotto, tanto più che io sono un grande amico degli animali e avevo trovato simpatico il fatto che anche la ragazza avesse questa qualità». Aggiunge anche di essere intervenuto varie volte con grande abilità nelle lotte tra cani, suscitando spesso lo stupore degli astanti. Veniamo a sapere dunque che la ragazza che gli piaceva si faceva sempre vedere in compagnia di quel determinato cane. Questa ragazza però è stata eliminata nel sogno manifesto, ed è rimasto solo il cane a lei associato. Forse al posto della ragazza sono subentrate le signore anziane che lo guardano ghignando. Ciò che egli riferisce ancora non è sufficiente a chiarire questo punto. Il fatto che nel sogno egli vada in bicicletta è la ripetizione diretta della situazione ricordata. Tutte le volte che aveva incontrato la ragazza con il cane stava andando in bicicletta.

3. Chi ha perduto una persona cara, per un lungo tempo dopo fa sogni di tipo particolare, nei quali la consapevolezza della morte e il bisogno di far rivivere la persona giungono ai compromessi più strani. A volte il defunto è morto, ma continua a vivere perché non sa di essere morto e solo se lo sapesse morirebbe del tutto. Altre volte è mezzo morto e mezzo vivo, e ognuno di questi stati è indicato in modo particolare. Questi sogni non devono essere semplicemente definiti assurdi, il fatto di rivivere è per il sogno ammissibile, così come per le fiabe, dove questo è un evento molto frequente. Per quanto ho potuto analizzare tali sogni, è risultato sempre che per essi esisteva una soluzione sensata, ma che il desiderio pietoso di richiamare in vita il morto è capace di servirsi dei mezzi più insoliti.

Vi espongo qui un sogno di tal genere, che sembra piuttosto strano e insensato, la cui analisi vi mostrerà molte delle cose alle quali siete stati preparati dalle nostre spiegazioni teoriche. È il sogno di un uomo che aveva perso il padre molti anni prima.

Il padre è morto, ma è stato esumato ed ha un brutto aspetto. Da allora egli continua a vivere e il sognatore fa di tutto perché non se ne accorga. (Quindi il sogno passa ad altri fatti, apparentemente del tutto estranei).

Il padre è morto, questo lo sappiamo. Il fatto che sia stato esumato non corrisponde alla realtà, che neppure è presa in considerazione nel resto del sogno. Il sognatore però racconta: di ritorno dalla sepoltura del padre, un dente cominciò a fargli male. Voleva trattare questo dente secondo i precetti della dottrina ebraica «Se il tuo dente ti dà noia, toglilo» e si recò dal dentista. Ma questi gli disse: «Un dente non si toglie così, bisogna aver pazienza con lui. Gli metterò dentro qualcosa per farlo morire. Torni fra tre giorni e allora lo estrarrò».

«Questo estrarre», dice improvvisamente il sognatore, «è l'esumare».

Che egli dovesse aver ragione? Ciò non è del tutto esatto, ma solo in parte, poiché non è il dente ad essere estratto, ma qualcosa che in esso è morto. Tali imprecisioni però si possono di certo attribuire al lavoro onirico, sulla base di altre esperienze. Il sognatore quindi avrebbe condensato e fuso in unità il padre defunto con il dente morto e comunque conservato. Non c'è da stupirsi dunque se nel sogno manifesto risulti qualcosa che non ha senso, perché è impossibile che tutto ciò che viene detto del dente si adatti al padre. In cosa consisterà il tertium comparationis tra il dente e il padre, cosa ha reso possibile la condensazione?

Eppure il sognatore deve aver ragione, poiché prosegue affermando di sapere che, quando si sogna di un dente caduto, significa che si perderà un membro della famiglia.

Sappiamo che questa interpretazione popolare è inesatta, o quanto meno è esatta solo in senso burlesco. Tanto più ci sorprenderà allora ritrovare il tema, qui così affrontato, dietro le altre parti del contenuto onirico.

A questo punto, il sognatore, senza ulteriori esitazioni, comincia a raccontare della malattia del padre e della morte del padre, come pure dei suoi rapporti con lui. Il padre è stato a lungo malato, l'assistenza e le cure del malato erano costate a lui, al figlio, molto denaro. Eppure nulla gli parve mai troppo, non si spazientiva mai, non ebbe mai il desiderio che la cosa potesse avere fine. Egli si vanta di aver dimostrato vera pietà ebraica nei confronti del padre e di aver osservato rigidamente la legge ebraica. Non ci colpisce qui forse una contraddizione nei pensieri del sogno? Egli aveva identificato il padre col dente. Nei confronti del dente egli voleva procedere secondo la legge ebraica, la quale comportava il precetto di toglierlo se esso procurava dolore e fastidio. Anche nei confronti del padre egli pretendeva di aver agito secondo ciò che comandava la legge, la quale in questo caso dice di non badare a spese e a dolori, di sopportare ogni fatica e di non lasciar emergere alcuna intenzione ostile nei riguardi dell'oggetto che procura dolore. La concordanza non sarebbe molto più precisa se egli avesse effettivamente sviluppato verso il padre malato sentimenti simili a quelli verso il dente malato, cioè se avesse desiderato che una morte repentina mettesse fine alla sua esistenza superflua, dolorosa e costosa?

Non dubito che questo sia stato in realtà il suo atteggiamento nei confronti del padre durante la lunga malattia, e che le assicurazioni ostentate della sua pietà religiosa siano volte a deviare l'attenzione da questi ricordi. In tali circostanze il desiderio di morte nei confronti del padre si presenta di solito sotto la maschera di una considerazione pietosa: «per lui sarebbe solo una liberazione». Osservate però che qui abbiamo superato un ostacolo che è presente negli stessi pensieri onirici latenti. La prima parte di essi era inconscia solo temporaneamente, cioè durante la formazione del sogno, gli impulsi ostili nei confronti del padre però dovevano essere stati inconsci permanentemente, forse si erano originati nel periodo infantile per poi insinuarsi occasionalmente nella coscienza lri forma timida e mascherata durante la malattia del padre. Ciò possiamo affermarlo con sicurezza ancora maggiore di altri pensieri latenti che hanno dato un contributo innegabile al contenuto del sogno. In effetti, nel sogno nulla si può scoprire dei moti ostili verso il padre. Ma cercando nella vita infantile la radice di tale ostilità verso il padre, ci ricordiamo che la paura nei confronti del padre si determina perché questi, già nei primissimi anni d'età, si oppone all'attività sessuale del figlio, come di solito si opporrà in seguito, per motivi sociali, nel periodo che segue la pubertà. Tale relazione con il padre vale anche per il nostro sognatore. Una buona parte del suo amore per lui va attribuita al rispetto e all'angoscia derivati dalla precoce intimidazione sessuale.

Le ulteriori frasi del sogno manifesto si spiegano ora sulla base del complesso onanistico. «Ha un brutto aspetto» è in realtà un'allusione a un'altra frase del dentista, il quale aveva detto che si ha un brutto aspetto quando si perde un dente in quel punto. Tale affermazione però si riferisce, allo stesso tempo, al brutto aspetto con il quale il giovane tradiva o temeva di tradire nella pubertà la sua eccessiva attività sessuale. Non è senza sollievo che il sognatore ha trasferito nel contenuto manifesto il brutto aspetto della propria persona su quella del padre; si tratta di uno dei capovolgimenti del lavoro onirico a voi noti. «Da allora continua a vivere» coincide con il desiderio di far rivivere il padre, come pure con la promessa del dentista che il dente si conserverà. Invece l'affermazione «Il sognatore fa di tutto perché (il padre) non se ne accorga» ci induce in modo molto sottile a completarla con «che è morto». Ma anche in questo caso l'unico modo sensato di completarla deriva dal complesso onanistico, a proposito del quale è ovvio che il giovane faccia di tutto per nascondere al padre la propria vita sessuale. Infine ricordatevi che abbiamo sempre dovuto ricondurre i cosiddetti "sogni da stimolo dentario" all'onanismo e alla relativa paura di essere puniti.

Vedete dunque come si sia formato questo sogno incomprensibile: mediante una strana e fuorviarne condensazione, tralasciando tutti i pensieri che erano al centro del processo di idee latenti e creando formazioni sostitutive polivalenti per i pensieri più profondi e più lontani nel tempo.

4. Abbiamo già tentato più volte di avvicinarci a quei sogni semplici e banali che non hanno nulla di assurdo o singolare, ma riguardo ai quali sorge la domanda: perché mai si sognano cose tanto irrilevanti? Voglio dunque presentarvi un nuovo esempio di tal genere. Si tratta di tre sogni di una giovane signora, avvenuti nella stessa notte e tra loro collegati.

a) Attraversando l'atrio della sua casa, urta con la testa contro il lampadario che pende molto basso e perde sangue.

Nessuna reminescenza, nulla che sia realmente accaduto. Le sue informazioni in proposito ci conducono in direzioni molto diverse. «Lei sa in che gran quantità mi cadono i capelli. "Figlia mia", mi ha detto ieri mia madre, "se continui così ti verrà la testa come un popò"». Qui la testa sta dunque per l'altra estremità del corpo. Senz'altro aiuto possiamo interpretare simbolicamente il lampadario che pende dal soffitto: tutti gli oggetti allungabili sono simboli del membro virile. Si tratta dunque di un'emorragia alla parte inferiore del corpo causata da uno scontro col pene. Ciò potrebbe avere anche altri significati; le successive associazioni mostrano che si tratta della credenza che l'emorragia mestruale abbia origine dai rapporti sessuali con l'uomo; è questa una parte di teoria sessuale che ha molte seguaci tra le ragazze immature.

b) Vede nella vigna una fossa profonda, di cui sa che è stata prodotta dallo sradicamento di un albero. In relazione a ciò osserva che le manca l'albero. Intende dire di non averlo visto nel sogno, ma la stessa affermazione esprime un altro pensiero, che convalida pienamente l'interpretazione simbolica. Il sogno si riferisce a un'altra parte delle teorie sessuali infantili, alla credenza che le bambine originariamente avessero lo stesso genitale dei maschi e che la successiva conformazione del loro genitale sia dovuta all'evirazione (sradicamento di un albero).

c) Si trova davanti al cassetto della sua scrivania, che conosce così bene da sapere subito se qualcuno ci ha messo le mani. Il cassetto della scrivania è, come ogni altro cassetto, cassa o scatola, il genitale femminile. La donna sa che sul genitale si possono riconoscere i segni del rapporto sessuale (secondo lei, anche se viene solo toccato) e ha temuto per lungo tempo di essere scoperta. Ritengo che in tutti e tre questi sogni l'accento debba essere messo sul sapere. Ella pensa all'epoca delle sue esplorazioni sessuali infantili, dei cui risultati allora andava molto fiera.

5. Ancora qualcosa sul simbolismo. Ma stavolta devo premettere un breve resoconto della situazione psichica. Un signore, che ha trascorso una notte d'amore con una donna, descrive la sua compagna come una di quelle nature materne, nelle quali irrompe irresistibilmente, durante i rapporti amorosi con l'uomo, il desiderio di avere un figlio. Le circostanze del loro incontro rendono però necessario prendere una precauzione grazie alla quale l'eiaculazione fecondatrice viene tenuta lontana dal grembo femminile. Al risveglio, dopo quella notte, la donna racconta il seguente sogno:

«Un ufficiale con un berretto rosso la insegue per la strada. Ella fugge davanti a lui e sale correndo le scale, e lui sempre dietro. Senza fiato la donna raggiunge la sua abitazione, sbatte la porta dietro di sé e la chiude a chiave. Egli rimane fuori, e quando la donna guarda dallo spioncino, è seduto fuori su una panca e piange».

Voi riconoscerete di certo nell'inseguimento da parte dell'ufficiale con il berretto rosso e nella salita affannosa la raffigurazione dell'atto sessuale. Il fatto che la sognatrice si chiuda a chiave davanti all'inseguitore può servirvi da esempio dei capovolgimenti così frequentemente usati nel sogno; infatti in realtà era stato l'uomo a sottrarsi al compimento dell'atto sessuale. Allo stesso modo, la tristezza della donna è stata spostata sul suo compagno; è lui infatti che piange nel sogno, e con ciò si allude contemporaneamente all'eiaculazione.

Avrete di certo sentito dire che nella psicoanalisi si afferma che tutti i sogni abbiano un significato sessuale. Ora voi stessi siete in grado di formarvi un giudizio sull'inesattezza di questo rimprovero. Avete conosciuto i sogni di desiderio - i quali trattano del soddisfacimento di bisogni più evidenti, quali la fame, la sete, il desiderio di libertà -, i sogni cosiddetti di comodità e di impazienza, e anche quelli puramente avidi e egoistici. Ma il fatto che i sogni fortemente deformati siano espressione in Prevalenza - ripetiamo, non esclusivamente - di desideri sessuali potete puramente tenerlo presente come risultato dell'indagine psicoanalitica.

6. Ho una ragione particolare per accumulare esempi di uso dei simboli nel sogno. Nel nostro primo incontro mi sono lamentato di quanto sia difficile nella psicoanalisi fornire prove e di conseguenza suscitare convinzioni; e sono certo che finora mi avete dato ragione. Tuttavia le singole tesi della psicoanalisi sono così intimamente collegate tra loro che la convinzione relativa a un punto può facilmente estendersi a una più ampia parte del tutto. Si potrebbe dire della psicoanalisi che se uno le dà un mignolo, essa si prende tutta la mano. Chi è stato convinto dalla spiegazione degli atti mancati non può logicamente fare a meno di credere a tutto il resto. Un secondo punto, altrettanto accessibile, è dato dal simbolismo onirico. Vi esporrò il sogno, già pubblicato, di una popolana, moglie di una guardia, la quale certamente non aveva mai sentito parlare del simbolismo onirico e della psicoanalisi. Giudicherete voi stessi se la spiegazione di questo sogno con l'aiuto di simboli sessuali possa essere definita arbitraria e forzata.

«[...] Poi qualcuno è penetrato nell'appartamento e lei ha chiamato angosciosamente una guardia. Ma questa, d'accordo con due vagabondi, si era recata in una chiesa, cui si accedeva salendo alcuni scalini. Dietro la chiesa c'era una montagna con in alto una fìtta foresta. La guardia indossava un elmetto, una gorgiera e un mantello. Aveva una lunga barba bruna. I due vagabondi, che lo accompagnavano con calma, portavano dei grembiuli allacciati intorno ai fianchi e rialzati a forma di sacco. Davanti alla chiesa un sentiero conduceva al monete. Esso era interamente coperto ai lati da erbe e cespugli che diventavano sempre più folti e in cima al monte formavano un vero e proprio bosco».

Riconoscerete senza fatica i simboli qui usati. Il genitale maschile è rappresentato da una triade di persone, quello femmine da un paesaggio con cappella, montagna e bosco. Ancora una volta incontrate gli scalini come simbolo dell'atto sessuale. Ciò che nel sogno viene chiamato monte, si definisce così anche in anatomia, e cioè Mons Veneris, il pube.

7. Ancora un sogno da spiegare per mezzo dei simboli. Si tratta di un sogno degno di nota e probante, poiché il sognatore stesso ne ha tradotto tutti i simboli, sebbene non possedesse alcuna nozione teorica propedeutica all'interpretazione dei sogni. Un comportamento davvero insolito di cui non si conoscono esattamente le condizioni che lo determinarono.

«Egli va a passeggio con suo padre in un luogo che è certamente il Prater, perché si vede la rotonda e davanti a questa un piccolo fabbricato sporgente a cui sta attaccato un pallone frenato, che però sembra alquanto floscio. Suo padre gli chiede a cosa serva tutto ciò. Egli se ne stupisce, ma glielo spiega. Poi arrivano in un cortile, dove si trova distesa a terra una grande piastra di latta. Suo padre vuol strapparne un grosso pezzo, ma prima si guarda intorno per accertarsi che nessuno lo veda. Egli gli dice che basta dirlo al guardiano, poi potrà prendersene senz'altro un pezzo. Da questo cortile parte una scala che conduce in un pozzo, le cui pareti sono imbottite sofficemente, all'incirca come una poltrona di pelle. Infondo al pozzo c'è una piattaforma, piuttosto lunga, e poi comincia un altro pozzo [...]».

Il sognatore stesso interpreta: la rotonda è il mio genitale, il pallone frenato davanti ad essa il mio pene, della cui flaccidità ho ragione di lamentarmi. Si può dunque tradurre in modo più preciso: la rotonda è il sedere -che per il bambino normalmente fa parte dell'organo genitale - e il piccolo fabbricato sporgente lo scroto. Nel sogno il padre gli chiede a cosa serva tutto questo, cioè gli chiede lo scopo e la funzione dei genitali. È naturale rovesciare la situazione cosicché sia il sognatore a fare la domanda. Poiché una domanda di tal genere in realtà non l'ha mai fatta al padre, bisogna considerare il pensiero onirico come un desiderio oppure in senso condizionale: «Se avessi chiesto a mio padre spiegazioni sessuali». Troveremo fra poco, in un altro punto, la continuazione di questo pensiero.

Il cortile nel quale si trova distesa la piastra di latta non va considerato in primo luogo in senso simbolico, ma deriva dai magazzini commerciali del padre. Per ragioni di riservatezza ho parlato di latta al posto del materiale di cui il padre commercia, senza però alterare in nessun altro modo il testo del sogno. Il sognatore era entrato nella ditta del padre ed era rimasto profondamente scandalizzato dalle operazioni piuttosto scorrette sulle quali, in gran parte, si basava il guadagno. Di conseguenza, il proseguimento del pensiero potrebbe essere questo: «(Se lo avessi interrogato) mi avrebbe imbrogliato, come imbroglia i suoi clienti». Riguardo allo strappare, che serve a rappresentare la scorrettezza commerciale, il sognatore stesso dà la seconda spiegazione, dicendo che significa l'onanismo. Ciò non solo ci è noto da molto tempo, ma concorda anche molto bene col fatto che la segretezza dell'onanismo è espressa dal suo contrario (si può farlo apertamente). E corrisponde a tutto ciò che ci aspettavamo anche il fatto che l'attività onanistica venga anch'essa riferita al padre, come la domanda nella prima scena del sogno. Il sognatore interpreta immediatamente il pozzo come la vagina, riferendosi alla soffice imbottitura delle pareti. Che lo scendere, come del resto il salire, descrivono l'atto del coito, lo aggiungo di mia iniziativa.

Il particolare che al primo pozzo segue una piattaforma piuttosto lunga e a questa un altro pozzo viene spiegato biograficamente dallo stesso sognatore. Per un certo periodo egli aveva praticato il coito, ma era stato costretto a interrompere le relazioni sessuali in seguito a inibizioni e ora spera di poterle riprendere grazie alla cura.

8. Vi riferisco i due sogni seguenti, fatti da uno straniero con una forte propensione alla poligamia, come prova del fatto che il proprio Io compare in ogni sogno anche quando esso si è nascosto nel contenuto manifesto. Nei sogni le valigie sono simboli della donna.

a) «Egli parte il suo bagaglio viene portato alla stazione con una vettura, si tratta di molte valigie accatastate, tra cui due grandi e nere, simili a valigie di campionario. Egli dice a qualcuno in tono di consolazione: "Dopotutto, quelle lì ci seguono solo fino alla stazione"».

In realtà egli usa viaggiare con un bagaglio numeroso, ma anche nella cura si porta dietro una gran quantità di storie di donne. Le due valigie nere corrispondono a due donne brune che in quel momento hanno il ruolo principale nella sua vita. Una di queste voleva raggiungerlo a Vienna, egli le aveva telegrafato, su mio consiglio, di non farlo.

b) Una scena alla dogana: «Uno dei suoi compagni di viaggio apre la sua valigia e, fumando con indifferenza una sigaretta dice: "Qui dentro non c 'è niente ". Il doganiere sembra credergli, ma vi mette ancora una volta dentro le mani e trova qualcosa di particolarmente proibito. Il viaggiatore dice allora rassegnato: "Che posso farci"». Egli stesso è il viaggiatore, io il doganiere. Egli era di solito molto sincero nelle sue confessioni, ma si era proposto di nascondermi una relazione da poco iniziata con una signora, perché supponeva, a ragione, che quest'ultima non mi fosse sconosciuta. Il paziente sposta su una persona sconosciuta la situazione penosa del venire scoperti, così che egli stesso non sembra comparire in questo sogno.

9. Ecco l'esempio di un simbolo che non ho ancora menzionato: «Egli incontra sua sorella in compagnia di due amiche, che sono sorelle tra loro. Stringe la mano a entrambe, ma non alla sorella».

Nessun nesso con un avvenimento realmente accaduto. I suoi pensieri lo portano piuttosto a un'epoca nella quale lo preoccupava la constatazione che il seno delle ragazze si sviluppa così tardi. Le due sorelle sono quindi i seni che egli toccherebbe volentieri con le mani, se solo non si trattasse di sua sorella.

10. Un esempio del simbolismo della morte nel sogno:

«Egli cammina, in compagnia di due persone, di cui sa il nome ma l'ha dimenticato al risveglio, su un ponticello di ferro ripido e molto alto. Improvvisamente i due spariscono ed egli vede un uomo che sembra un fantasma con una cappa e un vestito di tela. Gli domanda se è il fattorino del telegrafo... No. È il traghettatore? No. Egli allora prosegue per la sua strada». Prova anche una grande angoscia durante il sogno, e dopo essersi svegliato continua il sogno con la fantasia che improvvisamente il ponte di ferro si rompa ed egli cada nell'abisso.

Le persone a proposito delle quali si pone l'accento sul fatto che ci sono sconosciute, che si è dimenticato il loro nome, sono per lo più persone a noi molto vicine. Il sognatore ha un fratello e una sorella; se egli avesse dovuto augurare loro la morte, sarebbe più che giusto che per castigo avesse dovuto provare la paura di morire. Riguardo al fattorino del telegrafo, egli osserva che questa gente porta sempre notizie funeste. Dalla divisa avrebbe potuto anche essere un lampionaio, il quale però è pure colui che spegne i lampioni, così come il genio della morte spegne la fiaccola. Al traghettatore egli associa la poesia di Uhland della traversata di re Carlo, e si ricorda di un pericoloso viaggio in mare, in compagnia di due amici, durante il quale egli ebbe la parte che nella poesia ha il re. A proposito del ponte di ferro gli viene in mente un incidente accaduto poco tempo prima e lo stupido detto "La vita è un ponte sospeso".

11. Come altro esempio di raffigurazione della morte può valere questo: «Un signore sconosciuto lascia per lui un biglietto da visita listato di nero».

12. Il seguente sogno, che ha come presupposto uno stato nevrotico, vi interesserà sotto molti aspetti.

«Egli viaggia in treno. Il treno si ferma in aperta campagna. Crede che ci sarà tra poco un incidente, deve pensare a fuggire. Attraversa tutti gli scompartimenti del treno e uccide tutti quelli che incontra, il controllore, il macchinista ecc.».

Gli viene in mente il racconto fatto da un amico. Su un percorso ferroviario in Italia un pazzo veniva trasportato in un piccolo scompartimento nel quale per errore fu ammesso un altro viaggiatore. Egli si identifica dunque con il pazzo e fonda il suo diritto a farlo con l'ossessione che lo tormenta in quel momento di doversi "liberare di tutti i conniventi". Ma poi trova una motivazione anche migliore, che porta alla ragione del sogno. Ieri ha rivisto a teatro la ragazza che voleva sposare, ma che però ha lasciato perché gli aveva dato motivo di essere geloso. Considerata l'intensità che può raggiungere in lui la gelosia, sarebbe veramente pazzo a volerla sposare. Ciò significa: egli la ritiene così poco affidabile che sarebbe costretto a uccidere per gelosia tutte le persone che incontra. Abbiamo già conosciuto l'attraversare una serie di stanze come simbolo dell'essere sposati (per opposizione diviene il simbolo della monogamia).

Riguardo al fermarsi del treno in aperta campagna e alla paura di un incidente, egli racconta: «Una volta durante una gita in treno si verificò n simile arresto improvviso in un posto lontano da qualsiasi stazione, e una giovane signora, che viaggiava con lui, disse che forse c'era il pericolo di uno scontro e in quel caso la migliore precauzione era di sollevare le gambe in alto. Questo "le gambe in alto" aveva però avuto parte che nelle molte passeggiate e gite in campagna che egli aveva fatto con quella ragazza nei primi tempi felici del loro amore. Un nuovo argomento a giustificare il fatto che sarebbe pazzo a sposarla ora. Conoscendo la sua situazione però avevo motivo di ritenere che in lui esistesse comunque proprio il desiderio di essere così pazzo.

Lezione 13. Caratteri arcaici e infantilismo del sogno

Signore e signori, ritorniamo ora al risultato che abbiamo raggiunto, secondo cui il lavoro onirico, sotto l'influenza della censura onirica, traduce i pensieri latenti del sogno in un altro modo d'espressione. I pensieri latenti non sono diversi dai pensieri coscienti, a noi ben noti, della nostra vita vigile. La nuova forma d'espressione ci è però incomprensibile per vari suoi caratteri. Abbiamo detto che essa risale a stadi del nostro sviluppo intellettuale, che da tempo abbiamo superato, al linguaggio figurato, alle relazioni simboliche, forse a condizioni che esistevano prima dell'evoluzione del nostro linguaggio concettuale. Abbiamo chiamato dunque il modo di esprimersi del lavoro onirico arcaico o regressivo.

Da ciò potete trarre la conclusione che, approfondendo lo studio del lavoro onirico, dovremmo riuscire ad ottenere importanti chiarimenti sugli inizi - a noi poco noti - del nostro sviluppo intellettuale. Spero che ciò sia possibile, sebbene questo lavoro non sia stato ancora iniziato. La preistoria in cui il lavoro onirico ci riconduce è di due generi: in primo luogo, la preistoria individuale, l'infanzia; in secondo luogo, la preistoria filogenetica, nella misura in cui ogni individuo ripete in certo qual modo in forma abbreviata l'intera evoluzione della specie umana. Non ritengo impossibile riuscire a distinguere quale parte dei processi psichici latenti provenga dalla preistoria individuale e quale da quella filogenetica. Così, ad esempio, la relazione simbolica, che l'individuo non ha mai imparato, sembra abbia il diritto di venire considerata un'eredità filogenetica.

Ma questo non è l'unico carattere arcaico del sogno. Voi tutti conoscete bene, per vostra esperienza, la singolare amnesia infantile. Intendo il fatto che i primi anni di vita, fino al quinto, sesto od ottavo anno, non lasciano tracce nella memoria, al contrario delle esperienze vissute in seguito. È vero che s'incontrano persone che possono vantare un ricordo ininterrotto dall'inizio della loro vita fino ai giorni d'oggi; ma il primo caso, caratterizzato da lacune mnestiche, è di gran lunga il più frequente. Penso che non ci si sia meravigliati a sufficienza di tale fatto. A due anni il bambino è in grado di parlare bene, dimostra presto di sapersi orientare bene in situazioni psichiche complesse, e usa espressioni che molti anni dopo gli verranno raccontate, ma che avrà dimenticato. E inoltre la memoria è migliore nei primi anni, perché meno sovraccarica che in seguito. Non c'è neppure motivo di ritenere la funzione mnemonica un'attività mentale particolarmente elevata o difficile; al contrario, si può riscontrare una buona memoria anche in persone di livello intellettuale molto basso.

Devo aggiungere una seconda caratteristica degna di nota, e cioè che dal vuoto mnemonico che avvolge i primi anni dell'infanzia emergono singoli ricordi ben conservati, per lo più in forma plastica, la cui conservazione non trova una giustificazione. In epoca successiva, la nostra memoria opera una selezione nella massa d'impressioni che ci colpiscono, conservando ciò che in qualche modo è importante e abbandonando il superfluo. Le cose non stanno così per i ricordi infantili che sono stati conservati. Essi non corrispondono necessariamente a esperienze importanti degli anni infantili, e neppure a quelle che avrebbero dovuto apparire tali dal punto di vista del bambino. Sono spesso così banali e di per sé insignificanti che ci chiediamo stupiti perché proprio quel particolare sia sfuggito all'oblio. A suo tempo, con l'aiuto dell'analisi ho cercato di affrontare l'enigma dell'amnesia infantile e dei residui mnestici che la interrompono, e sono giunto alla conclusione che anche il bambino ha conservato nella memoria soltanto ciò che è importante. Solo che per i processi - a voi noti - della condensazione e in particolare dello spostamento, tali fatti importanti sono sostituiti nella memoria da altri fatti che appaiono insignificanti. Ho chiamato perciò tali ricordi infantili ricordi di copertura [Deckerinnerungen]; mediante un'analisi radicale si può trarre da essi tutto ciò che è stato dimenticato.

Nei trattamenti psicoanalitici ci troviamo costantemente davanti al compito di colmare tale lacuna della memoria infantile, e quando la cura in qualche modo ha successo, quindi nella maggior parte dei casi, riusciamo anche a riportare alla luce il contenuto di quegli anni infantili coperti dall'oblio. Queste impressioni non sono mai state realmente dimenticate, erano solo inaccessibili, latenti, appartenevano all'inconscio. Può anche accadere che esse emergano spontaneamente dall'inconscio, e ciò accade precisamente in relazione a certi sogni. La vita onirica dunque è capace di trovare l'accesso a questi ricordi infantili latenti. Nella letteratura si trovano begli esempi in proposito e io stesso ho potuto fornire un tale contributo. Una volta sognai, in un certo contesto, di una persona che doveva avermi reso un servigio e che vedevo chiaramente davanti a me. Era un uomo senza un occhio, piccolo di statura, grasso, la testa sprofondata tra le spalle. Dal contesto stabilii che era un medico. Per fortuna potei chiedere a mia madre ancora viva che aspetto avesse il medico del mio paese natale che avevo lasciato a tre anni, e venni a sapere da lei che era senza un occhio, piccolo, grasso, la testa sprofondata tra le spalle; seppi anche che in occasione di infortunio, da me dimenticato, egli mi aveva soccorso. Il fatto di poter disporre del materiale dimenticato dei primi anni infantili è dunque un altro carattere arcaico del sogno.

La stessa spiegazione vale anche per un altro fatto enigmatico che abbiamo già incontrato. Vi ricorderete con quale sorpresa abbiamo scoperto che i sogni sono animati da desideri fortemente malvagi e sfrenatamente sessuali, che hanno reso necessarie la censura e la deformazione onirica. Quando interpretiamo al sognatore un sogno di tal genere, anche se egli, nel migliore dei casi, non si oppone alla nostra interpretatone, pone comunque sempre la domanda da dove provenga un tale desiderio, poiché lo percepisce come estraneo e prova anzi l'opposto. Possiamo provare tale origine senza esitazione. Questi impulsi di desiderio malvagi provengono dal passato, spesso da un passato che non è remoto. È possibile provare che essi una volta erano noti e coscienti, seppure non lo sono più oggi. La signora il cui sogno significa che vorrebbe vedere morta davanti a sé la sua unica figlia, ora diciassettenne, scopre, sotto la nostra guida, di aver nutrito questo desiderio in altra epoca. La figlia è il frutto di un matrimonio fallito, subito sciolto. Una volta, quando ancora portava la figlia in grembo, dopo una scenata col marito si era percossa il ventre con i pugni in un accesso d'ira per uccidere il bambino. Quante madri che oggi amano affettuosamente i loro bambini, forse troppo affettuosamente, li hanno concepiti malvolentieri e hanno desiderato che la vita che portavano in grembo potesse non svilupparsi; anzi hanno persino tentato di mettere in pratica tale desiderio con azioni fortunatamente innocue. Il loro desiderio di morte nei confronti della persona amata, che in seguito appare così enigmatico, deriva dunque dai primi tempi della loro relazione con quella persona.

Anche il padre, il cui sogno dimostra che egli desidera la morte del figlio maggiore prediletto, deve essere indotto a ricordare che tale desiderio una volta non gli fu estraneo. Quando il figlio era ancora lattante, egli aveva spesso pensato, infelice della scelta matrimoniale che aveva fatto, che se quel piccolo essere che non significava nulla per lui fosse morto, sarebbe stato di nuovo libero e avrebbe fatto miglior uso della sua libertà. La stessa origine è dimostrabile in un gran numero di impulsi d'odio analoghi; essi sono ricordi di qualcosa che appartiene al passato, che una volta era cosciente e aveva la sua parte nella vita psichica. Da ciò vorrete trarre la conclusione che tali desideri e sogni non possono presentarsi se non sono avvenuti mutamenti di un certo tipo nel rapporto con una persona, se questo è rimasto uguale fin dall'inizio. Sono pronto ad ammettere questa vostra deduzione, voglio soltanto avvertirvi di non prendere in considerazione il significato letterale del sogno, ma il suo senso una volta interpretato. Può accadere che il sogno manifesto della morte di una persona amata abbia soltanto assunto una maschera spaventosa, ma significhi qualcosa di completamente diverso, o che la persona amata sia destinata ad essere un ingannevole sostituto di un'altra.

Sempre a questo proposito vi verrà spontanea un'altra domanda, molto più seria, ossia: «Seppure tale desiderio di morte fu una volta presente e viene confermato dal ricordo, ciò non è ancora una spiegazione: esso è da lungo tempo superato, oggi può essere presente nell'inconscio solo come ricordo privo di affetto, ma non come un impulso potente. Nulla parla a favore di quest'ultimo. Perché dunque viene ricordato dal sogno?». Questa domanda, in effetti, è legìttima. Tentando di risponderle andremmo troppo lontano e saremmo costretti a prendere posizione nei confronti di uno dei punti più importanti della teoria del sogno. Io sono obbligato a rimanere entro i confini delle nostre discussioni e ad essere sintetico. Preparatevi dunque a una rinuncia momentanea. Accontentiamoci di constatare la possibilità di dimostrare che tale desiderio superato è l'animatore del sogno e proseguiamo nell'indagine per scoprire se anche altri desideri malvagi possano considerarsi come derivanti dal passato.

Fermiamoci ai desideri di eliminazione di persone, che possiamo per lo più ricondurre all'illimitato egoismo del sognatore. È dimostrabile che sia molto spesso un tale desiderio a plasmare il sogno. Ogni volta che nella vita qualcuno ci ostacola il cammino - e quanto spesso deve capitare data la complessità delle relazioni umane - il sogno è subito pronto a farlo morire, sia questi il padre, la madre, un fratello, un coniuge ecc. A suo tempo ci eravamo stupiti parecchio di tale malvagità della natura umana e non eravamo certamente disposti ad ammettere senz'altro l'esattezza di questo risultato dell'interpretazione onirica. Ma quando fummo indotti a cercare nel passato l'origine di tali desideri, scoprimmo che vi è un periodo nel passato dell'individuo in cui tale egoismo e tali impulsi di desiderio rivolti anche verso le persone più vicine non hanno nulla di sconcertante. Proprio in quei primi anni, che in seguito vengono avvolti dall'amnesia, il bambino manifesta tale egoismo spesso in forma estremamente marcata, e normalmente ne mette in risalto tracce o più esattamente residui. Il bambino infatti ama innanzitutto se stesso e solo più tardi impara ad amare gli altri, a sacrificare per gli altri qualcosa del proprio Io. Anche le persone che sembra amare sin dall'inizio, le ama dapprima perché ne ha bisogno, perché non ne può fare a meno, dunque, ancora una volta, per motivi egoistici. Solo in seguito l'impulso ad amare si rende indipendente dall'egoismo. Il bambino, in effetti, ha imparato ad amare dall'egoismo.

A tal riguardo sarà istruttivo confrontare l'atteggiamento del bambino nei confronti dei fratelli con quello verso i genitori. Non necessariamente il bambino piccolo ama i fratelli, anzi spesso manifesta di non amarli affatto. Senza dubbio egli odia in essi i suoi concorrenti, ed è noto quanto spesso tale atteggiamento si protragga ininterrottamente per molti anni fino all'epoca della maturità e persino oltre. A tale atteggiamento il più delle volte si sostituisce, o meglio si sovrappone, un atteggiamento più affettuoso, ma quello ostile sembra essere di regola il più remoto. Può osservarsi nel modo più semplice nei bambini da due anni e mezzo fino a quattro o cinque anni, quando nasce un nuovo fratellino. Questi ha di solito una pessima accoglienza. Espressioni come: «Non mi piace, voglio che la cicogna se lo riporti via» sono molto frequenti. In seguito, ogni occasione sarà buona per denigrare il nuovo arrivato, e tentativi di fargli del male, veri e propri attentati, non sono nulla di straordinario. Se la differenza d'età è minore, il bambino si trova già di fronte il concorrente quando in lui si risveglia un'attività psichica più intensa, e gli è più facile adattarsi. Se la differenza è maggiore, il nuovo bambino può risvegliare fin dall'inizio una certa simpatia come oggetto interessante, come una specie di bambola vivente; e con una differenza d'età di otto e più anni Possono già entrare in gioco, soprattutto nelle femmine, impulsi protettivi e materni. Ma, a dir la verità, se si scopre dietro il sogno di un adulto il desiderio della morte di un fratello, raramente si deve considerarlo enigmatico e si può individuarne facilmente il prototipo nell'infanzia, o anche abbastanza spesso, negli anni successivi alla convivenza.

Probabilmente non esiste una stanza dei giochi senza conflitti violenti tra i suoi abitanti. I motivi sono la rivalità per l'amore dei genitori, per la proprietà e lo spazio in comune. Gli impulsi ostili si rivolgono sia verso i fratelli maggiori, sia verso i minori. Credo che sia stato Bernard Shaw a dire: «Se esiste qualcuno che una signorina inglese odia più di sua madre, quella persona è la sorella maggiore». In questa affermazione c'è però qualcosa che ci sconcerta. Pur dovendo ammettere che l'odio e la rivalità tra fratelli siano comprensibili, come è possibile però che i sentimenti d'odio s'introducano nel rapporto tra figlia e madre, tra genitori e figli?

Tale rapporto è senza dubbio, anche per il bambino, più favorevole dell'altro. Ed è anche ciò che ci aspettiamo; troviamo molto più scandaloso se manca l'amore tra genitori e figli, piuttosto che tra fratelli. Nel primo caso abbiamo, per così dire, reso sacro qualcosa che nel secondo lasciamo profano. Eppure l'osservazione quotidiana ci mostra quanto spesso le relazioni emotive tra genitori e figli adulti restino al di sotto dell'ideale innalzato dalla società, quanta ostilità sia lì pronta a manifestarsi se non fosse trattenuta da componenti di pietà e di impulsi affettuosi. I motivi di ciò sono in generale noti e mostrano una tendenza alla separazione tra individui dello stesso sesso, la figlia dalla madre, il padre dal figlio. La figlia trova nella madre l'autorità che limita la sua volontà e che è investita del compito di imporle la rinuncia alla libertà sessuale richiesta dalla società; in alcuni casi trova anche nella madre la rivale che lotta per non essere soppiantata. La stessa cosa si ripete in modo ancora più netto tra figlio e padre. Il padre impersona per il figlio ogni costrizione sociale sopportata controvoglia; il padre gli impedisce l'accesso all'esercizio della propria volontà, al godimento sessuale in giovane età, e dove esistono beni familiari comuni, al godimento di questi. L'attesa della morte del padre raggiunge, nel caso dell'erede al trono, un'intensità che sfiora la tragedia. Meno minacciati appaiono i rapporti tra padre e figlia, madre e figlio. Quest'ultimo offre talvolta gli esempi più puri d'affetto immutabile, che nessuna considerazione egoistica può turbare.

Perché parlo di queste cose, in fondo banali e generalmente note? Perché esiste un'incontestabile inclinazione a negare l'importanza che esse hanno nella vita e a considerare raggiunto, molto più spesso di quanto in realtà sia, l'ideale richiesto dalla società. Ma è preferibile che sia lo psicologo a dire la verità, e che tale compito non venga lasciato al cinico. D'altronde si negano tali cose solo nella vita reale. All'arte narrativa e drammatica è concesso di servirsi liberamente dei motivi che provengono dal turbamento di questo ideale.

In un gran numero di casi non abbiamo dunque ragione di meravigliarci se il sogno rivela il desiderio di eliminare i genitori, in particolare il genitore dello stesso sesso. È legittimo ammettere che tale desiderio sia presente anche nella vita vigile e talvolta sia persino cosciente, quando può mascherarsi dietro un altro motivo, come nel caso del sognatore del nostro esempio 3), dietro la compassione per l'inutile sofferenza del padre. Raramente tale rapporto è dominato unicamente dall'ostilità, molto più spesso essa arretra davanti a impulsi più affettuosi, dai quali viene repressa, e deve aspettare finché un sogno, in un certo senso, la isoli. Ciò che in seguito a tale isolamento il sogno ci mostra in proporzioni eccessivamente grandi si riduce poi quando la nostra interpretazione lo inserisce nuovamente nel contesto della vita (H. Sachs). Troviamo però questo desiderio onirico anche là dove non ha alcun appiglio nella vita e dove l'adulto da sveglio non potrebbe mai riconoscerlo come suo. La ragione di ciò sta nel fatto che il motivo più profondo e costante che ha generato l'estraniamento, in particolare tra le persone dello stesso sesso, si è presentato già nell'infanzia.

Intendo con ciò la competizione amorosa, con una chiara accentuazione del carattere sessuale. Il figlio comincia già da piccolo a sviluppare un'affettuosità particolare per la madre, che considera come una cosa propria, e ad avvertire il padre come un rivale che si oppone a questo possesso esclusivo. Allo stesso modo la bambina vede nella madre una persona che disturba il suo affettuoso rapporto col padre e che occupa un posto che lei stessa potrebbe benissimo prendere. Dall'osservazione apprendiamo in quale tenera età abbiano inizio tali atteggiamenti, che abbiamo definito "complesso d'Edipo", perché questa leggenda realizza in forma leggermente più attenuata i due desideri estremi risultanti dalla situazione del figlio: uccidere il padre e prendere in moglie la madre. Non intendo sostenere che il complesso d'Edipo esaurisca la relazione dei figli con i genitori, questa può facilmente essere molto più complicata. Inoltre il complesso edipico può essere più o meno sviluppato e può addirittura subire un capovolgimento, ma è un fattore che compare normalmente ed è molto importante per la vita psichica del bambino. Si corre più il rischio di sottovalutare la sua influenza e quella degli sviluppi che ne conseguono, piuttosto che sopravvalutarli. Del resto, spesso i bambini reagiscono con l'atteggiamento edipico a una sollecitazione dei genitori, i quali si lasciano guidare abbastanza di frequente nelle loro preferenze dalla differenza di sesso, sicché il padre preferisce la figlia e la madre il figlio, oppure, nel caso di cattiva riuscita del matrimonio, li prendono come sostituto dell'oggetto amato che ha perso valore.

Non si può certo affermare che il mondo sia stato riconoscente alla ricerca psicoanalitica per la scoperta del complesso edipico. Al contrario, questa ha provocato la più violenta opposizione da parte degli adulti, e coloro che avevano trascurato di partecipare al rifiuto generale di questa relazione emotiva vietata e coperta da tabù in seguito hanno riparato alla loro colpa togliendo al complesso il suo valore mediante interpretazioni distorte. Secondo la mia immutata convinzione qui non c'è nulla né da smentire né da abbellire. C'è solo da familiarizzare con un fatto che la stessa leggenda greca ha riconosciuto come una fatalità ineluttabile. Inoltre è interessante che il complesso edipico, espulso dalla vita, sia stato lasciato alla poesia e messo per così dire a sua completa disposizione. In uno studio accurato O. Rank ha mostrato come proprio il complesso d'Edipo abbia fornito all'arte drammatica una ricchezza di motivi Per infinite varianti, attenuazioni e travestimenti, in quelle deformazioni dunque che già conosciamo come opera della censura. Possiamo quindi legittimamente attribuire il complesso edipico anche a quei sognatori che sono stati così fortunati da evitare i conflitti con i propri genitori nella vita successiva. In stretto nesso con tale complesso troviamo ciò che chiamiamo il complesso di castrazione, la reazione all'intimidazione sessuale e al contenimento dell'attività sessuale della prima infanzia, attribuiti al padre.

Indirizzati dalle ricerche finora condotte allo studio della vita psichica infantile, possiamo aspettarci di trovare allo stesso modo la spiegazione dell'origine degli altri desideri onirici proibiti, cioè degli eccessivi impulsi sessuali. Sentiamo dunque il bisogno di studiare anche lo sviluppo della vita sessuale infantile e apprendiamo da molteplici fonti quanto segue. In primo luogo è un errore insostenìbile affermare che il bambino non abbia una vita sessuale e supporre che la sessualità inizi solo all'età della pubertà, con la maturazione dei genitali. Il bambino, al contrario, ha fin dall'inizio una vita sessuale molto ricca che si differenzia sotto molti aspetti da quella ritenuta in seguito normale. Ciò che noi chiamiamo perverso nella vita degli adulti si discosta dalla normalità nei seguenti tratti: primo, per il non tener conto del confine tra le specie (dell'abisso tra uomo e animale); secondo, per il superamento del limite del disgusto; terzo, del limite dell'incesto (del divieto di cercare soddisfacimento sessuale con consanguinei stretti), quarto, del limite dell'uguaglianza di sesso; e quinto, per il trasferimento del ruolo dei genitali ad altri organi e parti del corpo. Tutti questi confinì non esistono sin da principio, ma vengono innalzati a poco a poco nel corso dello sviluppo e dell'educazione. Il bambino piccolo ne è libero. Non conosce ancora l'abisso che separa l'uomo dall'animale; l'orgoglio con cui l'uomo si allontana dall'animale nasce in lui solo in seguito. Inizialmente non mostra alcun disgusto per gli escrementi, ma lo impara lentamente sotto l'influenza dell'educazione; non attribuisce particolare valore alla differenza tra i sessi, anzi attribuisce ad entrambi la stessa conformazione dei genitali; rivolge i suoi primi desideri sessuali e le sue attenzioni alle persone a lui più vicine e più care, per altri motivi, dunque sui genitori, sui fratelli, su chi ha cura di lui; e infine si manifesta in lui ciò che in seguito proromperà nei momenti culminanti del rapporto amoroso, ossia il fatto che egli non si aspetta piacere solo dalle parti sessuali, ma che molte altre parti del corpo pretendono per sé la medesima sensibilità, concedono analoghe sensazioni di piacere, dimostrando così di poter svolgere il ruolo dei genitali. Il bambino può essere quindi definito "perverso polimorfo", e se attiva tutti questi impulsi solo in forma accennata, ciò dipende, da un lato, dalla loro minore intensità in confronto ad epoche successive della vita, dall'altro, dal fatto che l'educazione sopprime subito energicamente tutte le manifestazioni sessuali del bambino. Tale soppressione prosegue poi, per così dire, nella teoria, in quanto gli adulti si sforzano di non vedere una parte delle manifestazioni sessuali infantili e di spogliare le altre della loro natura sessuale con un'interpretazione distorta, fino al punto da riuscire a travisare tutto. Sono spesso le stesse persone che prima, stando con i bambini infieriscono contro tutti i loro giochini sessuali e che poi, a tavolino, difendono la purezza sessuale degli stessi bambini. Quando sono lasciati in balìa di se stessi, o sotto l'influenza di una seduzione, i bambini pongono in essere spesso prestazioni notevoli di attività sessuale fortemente perversa. Naturalmente gli adulti hanno ragione di non prendere sul serio queste cose, considerandole "bambinate" e "giochino", perché il bambino non può venir giudicato pienamente capace e responsabile né davanti al tribunale della morale, né davanti alla legge. Questi fatti però esistono, hanno la loro importanza sia come indizi di una costituzione congenita, sia come cause e premesse di sviluppi successivi, ci forniscono informazioni sulla vita sessuale in genere. Quando troviamo quindi dietro i nostri sogni deformati tutti questi impulsi di desideri perversi, ciò significa solo che il sogno ha compiuto, anche sotto questo aspetto, la regressione allo stato infantile.

Tra questi desideri proibiti meritano ancora una menzione particolare quelli incestuosi, rivolti cioè al rapporto sessuale con i genitori e i fratelli. Voi sapete quale ribrezzo venga provato, o quanto meno espresso, nella società umana nei confronti di tali rapporti e con quale forza essi siano puniti. Sono stati fatti gli sforzi più incredibili per spiegare tale orrore per l'incesto. Alcuni hanno supposto che si tratti di un riguardo della natura nei confronti della riproduzione, riguardo che sarebbe stato rappresentato psichicamente da tale divieto, dal momento che i contatti tra consanguinei peggiorerebbero le caratteristiche della razza. Altri hanno sostenuto che la convivenza fin dalla prima infanzia svii i desideri sessuali dalle persone in questione. In entrambi i casi, del resto, la certezza di evitare l'incesto risulterebbe automaticamente e non si comprenderebbe perché siano necessarie severe proibizioni, le quali indicano piuttosto l'esistenza di un desiderio molto forte di attuarlo. Le indagini psicoanalitiche hanno dato come risultato inequivocabile che la scelta amorosa incestuosa è invece la prima e quella regolare, e che solo in seguito si introduce contro di essa una resistenza, la cui origine dalla psicologia individuale è da respingere.

Mettiamo insieme ora ciò che abbiamo ricavato dall'approfondimento della psicologia infantile per la comprensione del sogno. Abbiamo trovato non soltanto che è accessibile al sogno il materiale delle esperienze infantili dimenticate, ma abbiamo anche visto che la vita psichica del bambino, con tutte le sue particolarità, il suo egoismo, la sua scelta incestuosa amorosa ecc. continua a sussistere per il sogno, e dunque nell'inconscio, e che il sogno ci riporta ogni notte a questo stadio infantile. Veniamo così rafforzati nel ritenere che l'inconscio è la parte infantile della vita psichica. L'impressione sconcertante che nell'uomo vi sia tanta malvagità comincia a diminuire. Questa terrificante malvagità non e altro che l'aspetto iniziale, primitivo, infantile della vita psichica che possiamo trovare attivo nel bambino, che però in lui, a causa delle sue piccole dimensioni, in parte non vediamo, in parte non prendiamo sul serio perché non esigiamo dal bambino alcuna elevatezza etica. Poiché il sogno regredisce a questo stadio, dà l'impressione di manifestare la malvagità che è in noi. Ma si tratta solo di un'ingannevole apparenza da cui ci siamo lasciati spaventare. Non siamo così cattivi come potevamo supporre dopo l'interpretazione dei sogni.

Se gli impulsi malvagi dei sogni sono solo infantilismi, un ritorno agli inizi del nostro sviluppo etico, in quanto il sogno si limita a farci tornare bambini nel pensare e nel sentire, allora non abbiamo alcuna ragione di vergognarci di questi sogni cattivi. Ma la ragionevolezza è soltanto una parte della vita psichica, accadono molte altre cose nella psiche che non sono ragionevoli e così accade che irragionevolmente ci vergogniamo di tali sogni. Li sottoponiamo alla censura onirica, ci vergogniamo e ci arrabbiamo se in via eccezionale uno di tali desideri è riuscito a penetrare nella coscienza in forma così inalterata da doverlo riconoscere; anzi, a volte, ci vergogniamo dei sogni deformati come se li comprendessimo. Pensate soltanto all'indignato giudizio di quella brava signora anziana sul suo sogno non interpretato dei "servizi d'amore". Il problema non è dunque ancora risolto, ed è possibile che, occupandoci in seguito della malvagità nel sogno giungeremo a un altro giudizio e a un'altra valutazione della natura umana.

Come risultato di tutto lo studio del sogno ci siamo formati due idee, le quali significano però solo l'inizio di nuovi enigmi e nuovi dubbi. Primo: la regressione del lavoro onirico non è solo formale, ma anche materiale. Non traduce solo i nostri pensieri in una forma espressiva primitiva, ma risveglia anche le particolarità della nostra primitiva vita psichica, l'antica strapotenza dell'Io, gli impulsi iniziali della nostra vita sessuale, il nostro stesso antico patrimonio intellettuale, se possiamo considerare tale la relazione simbolica. E secondo: tutti questi antichi aspetti infantili, che un tempo erano dominanti e i soli a dominare, devono oggi essere attribuiti all'inconscio, modificando e ampliando le rappresentazioni che ne facciamo. "Inconscio" non è più un nome per ciò che è momentaneamente latente, l'inconscio è un particolare regno della psiche con propri impulsi di desiderio, una propria forma espressiva e propri meccanismi psichici, che non sono presenti altrove. Ma i pensieri onirici latenti, che abbiamo scoperto con l'interpretazione del sogno, non appartengono a questo regno; essi assomigliano piuttosto a quelli che avremmo potuto avere anche da svegli. Eppure sono inconsci, come si risolve quindi questa contraddizione? Cominciamo ad intuire che dovremmo procedere qui a una distinzione. Qualcosa che ha origine dalla nostra vita cosciente e che ne condivide i caratteri - e che noi chiamiamo "residui diurni" - si incontra con qualcos'altro che proviene dal regno dell'inconscio per formare il sogno. Tra queste due parti si effettua il lavoro onirico. L'influenza esercitata sui residui diurni da parte dell'inconscio sopravvenuto comporta di certo la condizione perché si determini la regressione. E questa la concezione più profonda sulla natura del sogno alla quale possiamo giungere a questo punto, prima di aver studiato altri campi psichici. Ma fra poco sarà tempo di attribuire un altro nome al carattere inconscio dei pensieri onirici latenti per distinguerlo dall'inconscio proveniente dal regno dell'infantile.

Naturalmente possiamo porre anche la domanda: cosa obbliga l'attività psichica a effettuare tale regressione durante il sonno? Perché non elimina in altro modo gli stimoli psichici che disturbano il sonno? E se essa, per motivi inerenti alla censura onirica, deve servirsi del travestimento dato dall'antica forma espressiva ora incomprensibile, a cosa le serve far rivivere gli antichi impulsi psichici, relativi a desideri e tratti del carattere ormai superati, la regressione materiale dunque, che si aggiunge a quella formale? L'unica risposta di cui potremmo essere soddisfatti sarebbe che solo in tal modo può venire formato un sogno, che, dal punto di vista dinamico, l'annullamento dello stimolo onirico non è altrimenti possibile. Ma per ora non abbiamo il diritto di dare una simile risposta.

Lezione 14. L'appagamento di desiderio

Signore e signori, devo farvi presente ancora una volta il cammino che abbiamo percorso? Come, applicando la nostra tecnica, ci siamo imbattuti nella deformazione onirica, come dapprima abbiamo pensato di evitarla, e come abbiamo tratto le informazioni decisive sulla natura del sogno dai sogni infantili? Come, in seguito, armati dei risultati di tale indagine, abbiamo affrontato direttamente la deformazione onirica e siamo riusciti - spero - a superarla? A questo punto però dobbiamo ammettere che ciò che abbiamo scoperto per una strada non concorda del tutto con quello che abbiamo scoperto per l'altra. Sarà nostro compito quindi mettere insieme e conciliare tra loro i due risultati.

Da entrambi i punti di vista ci è risultato che il lavoro onirico consiste essenzialmente nella trasposizione dei pensieri in un'esperienza allucinatoria. Come ciò possa avvenire è abbastanza enigmatico, ma si tratta di un problema della psicologia generale, di cui non dobbiamo occuparci qui. Abbiamo appreso dai sogni infantili che il lavoro onirico intende eliminare uno stimolo psichico che disturba il sonno mediante l'appagamento di un desiderio. Non potevamo dir nulla di simile dei sogni deformati, se prima non sapevamo come interpretarli. Fin dall'inizio però ci aspettavamo di poter osservare i sogni deformati dallo stesso angolo di visuale di quelli infantili. Il primo compimento di tale aspettativa ci ha portato a scoprire che in realtà tutti i sogni sono sogni infantili, lavorano con materiale infantile, con impulsi psichici e meccanismi infantili. Dal momento che riteniamo di aver superato la deformazione onirica, dobbiamo procedere nell'indagine se la concezione dei sogni come appagamenti di desideri valga anche per i sogni deformati.

Poco tempo fa abbiamo sottoposto all'interpretazione una serie di sogni, ma abbiamo completamente lasciato fuori dal discorso l'appagamento di desiderio. Sono convinto che già più volte vi è sorta la domanda: «Ma dov'è l'appagamento di desiderio che si pretende sia lo scopo del lavoro onirico?». E una domanda importante, poiché è diventata la domanda dei profani che ci criticano. Come sapete, l'umanità ha una tendenza istintiva a difendersi dalle novità intellettuali. Tra le manifestazioni di tale tendenza vi è quella di ridurre immediatamente al minimo la novità, riducendola - laddove è possibile - in una frase a effetto. Per la nuova teoria del sogno, l'"appagamento di desiderio" è diventato una tale frase a effetto. Il profano pone la domanda: «Dov'è l'appagamento di desiderio?» appena ha udito che il sogno deve essere l'appagamento di un desiderio, e mentre la pone vi risponde in senso negativo.

Immediatamente gli vengono in mente innumerevoli sue esperienze oniriche in cui al sogno erano collegati sentimenti che andavano dal dispiacere fino a una forte angoscia, sicché l'affermazione della teoria psicoanalitica del sogno gli appare assolutamente inverosimile. Per noi è facile rispondergli che nei sogni deformati l'appagamento di desiderio non può essere evidente, ma deve essere cercato e di conseguenza non è possibile indicarlo prima che il sogno sia interpretato. Sappiamo anche che i desideri di questi sogni deformati sono desideri proibiti, rifiutati dalla censura, e che la loro esistenza è stata appunto la causa della deformazione onirica, il motivo per il quale è intervenuta la censura. Ma è difficile far comprendere al critico profano che prima dell'interpretazione del sogno non è possibile indagare sull'appagamento di desiderio. Egli continuerà a dimenticarlo. In realtà, il suo atteggiamento di rifiuto nei confronti della teoria dell'appagamento di desiderio non è altro che una conseguenza della censura onirica, un sostituto e un effetto del suo rifiuto di questi desideri onirici censurati.

Naturalmente anche noi abbiamo il bisogno di chiarirci perché esistano così tanti sogni dal contenuto penoso e, in particolare, perché esistano i sogni d'angoscia. Ci imbattiamo qui, per la prima volta, nel problema degli affetti nel sogno, il quale richiederebbe uno studio a parte, che purtroppo non ci è possibile affrontare. Se il sogno è l'appagamento di un desiderio, allora non ci dovrebbero essere nel sogno sensazioni penose; in questo i critici profani sembrano aver ragione. Ma si devono considerare tre generi di complicazioni, alle quali costoro non hanno pensato.

Primo: può essere che il lavoro onirico non sia riuscito completamente a realizzare l'appagamento di desiderio, cosicché una parte dell'affetto penoso dei pensieri onirici rimane conservata nel sogno manifesto. L'analisi dovrebbe dimostrare quindi che questi pensieri onirici erano molto più penosi del sogno che si è formato a partire da essi. E ciò può essere sempre dimostrato. Ammettiamo, in questo caso, che il lavoro onirico non ha raggiunto il suo scopo, così come il sogno di bere suscitato dalla sete non raggiunge il suo intento. Si rimane assetati e per bere bisogna svegliarsi. Ma quello era comunque un sogno vero e proprio, non aveva rinunciato a nulla della sua natura. Dobbiamo dire: Ut desini vires, tamen est laudando voluntas. L'intenzione chiaramente riconoscibile è quanto meno da lodare. Tali casi di mancata riuscita non sono rari. A ciò si aggiunge il fatto che al lavoro onirico è molto più difficile modificare il senso degli affetti di un sogno che quello dei contenuti; gli affetti talvolta sono molto più resistenti. Accade dunque che il lavoro onirico abbia trasformato il contenuto penoso dei pensieri onirici in un appagamento di desiderio, mentre l'affetto penoso si impone inalterato. In tali sogni l'affetto non si adatta dunque al contenuto, e i nostri critici possono dire che il sogno è tanto poco un appagamento di desiderio che in esso persino un contenuto innocuo può essere avvertito come penoso. Obietteremo a questa osservazione irragionevole che proprio in tali sogni la tendenza del lavoro onirico all'appagamento di desiderio compare nel modo più evidente perché è isolata. L'errore deriva dal fatto che chi non conosce la nevrosi si rappresenta il nesso tra contenuto e affetto come troppo intimo, e perciò non può comprendere che un contenuto venga modificato senza che la relativa manifestazione d'affetto subisca lo stesso mutamento.

Un secondo fattore molto più importante, profondo, e ugualmente trascurato dai profani, è il seguente. L'appagamento di un desiderio dovrebbe certamente arrecare piacere, ma, ci si chiede, a chi? Naturalmente a colui che prova il desiderio. Sappiamo però che il sognatore ha un rapporto del tutto particolare con i suoi desideri. Li rifiuta, li censura, insomma non li vuole. Un loro appagamento può dunque non portargli alcun piacere, ma solo il contrario. E qui l'esperienza ci insegna che questo contrario, che dobbiamo ancora spiegare, compare in forma di angoscia. Nel suo rapporto con i desideri onirici il sognatore può dunque essere paragonato solo alla somma di due persone che sono comunque legate da molti elementi in comune. Invece di ulteriori spiegazioni vi racconterò una nota favola in cui si ritrovano le stesse relazioni. Una fata buona promette a una coppia di poveretti, un uomo e una donna, di esaudire i loro primi tre desideri. Essi sono felici e si propongono di sceglierli accuratamente. La donna però si lascia indurre dall'odore di salsicce arrostite, che proviene da una capanna vicina, a desiderarne un paio. Immediatamente compaiono; ecco esaudito il primo desiderio. L'uomo si arrabbia e, pieno di risentimento, desidera che le salsicce pendano dal naso della moglie. Anche tale desiderio si compie e non si riesce a togliere le salsicce da dove adesso si trovano; questo è il secondo desiderio appagato, ma è il desiderio dell'uomo, e risulta molto sgradito alla donna. Voi sapete come continua la favola. Poiché, in fondo, i due sono una cosa sola, marito e moglie, il terzo desiderio deve essere che le salsicce vengano allontanate dal naso della donna. Potremmo usare in molti altri contesti questa fiaba; in questo caso ci serve solo a illustrare la possibilità che l'appagamento del desiderio di una persona può condurre al dispiacere dell'altra, se le due non sono d'accordo tra loro.

Non ci sarà ora difficile giungere a una comprensione ancora migliore dei sogni d'angoscia. Faremo riferimento ancora a un'unica osservazione per deciderci infine ad ammettere un'ipotesi in favore della quale vi sono parecchi elementi. L'osservazione è che spesso i sogni d'angoscia hanno un contenuto che è del tutto privo di deformazione, che è - per così dire - sfuggito alla censura. Il sogno d'angoscia è spesso un manifesto appagamento di desiderio, naturalmente non di un desiderio accettato, ma rifiutato. Al posto della censura è subentrato lo sviluppo dell'angoscia. Mentre si può dire del sogno infantile che esso sia l'appagamento manifesto di un desiderio ammesso, e del comune sogno deformato che esso sia l'appagamento mascherato di un desiderio rimosso, al sogno d'angoscia si adatta soltanto la formula che esso sia l'appagamento manifesto di un desiderio rimosso. L'angoscia è l'indizio che il desiderio rimosso si è dimostrato più forte della censura, che il desiderio ha imposto, o aveva intenzione di imporre, il suo appagamento contro la censura. Comprendiamo che ciò che per il desiderio è appagamento, per noi, che stiamo dalla parte della censura onirica, può essere soltanto occasione di sensazioni penose e di difesa. Così l'angoscia che compare nel sogno è - se volete - angoscia di fronte alla violenza di tali desideri, normalmente repressi. Perché questa difesa compaia sotto forma d'angoscia non è possibile comprendere soltanto attraverso lo studio del sogno, sarà necessario evidentemente studiare l'angoscia altrove.

Ciò che vale per i sogni d'angoscia non deformati può essere ammesso anche per quei sogni che hanno subito una parziale deformazione e per gli altri sogni spiacevoli le cui sensazioni penose corrispondono probabilmente al fatto che ci si avvicini all'angoscia. Normalmente il sogno d'angoscia è anche un sogno di risveglio; siamo soliti interrompere il sonno prima che il desiderio rimosso del sogno abbia imposto il suo pieno appagamento nei confronti della censura. In questo caso la funzione del sogno è fallita, ma non per questo è mutata la sua natura. Abbiamo paragonato il sogno al guardiano notturno o al custode che vuole proteggere il nostro sonno da qualsiasi forma di disturbo. Anche il guardiano notturno può trovarsi costretto a svegliare coloro che dormono quando si sente troppo debole per allontanare da solo il disturbo o il pericolo. Eppure talvolta riusciamo a proseguire nel sonno, anche se il sogno comincia a diventare inquietante e a volgersi in angoscia. Ci diciamo nel sogno: «È solo un sogno», e continuiamo a dormire.

Quando dovrebbe accadere che il desiderio onirico si trovi nella condizione di vincere la censura? Tale condizione può essere soddisfatta tanto da parte del desiderio onirico, quanto da parte della censura onirica. Talvolta il desiderio, per ragioni sconosciute, può diventare eccessivamente forte, ma si ha l'impressione che più spesso sia il comportamento della censura onirica ad essere responsabile di tale spostamento nel rapporto di forze. Abbiamo già visto che la censura opera in ogni singolo caso con diversa intensità, tratta ogni elemento con un diverso grado di severità; ora vorremmo aggiungere l'ipotesi che essa in genere sia molto variabile e non usi sempre la medesima severità contro lo stesso elemento inaccettabile. Se la situazione giunge al punto che la censura si sente impotente di fronte a un desiderio onirico che minaccia di sopraffarla, essa si serve, al posto della deformazione, dell'ultimo mezzo che le rimane: interrompere lo stato di sonno, generando angoscia.

A questo punto ci rendiamo conto di non sapere ancora perché questi desideri malvagi e rifiutati si attivino proprio durante la notte per disturbarci nel sonno. La risposta non potrà essere che una supposizione che si riallaccia alla natura dello stato di sonno. Durante il giorno grava su questi desideri il forte peso della censura che, di regola, rende loro impossibile esprimersi in una qualsiasi attività. Di notte, tale censura, come tutti gli altri interessi della vita psichica, viene probabilmente ritirata, o quanto meno molto ridotta, in favore dell'unico desiderio di dormire. Tale riduzione della censura durante la notte è ciò che permette ai desideri proibiti dì riattivarsi. Ci sono nervosi insonni i quali ci confessano che all'inizio la loro insonnia era voluta. Non osavano addormentarsi perché temevano i loro sogni, dunque le conseguenze di questa riduzione della censura. Comprenderete facilmente però che tale ritiro della censura non significhi un'imprudenza grave di per sé. Lo stato di sonno paralizza la nostra motilità; le nostre intenzioni malvagie, che pure cominciano ad agitarsi, non possono produrre altro che un sogno, il quale è innocuo dal punto di vista pratico. Ed è a questo stato di cose tranquillizzante che si riferisce l'osservazione del dormiente, fatta di notte ma non appartenente alla vita onirica: «È solo un sogno. Lasciamolo fare e continuiamo a dormire».

In terzo luogo, se vi ricordate l'affermazione che il sognatore in lotta contro i propri desideri è paragonabile alla somma di due persone distinte, ma in certo qual modo intimamente unite, troverete comprensibile un'altra possibilità, e cioè che attraverso un appagamento di desiderio si realizzi qualcosa di molto spiacevole, ovvero una punizione. Per spiegare questo punto può esserci utile ancora una volta la favola dei tre desideri: il piatto di salsicce arrostite è il diretto appagamento del desiderio della prima persona, la donna; le salsicce appese al naso sono l'appagamento del desiderio della seconda persona, l'uomo, ma contemporaneamente la punizione per lo stupido desiderio della moglie. Nelle nevrosi ritroveremo poi la motivazione del terzo desiderio che si trova nella favola. Ci sono numerose tendenze punitive di tal genere nella vita psichica dell'uomo; sono molto forti, e possiamo ritenerle responsabili di una parte dei sogni penosi. A questo punto forse direte che così non resta granché del famoso appagamento di desiderio. Ma, riflettendo bene, ammetterete di aver torto. Di fronte alla quantità di cose -che in seguito menzioneremo - che il sogno potrebbe essere (e secondo alcuni autori, in effetti, è) la nostra soluzione "appagamento di desiderio - appagamento d'angoscia - appagamento di punizione" è molto limitata. A ciò si aggiunga che l'angoscia è il diretto opposto del desiderio, che gli opposti si trovano particolarmente vicini tra loro nell'associazione e nell'inconscio, come abbiamo visto, coincidono. E inoltre va aggiunto che anche la punizione è un appagamento di desiderio, il desiderio dell'altra persona, quella che esercita la censura.

Nel complesso dunque non ho fatto alcuna concessione alla vostra obiezione contro la teoria dell'appagamento di desiderio. Dobbiamo però ancora dimostrare l'appagamento di desiderio in un qualsiasi sogno deformato, e non vogliamo affatto sottrarci a tale compito. Ritorniamo al sogno, già interpretato, dei tre biglietti teatrali da 1 fiorino e 50, dal quale abbiamo già appreso molto. Spero che ve lo ricordiate ancora. Una signora, alla quale il marito ha comunicato durante il giorno che la sua amica Elise, più giovane di lei di soli tre mesi, si è fidanzata, sogna di trovarsi a teatro con suo marito. Una parte della platea è quasi vuota. Il marito le dice che anche Elise e il suo fidanzato avrebbero voluto venire a teatro, ma non ci riuscirono perché avevano trovato solo brutti posti (tre per 1 fiorino e cinquanta). La signora dice che in fondo non era stata una disgrazia. Avevamo intuito che i pensieri onirici si riferivano alla rabbia di essersi sposata così presto e al malcontento nei confronti del marito. Saremmo curiosi di sapere ora come questi pensieri tristi siano stati trasformati nell'appagamento di un desiderio e dove si trovi traccia di ciò nel contenuto manifesto. Ebbene, sappiamo già che l'elemento "troppo presto, troppo in fretta" è stato eliminato nel sogno dalla censura. La platea vuota ne è un'allusione. L'enigmatico "tre per un fiorino e cinquanta" diventa ora più comprensibile con l'aiuto del simbolismo, che nel frattempo abbiamo imparato. (Non menziono un'altra interpretazione di questo "tre", in una donna senza figli, perché analisi in questo caso non portò materiale in proposito.)

Il numero tre significa effettivamente un uomo, e l'elemento manifesto è facilmente traducibile: comprarsi un uomo con la dote («Avrei potuto comprarmene uno dieci volte migliore con la mia dote»). Lo sposarsi è sostituito evidentemente dall'andare a teatro. L'"acquistare troppo presto i biglietti" si trova direttamente al posto dello sposarsi troppo presto. Tale sostituzione però è l'opera dell'appagamento di desiderio. La nostra so-gnatrice non era sempre stata così scontenta di essersi sposata presto come il giorno in cui ricevette la notizia del fidanzamento della sua amica. Un tempo ne era stata orgogliosa e si sentiva privilegiata rispetto all'amica. Alcune ragazze ingenue rivelano spesso dopo il fidanzamento la loro gioia di poter presto andare a teatro a vedere tutti gli spettacoli fino a quel momento proibiti, e in genere di poter vedere qualunque cosa. È certo che questo piacere di guardare o curiosità che qui emerge era in principio un desiderio sessuale di guardare, di osservare la vita sessuale, in particolar modo dei genitori, divenuto poi una forte motivazione capace di spingere le ragazze a sposarsi presto. In tal modo l'andare a teatro diviene una sostituzione allusiva evidente dell'essere sposata. Nella rabbia attuale dell'essersi sposata troppo presto, la sognatri-ce si ricollega a quel momento in cui il matrimonio anzitempo era stato per lei un appagamento di desiderio poiché soddisfaceva la sua curiosità, e sostituisce, spinta da tale antico impulso di desiderio, il matrimonio con l'andare a teatro.

Possiamo dire di non aver scelto proprio l'esempio più comodo per dimostrare un appagamento di desiderio nascosto. In modo analogo dovremmo procedere con altri sogni deformati. Ciò non posso farlo ora dinanzi a voi e intendo soltanto esprimere la convinzione che in ogni caso ci riusciremo. Ma voglio soffermarmi ancora su questo aspetto teorico. L'esperienza mi ha insegnato che è uno dei più compromessi dell'intera teoria del sogno e che ad esso si collegano molte contraddizioni e fraintendimenti. Inoltre, forse sarete ancora impressionati dal fatto che, affermando che il sogno è un desiderio appagato o il suo contrario, cioè un'angoscia o una punizione realizzata, io abbia ritrattato una parte della mia tesi, e penserete che sia questa l'opportunità per costringermi ad esprimere altre riserve. Mi è stato anche rimproverato di esporre cose che a me appaiono evidenti in modo troppo conciso e quindi poco convincente.

Non di rado accade che chi ci ha accompagnati fino a questo punto nell'interpretazione dei sogni, e ha accettato tutto ciò che essa ha finora comportato, a proposito dell'appagamento di desiderio si fermi e domandi: «Ammesso che il sogno abbia sempre un senso e che tale senso Possa essere scoperto con la tecnica psicoanalitica, perché esso, contrariamente a ogni evidenza, deve venire compresso ogni volta nella formula dell'appagamento di desiderio? Perché il senso di tali pensieri notturni non possa essere altrettanto vario di quello dei pensieri diurni; e quindi il sogno corrispondere una volta a un desiderio appagato, un'altra, come Lei stesso dice, alla cosa opposta, a un timore realizzato? Ma allora non può anche esprimere un proposito, un avvertimento, una riflessione con i relativi pro e contro, oppure un rimprovero, un ammonimento della coscienza morale, un tentativo di prepararsi per un'azione da compiere ecc.? Perché proprio sempre e solo un desiderio o tutt'al più il suo contrario?».

Si potrebbe pensare che se si è d'accordo sul resto, una divergenza su questo punto non sia importante; è sufficiente aver trovato il senso del sogno e il modo per riconoscerlo, mentre passa in secondo piano il fatto di aver dovuto definire questo senso in modo troppo ristretto. Ma non è così. Un fraintendimento su questo punto tocca l'essenza delle nostre concezioni sul sogno e mette in pericolo il loro valore per la comprensione della nevrosi. Inoltre, quella specie di adattamento che viene tanto apprezzato nella vita commerciale, la correntezza, nell'ambito scientifico è fuori luogo e soprattutto nocivo.

La mia prima risposta alla domanda perché il sogno non debba avere molteplici significati nel senso menzionato è, come normalmente in questi casi: «Non so perché non debba averli, lo non avrei niente in contrario. Da parte mia, potrebbe anche essere così. C'è però un piccolo particolare che si oppone a questa concezione del sogno più ampia e più comoda: che in realtà non è così». La mia seconda risposta porrà l'accento sul fatto che l'ipotesi che il sogno corrisponda a molteplici forme di pensiero e operazioni intellettuali non mi è estranea. A proposito di un caso clinico raccontai un sogno che comparve per tre notti di seguito e poi mai più, e ho spiegato tale comportamento con il fatto che il sogno corrispondeva a un proposito che, una volta eseguito, non ebbe più necessità di ripresentarsi. In seguito ho pubblicato un sogno che corrispondeva a una confessione. Come posso dunque contraddirmi ed affermare che il sogno è sempre e soltanto un desiderio appagato?

Lo faccio perché non intendo lasciare che sussista uno sciocco malinteso che però può costarci il frutto dei nostri sforzi nello studio del sogno, un malinteso che scambia il sogno con i pensieri onirici latenti, attribuendo al primo quanto appartiene soltanto ai secondi. È assolutamente giusto che il sogno possa rappresentare tutto ciò che poc'anzi abbiamo elencato e possa venir sostituito da un proposito, un avvertimento, una riflessione, una preparazione, un tentativo di soluzione di un problema ecc. Ma se osservate attentamente, vi accorgerete subito che tutto ciò vale soltanto per i pensieri onirici latenti, che nel sogno sono stati trasformati. Apprenderete dalle interpretazioni dei sogni che il pensiero inconscio degli uomini si occupa di tali propositi, preparazioni, riflessioni ecc., con cui successivamente il lavoro onirico costruisce i sogni. Se al momento non siete interessati al lavoro onirico, ma soltanto all'inconscia attività di pensiero dell’uomo, potete eliminare il lavoro onirico e dire del sogno - cosa che è del tutto esatta dal punto di vista pratico - che esso corrisponde a un avvertimento, a un proposito, e simili. Nel corso del lavoro psicoanalitico capita spesso di aspirare soltanto a distruggere la forma del sogno, e a inserire al suo posto nel contesto i pensieri latenti dai quali è derivato il sogno.

Così, in modo del tutto accidentale, apprendiamo, dall'esame dei pensieri onirici latenti, che tutti gli atti psichici molto complessi che abbiamo menzionato possono verificarsi inconsciamente. È un risultato grandioso, ma anche sconcertante!

Tuttavia, per tornare alla vostra domanda, avete ragione soltanto se vi convincete di aver usato una forma di espressione abbreviata e se non ritenete che la molteplicità di cui parlate vada attribuita all'essenza del sogno. Quando parlate del "sogno" dovete intendere o il sogno manifesto, cioè il prodotto del lavoro onirico, o tutt'al più il lavoro onirico stesso, ovvero quel processo psichico che forma il sogno manifesto dai pensieri onirici latenti. Ogni altro impiego della parola costituirebbe una confusione di concetti che può solo arrecare danni. Se con le vostre affermazioni intendete i pensieri latenti che si trovano dietro il sogno, ditelo direttamente, senza rendere più oscuro il problema del sogno con un modo vago di espressione. I pensieri onirici latenti sono il materiale che il lavoro onirico trasforma in sogno manifesto. Perché volete confondere a tutti i costi il materiale con il lavoro che lo plasma? Che vantaggio avete rispetto a coloro che conoscevano soltanto il prodotto di tale lavoro e non sapevano spiegarsi la sua origine e la sua formazione?

L'unica cosa essenziale del sogno è il lavoro onirico che ha agito sul materiale dei pensieri. Non abbiamo il diritto di non tenerne conto in teoria, anche se in certe situazioni pratiche possiamo farlo. L'osservazione analitica mostra anche che il lavoro onirico non si limita mai a tradurre questi pensieri nella forma espressiva arcaica o regressiva a voi nota. Vi aggiunge sempre qualcosa che non appartiene ai pensieri latenti del giorno, ma che è il vero motore della formazione onìrica. Questa aggiunta indispensabile è il desiderio, anch'esso inconscio, per il cui appagamento il contenuto del sogno viene ricomposto. Il sogno può dunque essere qualsiasi cosa finché prendete in considerazione soltanto i pensieri che rappresenta, un ammonimento, un proposito, una preparazione ecc.; ma è sempre anche l'appagamento di un desiderio inconscio, ed è solo questo se lo considerate come risultato del lavoro onirico. Un sogno dunque non è mai semplicemente un proposito, un ammonimento, ma è sempre un proposito ecc. che con l'aiuto di un desiderio inconscio è stato tradotto nella forma espressiva arcaica e trasformato per l'appagamento di tale desiderio. Un carattere, l'appagamento di desiderio^ costante, l'altro può variare; può essere anch'esso un desiderio, e in tal caso il sogno raffigura come appagato un desiderio latente del giorno precedente, con l'aiuto di un desiderio inconscio.

Per me tutto ciò è chiaro, ma non so se sono riuscito a renderlo comprensibile anche a voi. Ho anche difficoltà a dimostrarvelo. Da un lato, ciò non è possibile senza un'analisi accurata di molti sogni e, dall'altro, questo punto della nostra concezione - il più delicato e importante non può essere esposto in modo convincente senza far riferimento ad Sgomenti successivi. Del resto, dato l'intimo legame che unisce tutte le cose, potete credere che si possa indagare in modo approfondito la natura di un fenomeno senza essersi occupati di altri fenomeni di natura simile? Poiché non sappiamo ancora nulla dei parenti prossimi del sogno, cioè dei sintomi nevrotici, dobbiamo nuovamente accontentarci dei risultati ottenuti. Voglio soltanto presentarvi ancora un esempio e fare un'ultima considerazione.

Consideriamo ancora una volta quel sogno, al quale siamo tornati varie volte, dei tre biglietti di teatro per 1 fiorino e cinquanta. Vi posso assicurare che all'inizio l'ho scelto come esempio senza un'intenzione particolare. Conoscete i pensieri onirici latenti. Rabbia per essersi sposata così in fretta, alla notizia che la sua amica solo ora si è fidanzata; svalutazione del marito, l'idea che ne avrebbe trovato uno migliore se solo avesse aspettato. Conosciamo anche il desiderio che da questi pensieri ha creato un sogno, è la curiosità, la voglia di poter andare a teatro, molto probabilmente una derivazione dell'antica curiosità di scoprire finalmente cosa accade quando si è sposati. Tale curiosità, com'è noto, si rivolge nei bambini regolarmente alla vita sessuale dei genitori; è dunque una curiosità infantile e, nel caso in cui sia presente anche in seguito, è un moto pulsionale che affonda le sue radici nell'infanzia. Ma la notizia del giorno non ha risvegliato il desiderio di guardare, ha suscitato soltanto rabbia e rimorso. Inizialmente l'impulso di desiderio non faceva parte dei pensieri onirici latenti, e potremmo inserire nell'analisi il risultato dell'interpretazione del sogno senza riguardo a questo impulso. La rabbia non era capace di per sé di creare un sogno; un sogno non poteva essere provocato da pensieri del tipo "è stato assurdo sposarmi così presto", prima che fosse stato risvegliato da quelli l'antico desiderio di poter vedere finalmente cosa accade nel matrimonio. Questo desiderio quindi plasma il contenuto del sogno, sostituendo lo sposarsi con l'andare a teatro, e gli dà la forma di appagamento dì un desiderio più antico: «Ecco, posso andare a teatro e vedere tutto ciò che è proibito, e tu non puoi; io sono sposata e tu devi aspettare». Così la situazione attuale è stata mutata nel suo contrario, un antico trionfo è stato messo al posto della recente sconfitta. Inoltre, il soddisfacimento del piacere di guardare viene unito con un soddisfacimento egoistico di rivalità. Tale soddisfacimento determina ora il contenuto onirico manifesto, nel quale la donna si trova realmente a teatro, mentre l'amica non è potuta entrare. A questa situazione di soddisfacimento si aggiungono, quali modificazioni inadatte e incomprensibili, quelle parti del contenuto onìrico dietro cui si nascondono ancora i pensieri onirici latenti. L'interpretazione del sogno non deve tener conto di tutto ciò che serve a raffigurare l'appagamento di desiderio e deve ricostruire invece, a partire da quelle allusioni, i penosi pensieri onirici latenti.

L'ultima considerazione che intendo fare ha lo scopo di concentrare la vostra attenzione sui pensieri onirici latenti, ora messi in risalto. Vi prego di non dimenticare anzitutto che essi sono inconsci per il sognatore; in secondo luogo, che sono pienamente sensati e coerenti, per cui possono essere considerati come reazioni comprensibili al motivo del sogno; in terzo luogo, che essi possono avere il valore di un qualsiasi impulso psichico od operazione intellettuale. Chiamerò ora questi pensieri in modo più rigoroso "residui diurni", sia che il sognatore ammetta di averli, sia che non lo ammetta. Distinguo quindi tra residui diurni e pensieri onirici

latenti, indicando, conformemente al nostro uso precedente, come pensieri onirici latenti tutto ciò che scopriamo durante l'interpretazione del sogno, mentre i residui diurni costituiscono soltanto una parte dei pensieri onirici latenti. Secondo la nostra concezione, ai residui diurni si è aggiunto qualcosa, qualcosa che apparteneva ugualmente all'inconscio, un impulso di desiderio, forte ma rimosso, il quale solo ha reso possibile la formazione del sogno. L'influenza di questo impulso di desiderio sui residui diurni crea l'altra parte dei pensieri onirici latenti, quella che non deve più apparire razionale e comprensibile secondo la vita vigile.

Per esprimere il rapporto esistente tra i residui diurni e il desiderio inconscio ho usato un paragone che qui non posso che ripetere. Ogni impresa ha bisogno di un capitalista che sostenga le spese e di un imprenditore che abbia l'idea e sappia realizzarla. Nella formazione del sogno la parte del capitalista spetta sempre e soltanto al desiderio inconscio; esso fornisce l'energia psichica per la formazione del sogno; l'imprenditore è il residuo diurno che decide come impiegare tali spese. Ora può accadere che il capitalista stesso abbia l'idea e la cognizione di causa, o che lo stesso imprenditore possieda il capitale. Ciò semplifica la situazione pratica, ma ne aggrava la comprensione teorica. Nell'economia politica si continuerebbe a considerare separatamente l'unica persona secondo ì due aspetti, il capitalista e l'imprenditore, e a ricostruire così la situazione fondamentale, dalla quale è stato tratto il nostro paragone. Nella formazione onirica si presentano le stesse varianti, spetta a voi seguirle nel loro sviluppo ulteriore.

Non possiamo qui proseguire oltre,poiché in voi deve essere sorto probabilmente già da molto tempo un dubbio che merita di essere ascoltato. I desideri diurni - vi chiederete - sono realmente inconsci nello stesso senso del desiderio inconscio che deve aggiungersi ad essi per renderli capaci di creare il sogno? Avete ragione. Questo è il punto saliente dell'intera questione. Essi non sono inconsci nello stesso senso. Il desiderio onirico appartiene a un altro inconscio, a quello che abbiamo riconosciuto essere di origine infantile, dotato di un particolare meccanismo. Sarebbe assolutamente indicato distinguere tra loro queste due forme di inconscio con una diversa denominazione. Ma preferiamo attendere finché il campo dei fenomeni nevrotici ci sia divenuto familiare. Se già ci viene rinfacciato un solo inconscio come qualcosa di fantasioso, cosa si potrà dire se ammettiamo di aver bisogno di due specie di inconscio?

Fermiamoci qui. Ancora una volta avete ascoltato soltanto qualcosa di incompleto; ma non è promettente l'idea che questo nostro sapere abbia una continuazione grazie o a noi stessi o ad altri dopo di noi? E non abbiamo noi stessi appreso parecchie cose nuove e sorprendenti?

Lezione 15. Incertezze e critiche

Signore e signori, non intendiamo abbandonare l'argomento del sogno senza trattare i dubbi e le incertezze più comuni che si collegano alle novità e alle tesi finora esposte. Gli ascoltatori più attenti tra voi avranno già raccolto in se stessi parecchio materiale al riguardo.

1. Vi sembrerà forse che i risultati del nostro lavoro di interpretazione del sogno, nonostante la corretta esecuzione della tecnica, ammettano una tale quantità di incertezze da impedire la traduzione sicura del sogno manifesto nei pensieri onirici latenti. A sostegno di ciò addurrete il fatto che, in primo luogo, non si sa mai se un determinato elemento del sogno debba essere compreso nel suo proprio senso o in quello simbolico, poiché le cose usate come simboli non cessano per questo di essere se stesse. E se non si ha alcun appiglio oggettivo per decidere tale questione, l'interpretazione resta affidata sotto questo aspetto all'arbitrio dell'interprete del sogno. Inoltre, poiché nel lavoro onirico gli opposti coincidono, rimane sempre indeterminato se un certo elemento onirico debba essere compreso in senso positivo o negativo, come se stesso o come il suo contrario. Nuova occasione questa per l'interprete di esercitare il suo arbitrio. In terzo luogo, a causa delle inversioni di ogni specie tanto usate nel sogno, l'interprete è libero di intraprendere tale inversione in qualsiasi punto del sogno. Infine vi richiamerete al fatto di aver udito che raramente si è sicuri che l'interpretazione del sogno trovata sia l'unica possibile. Si corre il pericolo di trascurare una sovrainterpretazione dello stesso sogno assolutamente ammissibile. E concluderete che in queste circostanze resta all'arbitrio dell'interprete un campo d'azione la cui ampiezza sembra incompatibile con l'obiettiva certezza dei risultati. O potrete anche supporre che il difetto non sia nel sogno, ma che le insufficienze della nostra interpretazione dei sogni siano riconducibili a inesattezze delle nostre concezioni e dei nostri presupposti.

Tutti i vostri argomenti sono inattaccabili, ma non ritengo che giustifichino le vostre conclusioni, in entrambe le direzioni: sia quando sostenete che l'interpretazione dei sogni - così come noi l'esercitiamo - è lasciata all'arbitrio; sia quando affermate che le insufficienze dei risultati mettono in dubbio la legittimità del nostro procedimento. Se al posto dell'arbitrio dell'interprete mettete la sua abilità, la sua esperienza, la sua intelligenza, allora vi darò ragione. Non possiamo di certo fare a meno di un tale fattore personale, specialmente riguardo a problemi interpretativi piuttosto difficili. Ma le cose non stanno diversamente in altre discipline scientifiche. Non c'è alcun mezzo per impedire che una certa tecnica sia applicata in modo peggiore da uno, o sfruttata in modo migliore da un altro. Del resto, l'impressione di arbitrarietà che si ha, ad esempio, a proposito dell'interpretazione dei simboli, viene meno se si tiene conto del fatto che di regola il legame tra i pensieri onirici, quello del sogno con la vita del sognatore, e l'intera situazione psichica in cui si inserisce il sogno, comportano la scelta di una delle interpretazioni possibili e il rifiuto delle altre come inservibili. Ma la conclusione per cui dalle imperfezioni dell'interpretazione del sogno si deduce che le nostre ipotesi sono inesatte viene invalidata dall'osservazione che, al contrario, la pluralità di significati o l'indeterminatezza del sogno sono sue caratteristiche del tutto prevedibili.

Ricordiamoci di aver detto che il lavoro onirico opera una traduzione dei pensieri onirici in una forma primitiva d'espressione, analoga alla scrittura ideografica. Tutti questi sistemi primitivi di espressione però sono caratterizzati da tali indeterminatezze e ambiguità, senza che con ciò abbiamo il diritto di dubitare della loro utilità pratica. Sapete che la coincidenza degli opposti nel lavoro onirico è analoga al cosiddetto "senso opposto delle parole primordiali" nelle lingue più antiche. Il linguista K. Abel (1884), al quale dobbiamo questa concezione, ci invita a non credere che le comunicazioni fatte da una persona a un'altra mediante simili parole ambivalenti siano state perciò ambigue. Il tono e il gesto dovevano rendere invece del tutto inequivocabile, nel contesto del discorso, quale dei due opposti significati si voleva comunicare. Nella scrittura, dove manca il gesto, esso era sostituito da un ideogramma aggiuntivo, che non doveva essere pronunciato, ad esempio dalla figura di un omino pigramente accovacciato oppure eretto, a seconda che la parola equivoca ken della scrittura geroglifica dovesse significare "debole" o "forte". Così venivano evitati malintesi, nonostante parole e segni avessero più di un significato.

Gli antichi sistemi di espressione, per esempio le scritture di quelle antichissime lingue, presentano numerose indeterminatezze che non potremmo tollerare nella nostra attuale scrittura. Così in alcune scritture semitiche sono indicate solo le consonanti delle parole. Le vocali omesse devono essere inserite dal lettore, secondo la sua conoscenza e il contesto. Non esattamente così, ma in modo molto simile procede la scrittura geroglifica, ed è per questo che la pronuncia dell'antico egizio ci è rimasta sconosciuta. La scrittura sacra dell'egizio conosce anche altre indeterminatezze. Così, ad esempio, è lasciato all'arbitrio di chi scrive allineare le figure da destra a sinistra o da sinistra a destra. Per poter leggere bisogna attenersi alla regola di leggere nel verso dei volti delle figure, degli uccelli ecc. Ma chi scriveva poteva anche disporre gli ideogrammi in colonne verticali, oppure, nelle iscrizioni su oggetti più piccoli, poteva variare anche in altro modo l'ordine dei segni per ragioni estetiche di forma o in considerazione dello spazio. La cosa che più ci disturba della scrittura geroglifica è senz'altro che non conosce separazione tra le parole. Le figure si susseguono a distanze uguali lungo tutta la pagina; e generalmente non è possibile distinguere se un segno appartenga ancora alla parola precedente o costituisca l'inizio di una nuova parola. Invece nella scrittura cubiforme persiana un cuneo obliquo funge da "divisore delle parole".

Una lingua e una scrittura antichissima, ma usata ancora oggi da quattrocento milioni di persone, è quella cinese. Non crediate che io ne capisca qualcosa; me ne sono occupato soltanto perché speravo di trovare analogie con le indeterminatezze del sogno. E le mie aspettative non sono andate deluse. La lingua cinese è piena di indeterminatezze che ci potrebbero spaventare. Essa si compone notoriamente di una quantità di suoni sillabici, che possono venir pronunciati da soli o combinati in coppie. Uno dei dialetti principali possiede 400 sillabe di tal genere. Ora, poiché il vocabolario di questo dialetto si ritiene che abbia circa 4000 parole, ne consegue che ciascun suono ha in media dieci significati diversi, alcuni meno, altri, in compenso, di più. Vi sono però molti modi per evitare l'ambiguità, dato che non si può indovinare soltanto dal contesto quale dei dieci significati del suono sillabico colui che parla voglia risvegliare in chi ascolta. Tra questi vi è la combinazione di due suoni in una parola composta e l'impiego di quattro diversi "toni" con cui vengono pronunciate le sillabe. Ancora più interessante per il nostro paragone è la circostanza che in questa lingua quasi non esiste la grammatica. Di nessuna delle parole monosillabiche si può dire se sia un sostantivo, un verbo o un aggettivo, e mancano tutte le variazioni delle parole attraverso le quali si potrebbero riconoscere il genere, il numero, la desinenza, il tempo o il modo. La lingua è composta dunque, per così dire, soltanto dalla materia prima, proprio come il linguaggio dei nostri pensieri che il lavoro onirico riduce alla sua materia prima, omettendo di esprimere le relazioni. Nel cinese, in tutti i casi di indeterminatezza, la decisione è affidata all'intelligenza dell'ascoltatore che si lascia guidare dal contesto. Mi sono annotato un esempio di proverbio cinese, la cui traduzione letterale è: «Poco ciò che vedere molto ciò che meraviglioso».

Non è difficile da comprendere. Esso può voler dire: quanto meno uno ha visto, tanto più egli ha occasione di meravigliarsi, oppure: molto c'è da meravigliarsi per colui che ha visto poco. Non è naturalmente il caso di decidere tra queste due traduzioni che differiscono solo grammaticalmente. Nonostante tali indeterminatezze, la lingua cinese, ci viene assicurato, è un mezzo eccellente di espressione. Non necessariamente dunque l'indeterminatezza porta all'ambiguità.

Ora, dobbiamo ammettere che la situazione è molto più sfavorevole per il sistema espressivo del sogno che per tutte queste lingue e scritture antiche. Infatti queste ultime, in fondo, sono destinate alla comunicazione, ossia sono predisposte per essere comprese, in qualsiasi modo e con l'aiuto di un qualsiasi mezzo. Proprio questo carattere invece manca al sogno. Il sogno non vuol dire niente a nessuno, non è un veicolo di comunicazione; anzi, al contrario, è destinato a rimanere incompreso. Non dovremmo perciò meravigliarci e confonderci se risultasse che un gran numero di ambiguità e di indeterminatezze rimanessero insolute, unica cosa che abbiamo ricavato con sicurezza dal nostro confronto è la scoperta che tali indeterminatezze, che vengono usate come un'arma contro la validità delle nostre interpretazioni oniriche, sono invece caratteri presenti, di regola, in tutti i sistemi primitivi di espressione.

Soltanto con la pratica e l'esperienza è possibile stabilire fino a che punto giunga l'intelligibilità del sogno. Credo molto lontano, e il confronto dei risultati ottenuti da analisti addestrati correttamente conferma la mia opinione. Il pubblico profano, anche il pubblico scientifico profano, si compiace notoriamente di ostentare uno scetticismo di superiorità di fronte alle difficoltà e incertezze di un lavoro scientifico. E ritengo a torto. Forse non tutti voi sapete che una situazione simile si è presentata nella decifrazione delle iscrizioni assiro-babilonesi. Ci fu un tempo in cui l'opinione pubblica era molto propensa a definire i decifratori della scrittura cuneiforme dei visionari e tutta la loro ricerca un "imbroglio". Nel 1857 la Royal Asiatic Society fece però una prova decisiva. Invitò quattro dei più eminenti studiosi della scrittura cuneiforme, Rawlinson, Hincks, Fox Talbot e Oppert, a inviarle in busta sigillata traduzioni indipendenti di una iscrizione appena scoperta. Confrontate le quattro versioni, potè proclamare che la loro concordanza era sufficiente a giustificare la fiducia nei risultati fino a quel momento ottenuti e la certezza di ulteriori progressi. Da allora la derisione da parte dell'ambiente colto profano diminuì gradualmente e la sicurezza nella lettura dei documenti dì scrittura cuneiforme è straordinariamente cresciuta.

2. Una seconda serie di perplessità è strettamente collegata all'impressione, a cui di certo neppure voi sarete sfuggiti, che una quantità di soluzioni dell'interpretazione onirica che siamo costretti a dare appaiono forzate, artificiose, tirate per i capelli, quindi arbitrarie, e persino comiche e buffe. Tali critiche sono talmente frequenti che sceglierò a caso l'ultima di cui sono venuto a conoscenza. Ascoltate dunque: di recente nella libera Svizzera, il direttore di un Istituto è stato destituito dal suo posto perché si occupava di psicoanalìsi. Egli ha protestato e un giornale di Berna ha reso pubblico il parere emanato dalle autorità scolastiche su di lui. Traggo da questo articolo alcune frasi che si riferiscono alla psicoanalisi: «Sorprendono inoltre la ricercatezza e l'artificiosità di molti esempi che si riscontrano anche nel citato libro del dottor Pfister di Zurigo (...). È davvero sorprendente quindi che il direttore di un Istituto condivida tutte queste affermazioni e queste prove apparenti senza sottoporle a critica». Queste affermazioni vengono presentate come l'opinione di una persona che «giudica spassionatamente». Mi sembra invece che una tale imparzialità sia piuttosto "artificiosa". Esaminiamo queste critiche, nella speranza che un po' di riflessione e dì cognizione di causa non possano recare alcun danno neppure a un giudizio spassionato.

E davvero confortante vedere con quanta rapidità e sicurezza una persona possa formulare di primo impatto un giudizio su un delicato problema di psicologia del profondo. Le interpretazioni le sembrano ricercate e forzate, non le piacciono, quindi sono sbagliate e tutti i cavilli interpretativi non valgono nulla; e non è neppure sfiorato dal pensiero fugace dell'altra possibilità, che queste interpretazioni debbano apparire tali  per buone ragioni; e a ciò si riallaccerebbe l'ulteriore domanda di quali siano queste buone ragioni.

I fatti giudicati si riferiscono essenzialmente ai risultati dello spostamento che, come sapete, è il più forte mezzo di cui si serve la censura onirica. Grazie allo spostamento la censura onirica crea formazioni sostitutive che abbiamo definito come allusioni. Si tratta però di allusioni difficilmente riconoscibili come tali, da cui non è facile trovare la strada che riconduce all'elemento autentico e che ad esso sono collegate mediante le associazioni estrinseche più strane e inusuali. Ma in tutti i casi si tratta di cose che devono venire nascoste, che sono destinate a rimanere segrete; è questo infatti lo scopo della censura onirica. Ma non ci si può aspettare di trovare al suo posto, nella posizione che gli è propria, qualcosa che è stato nascosto. Gli odierni posti di controllo alle frontiere agiscono a tal riguardo molto più astutamente delle autorità scolastiche svizzere. Nella ricerca di documenti e di annotazioni non si accontentano di ispezionare il contenuto di cartelle e portafogli, ma prendono in considerazione la possibilità che le spie e i contrabbandieri portino simili cose proibite nelle parti più nascoste dei loro indumenti, dove di certo non dovrebbero stare, come ad esempio nelle doppie suole degli stivali. E nel caso in cui le cose cercate siano proprio lì, si può in effetti dire che chi cerca... trova.

Se tra un elemento onirico latente e il suo sostituto manifesto riteniamo possibili i legami più singolari e remoti, che appaiono ora curiosi, ora divertenti, lo facciamo in base a una ricca serie di esempi la cui soluzione in genere non è stata trovata da noi. Spesso non è possibile giungere a tali interpretazioni con le nostre forze; nessuna persona assennata sarebbe in grado di scoprire certi legami. Il sognatore ci dà la traduzione o d'improvviso con un'associazione diretta - e può farlo perché è in lui che si è prodotta tale formazione sostitutiva - oppure ci fornisce una tale quantità di materiale che la soluzione non richiede più un particolare acume, ma s'impone quasi necessariamente. Se il sognatore non ci aiuta in uno di questi due modi, l'elemento manifesto ci rimane per sempre incomprensibile. Permettetemi di presentare un ulteriore esempio di tal genere che mi è capitato poco tempo fa. Durante il trattamento una delle mie pazienti ha perduto il padre. Da quel momento si serve di ogni occasione per farlo rivivere in sogno. In uno dei suoi sogni il padre si presenta in un contesto non indagabile ulteriormente, e dice: «Sono le undici e un quarto, sono le undici e mezzo, sono le undici e tre quarti». Nell'interpretazione di questa strana affermazione alla donna venne in mente soltanto che al padre faceva piacere che i figli più grandi osservassero con puntualità l'orario dei pasti. Ciò aveva senza dubbio un legame con l'elemento onirico, ma non consentiva di trarre alcuna conclusione sulla sua origine. Vi era il sospetto, giustificato dalla situazione della cura in quel momento, che in questo sogno avesse preso parte una ribellione critica, accuratamente repressa, nei confronti del padre amato e rispettato. Nel susseguirsi delle sue associazioni, apparentemente molto lontane dal sogno, la donna racconta che il giorno prima aveva assistito ad una discussione di psicologia e che un suo parente aveva affermato: «L'uomo primitivo [Urmensch] continua a vivere in ognuno di noi». Ora crediamo di capire. Questa parola le dava un'eccellente opportunità di far rivivere ancora una volta il padre morto. Nel sogno la donna lo trasformò nell'uomo dell'orologio [Uhrmensch], facendogli annunciare i quarti d'ora che precedono il mezzogiorno.

Non potete fare a meno di notare la somiglianza di quest'esempio con un motto di spirito, e difatti è accaduto abbastanza spesso che la battuta del sognatore sia stata attribuita all'interprete. Ci sono anche altri esempi in cui non è affatto facile decidere se si abbia a che fare con un motto di spirito o con un sogno. Ricorderete però che abbiamo avuto lo stesso dubbio a proposito di certi lapsus verbali. Un uomo racconta di aver sognato che suo zio gli ha dato un bacio, mentre sedevano nella sua auto(mobile). Egli stesso aggiunge subito dopo l'interpretazione: «Significa: autoerotismo» (un termine tratto dalla teoria della libido che definisce il soddisfacimento ottenuto senza un oggetto esterno). Quest'uomo si è dunque permesso di farci uno scherzo e ci ha spacciato per sogno una battuta che gli è venuta in mente? Non credo; egli ha realmente sognato. Ma da dove viene questa incredibile somiglianza? A suo tempo questa domanda mi allontanò per un tratto dalla mia strada, imponendomi la necessità di sottoporre ad un esame approfondito il motto di spirito stesso. Risultò, per quanto riguarda l'origine del motto di spirito, che un processo di pensiero preconscio viene abbandonato per un istante a un'elaborazione inconscia, da cui emerge poi come motto di spirito. Sotto l'influenza dell'inconscio esso subisce l'azione dei meccanismi in esso vigenti, della condensazione e dello spostamento, di quegli stessi processi quindi che abbiamo visto operare nel lavoro onirico, ed è in questo - quando si verifica - che consiste la somiglianza tra motto di spirito e sogno. Ma l'involontaria "spiritosaggine onirica" non procura affatto il piacere che deriva dal motto di spirito. Il perché lo potete comprendere se approfondite lo studio del motto di spirito. Lo "spirito onirico" ci appare come uno scherzo mal riuscito, non ci fa ridere e ci lascia freddi.

E con ciò ci troviamo anche sulle orme dell'antica interpretazione dei sogni, la quale, oltre a molte cose inutili, ci ha lasciato qualche buon esempio d'interpretazione che noi stessi non riusciremmo a superare. Vi racconterò ora un sogno storicamente importante di Alessandro Magno, riferito, con alcune varianti, da Plutarco e Artemidoro di Daldi. Il re, impegnato nell'assedio della città di Tiro (322 a.C), strenuamente difesa, sognò di vedere un satiro danzante. Aristandro, un interprete di sogni che si trovava con l'esercito, interpretò questo sogno scomponendo la parola Satyros [σάτυρος] in σα Τυρος(tua è Tiro) e promettendogli così il trionfo sulla città. Da questa interpretazione Alessandro fu indotto a continuare l'assedio e conquistò finalmente Tiro. L'interpretazione, che può sembrare piuttosto artificiosa, era senza dubbio quella giusta.

3. Posso immaginare che vi colpirà particolarmente venire a sapere che contro la nostra concezione del sogno sono state sollevate obiezioni anche da persone che si sono occupate per molto tempo dell'interpretazione dei sogni in qualità di psicoanalisti. Sarebbe stato strano se un incentivo così forte a commettere nuovi errori fosse rimasto inutilizzato, e così in seguito a confusioni concettuali e generalizzazioni ingiustificate sono emerse affermazioni che, quanto a inesattezza, non hanno nulla da inividiare alla concezione del sogno secondo la scienza medica. Una di queste vi è già nota. Afferma che il sogno sarebbe impegnato in tentativi di adattamento alla realtà presente e in tentativi di soluzione di compiti futuri, che esso quindi seguirebbe una "tendenza prospettica" (A. Maeder). Abbiamo già dimostrato che questa affermazione si basa su una confusione tra il sogno e i pensieri onirici latenti e che presuppone dunque la mancata considerazione del lavoro onirico. Quale caratterizzazione dell'attività psichica inconscia, a cui appartengono i pensieri onirici latenti, essa, da un lato, non è una novità e, dall'altro, non è esauriente, poiché l'attività psichica inconscia si occupa di molte altre cose oltre alla preparazione del futuro. Una confusione molto più grave sembra essere alla base dell'affermazione che dietro ogni sogno si trova la "clausola di morte". Non so esattamente cosa significhi questa formula, ma suppongo che dietro di essa si nasconda una confusione tra il sogno e la personalità del sognatore nel suo insieme.

Una generalizzazione ingiustificata tratta da pochi buoni esempi è contenuta nella tesi che ogni sogno ammetterebbe due interpretazioni: una, quella da noi indicata, la cosiddetta interpretazione psicoanalitica, e un'altra, la cosiddetta interpretazione anagogica, che prescinde dai moti pulsionali e mira a una rappresentazione delle più elevate attività psichiche (Silberer). Vi sono sogni di questo tipo, ma è inutile tentare di estendere questa concezione alla maggioranza dei sogni. Dopo tutto ciò che avete udito, vi sembrerà assolutamente incomprensibile l'affermazione che tutti i sogni abbiano un significato bisessuale, come fossero il punto di confluenza di due correnti che possiamo chiamare rispettivamente maschile e femminile (A. Adler). Esistono naturalmente anche singoli sogni di questo genere, e in seguito potrete apprendere che essi sono costruiti come certi sintomi isterici. Menziono tutte queste scoperte di nuovi caratteri generali del sogno per mettervi in guardia da esse, o quanto meno per farvi sapere come io le giudichi.

4. Un giorno il valore oggettivo della ricerca sul sogno sembrò messo in questione dall'osservazione che i pazienti in trattamento analitico regolavano il contenuto dei loro sogni secondo le teorie preferite dai loro medici, alcuni sognando prevalentemente moti pulsionali sessuali, altri aspirazioni al potere e altri ancora persino la rinascita (W. Stekel). Il peso di tale osservazione si riduce considerando che gli uomini sognavano ben prima che esistesse una cura psicoanalitica capace di guidare i loro sogni, e che coloro che adesso sono in cura erano soliti sognare anche nel periodo precedente al trattamento. Ciò che c'è di vero in questa novità appare immediatamente come una cosa ovvia e irrilevante per la teoria del sogno. I residui diurni che provocano il sogno provengono dai forti interessi della vita vigile. Quando i discorsi del medico e gli impulsi da lui dati sono divenuti importanti per l'analizzato, essi entrano nella sfera dei residui diurni, possono costituire gli stimoli psichici per la formazione del sogno così come gli altri interessi irrisolti e forti dal punto di vista affettivo del giorno precedente, e agiscono analogamente agli stimoli somatici che influiscono su chi dorme durante il sonno. Come questi altri impulsi del sogno, anche i processi del pensiero che il medico ha provocato possono apparire nel contenuto onirico manifesto o venire evidenziati in quello latente. Sappiamo che si possono produrre sogni sperimentalmente o, più precisamente, che si può introdurre nel sogno una parte del materiale onirico. L'analista, influenzando i suoi pazienti, svolge dunque lo stesso ruolo dello sperimentatore che, come Mourly Vold, assegna determinate posizioni alle membra delle persone sottoposte all'esperimento.

Si può spesso influenzare il sognatore sull'argomento del sogno, ma mai su cosa egli sognerà. Il meccanismo del lavoro onirico e il desiderio onirico inconscio si sottraggono a qualsiasi influenza esterna. Abbiamo già visto nell'esame dei sogni da stimolo somatico che la particolarità e l'indipendenza della vita onirica si manifestano nella reazione con cui il sogno risponde agli stimoli fisici o psichici che agiscono sul sognatore. Alla base della tesi qui discussa che vuole porre in dubbio l'obiettività della ricerca sul sogno ancora una volta vi è una confusione, quella tra il sogno e il materiale onirico.

Questo, signore e signori, è quanto volevo esporvi sui problemi del sogno. Come avrete intuito, ho trascurato molte cose, e avrete capito che in quasi tutti i punti la mia esposizione ha dovuto essere incompleta. Ciò dipende dal rapporto tra i fenomeni onirici e quelli delle nevrosi. Abbiamo studiato il sogno come introduzione alla teoria delle nevrosi, e tale modo di procedere è stato di certo più giusto di quello contrario. Ma, come il sogno prepara alla comprensione delle nevrosi, d'altra parte esso stesso può essere giustamente apprezzato solo dopo aver avuto conoscenza dei fenomeni nevrotici.

Non so cosa ne pensiate, ma vi assicuro che non mi pento di aver preteso una parte così grande del vostro interesse e del tempo a nostra disposizione per lo studio dei problemi del sogno. La trattazione di nessun altro argomento può portare così velocemente alla convinzione che le tesi su cui la psicoanalisi si fonda e in cui consiste sono corrette. Occorre un lavoro faticoso di molti mesi o addirittura di anni per dimostrare che i sintomi di un caso di malattia nevrotica hanno un senso, servono a un'intenzione e provengono dalla storia del paziente. Al contrario, con uno sforzo di poche ore si può riuscire a dimostrare lo stesso stato di cose per un fenomeno onirico dapprima incomprensibile e confuso, confermando con ciò tutti i presupposti della psicoanalisi, la natura inconscia di alcuni processi psichici, i particolari meccanismi a cui essi ubbidiscono e le forze pulsionali che in essi si manifestano. E se consideriamo, accanto alla radicale analogia tra la struttura del sogno e quella del sintomo nevrotico, la rapidità con cui il sognatore si trasforma in una Persona sveglia e ragionevole, avremo la certezza che anche la nevrosi si fonda soltanto su un alterato gioco di forze tra i poteri della vita psichica.